27 febbraio, giornata internazionale dell’orso polare

Sapevate che l’orso polare non va in letargo? Ebbene sì, questo maestoso animale dal manto bianco, a differenza dell’orso bruno, non va in letargo. D’inverno solitamente i ghiacci si irrobustiscono e questo permette all’orso polare di avere un’ottima piattaforma per la caccia. Un’abitudine affascinante ed astuta, che però negli ultimi anni sono stati costretti a cambiare.

Nel novembre del 2020, periodo in cui i ghiacci si sarebbero dovuti fortificare per permettere il fenomeno sopra citato, si è denotata la situazione inversa: i ghiacci della baia (appena formatisi) erano troppo fragili a causa di alte temperature e quindi si sono frammentati prima che l’orso polare potesse usufruirne per la sua impresa.

La situazione è più tragica di quanto si possa supporre: negli ultimi 30 anni abbiamo perso circa tre quarti della calotta polare, si stima che, se le circostanze non cambiassero, nel 2035 il mare Artico sarà totalmente privo di ghiacci. In 5 anni, dal 2011 al 2016, si è passati da 943 a 780 animali abitanti questo territorio, un decremento che non deve passare inosservato.

Una delle tante caratteristiche fondamentali del re dell’Artico è quella di avere ottime capacità da nuotatore, ma con il passare del tempo sarà l’unica di cui potrà vantare. Innumerevoli fotografi si sono cimentati nella rappresentazione della tragicità di questo fenomeno. Le immagini mostrano orsi polari in serie difficoltà, che scavano tra i rifiuti per trovare del cibo, denutriti o addirittura morti, di fame naturalmente.

È assurdo pensare che la vita di uno degli animali più grandi e maestosi della terra dipenda ora dall’uomo. Ancora più assurdo è pensare che l’uomo non si accorga di quanto ogni gesto possa fare la differenza.

A Copenaghen nel 2009, a pochi giorni dall’inizio del summit dell’Onu sul clima, un’artista britannico di nome Mark Coreth dava l’ultimo tocco per ciò che nel suo piccolo poteva fare la differenza. L’opera è denominata Ice Bear Projected era costituita da un’enorme scultura di ghiaccio raffigurante un orso bianco. L’obbiettivo era quello di mostrare metaforicamente alle persone la perdita dell’animale attraverso lo scioglimento dell’opera davanti ai loro occhi, tramite le alte temperature e le mani di chi toccava l’opera. Un’idea geniale, tutti avrebbero capito come la mano dell’uomo influisca sull’estinzione del re dell’Artico.

Oggi, a distanza di circa 13 anni da quel giorno, l’atteggiamento dell’uomo non è cambiato molto. La parola d’ordine è sensibilizzare. Il carnivoro terrestre più grande del pianeta, ormai da un po’ di anni, è diventato il simbolo della lotta ai cambiamenti climatici, e della situazione catastrofica del pianeta proprio a partire dal Polo Nord.

Il 27 febbraio è la giornata internazionale dell’orso polare, istituita per indurre la popolazione a riflettere sulle difficili condizioni in cui verte la vita di questo animale a causa dell’inquinamento e delle condizioni climatiche.

Il WWF lavora da anni per contrastare le minacce a cui sono sottoposti gli orsi polari, lanciando continuamente l’allarme sul rischio di perdere il gigante dell’Artico, classificato tra le specie più vulnerabili nelle Liste Rosse della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura).

Fare la differenza è semplice, bisogna ricordare costantemente di spegnere, riciclare, rispettare la natura, favorire la biodiversità, tutti sinonimi di un aiuto concreto nei confronti di quelle specie che abbiamo tanto ammirato durante la nostra infanzia. Non possiamo lasciare che sia la nostra mano a distruggere la vita della natura, madre di tutto ciò che di bello ci circonda.


FontePhoto by Alex Rose on Unsplash
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Sopravvissuta alla tempesta che la vita mi ha scatenato addosso. Mi piace pensare che ''anche se la felicità dovesse dimenticarsi di noi, noi non dobbiamo mai dimenticarci di lei fino all'ultimo dei nostri giorni'', come insegna il maestro Roberto Benigni. Studentessa di Scienze del Servizio Sociale, ho ancora molte cose da scoprire, ma una cosa la so per certo: scrivere mi dà la possibilità di mettere nero su bianco le emozioni, i pensieri, le conoscenze nascoste dentro di me e trovo non ci sia cosa migliore che metterle al servizio degli affamati di sapere. Amo viaggiare perché riconosco che non ci sia fonte migliore di quella che si tocca con mano propria per ampliare mente ed orizzonti.