«La biografia è un sistema nel quale le contraddizioni della vita umana trovano la loro unità»
(José Ortega y Gasset)

Le contraddizioni della vita. «Vedo il bene e l’approvo, ma faccio il male», ha scritto così, uno che se ne intendeva…

Caro lettore, adorata lettrice,

sottoscriveresti anche tu queste parole? Quante volte ti sei detto: «So che non dovrei, ma…».

Potere di una congiunzione avversativa! A volte mi sono chiesto che ne sarebbe della nostra comunicazione, senza quel piccolo, apparentemente insignificante, ma decisivo, e talvolta capzioso, “ma”.

«Mi piaci, ma…», «Ti voglio bene, ma…», «Sono d’accordo, ma…», «Hai fatto o detto una cosa bellissima/bruttissima, ma…».

Quando insegnavo analisi testuale, suggerivo ai miei alunni di non perdere tempo a leggere ciò che c’era prima della congiunzione: il vero messaggio era quello che seguiva quel monosillabo, lì bisognava fissare l’attenzione.

Presunzione di un professore! Oggi penso che, in questo modo, ho preteso di semplificare la complessità del reale. È come se avessi detto ai miei allievi che ciò che conta è solo una parte della verità, dunque che c’è una sola verità e peraltro “avversa” a quella affermata.

In realtà, gli errori, le incoerenze, le antinomie che la vita continua a farci toccare con mano dicono ben altro. Ti mettono davanti all’evidenza che non è affatto detto che noi siamo “o” una cosa “o” l’altra. Tipo: o bianco o nero, o freddo o caldo, o dritto o storto, o vero o falso. Al contrario, la verità si rivela spesso nelle sfumature, nei contrasti, nei chiaroscuri. La verità non si pensa. Si fa e, il più delle volte, ci fa: a caro prezzo, ma anche in modo gratuito e imprevisto.

Ecco. La morale non tiene. Già è tanto provare a perseverare in una direzione. Non smarrire il senso della meta. Non perdere il viaggio.

Del resto, questo caffè è pubblicato in un magazine che porta il nome greco di Ulisse, il polýtropos per eccellenza, “l’eroe multiforme” sempre sbattuto tra Oriente e Occidente, tra il sorgere della luce e il suo tramonto, passando tra naufragi e accoglienze generose, tra il canto delle sirene, a cui resistere legato ad un albero maestro, e il desiderio del “folle volo”: sarebbe ben strano, se qui si predicasse la totalità in un frammento!

Per di più, della totalità e delle contraddizioni della vita, Hetty Hillesum ha scritto: «Le molte contraddizioni devono essere accettate, tu vorresti amalgamare tutto insieme in unità e in un modo o nell’altro vorresti semplificarle in te, così la vita diventerebbe più semplice per te, ma insomma la vita è fatta di contraddizioni, e tutte devono essere accettate come appartenenti alla vita, e non si deve mettere l’accento su qualcosa a spese di qualcos’altro. Lascia che l’intera faccenda segua il proprio corso, e potrà accadere che ancora una volta diventi una sola totalità».


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...