“Il Fragore del ricordo” (Bonfirraro) è il nuovo romanzo della scrittrice potentina Anna Maria Basso. Il libro è un racconto corale che, dal cuore della città di Napoli e passando per Maratea, ci conduce fino a Dallas, negli Stati Uniti alla scoperta dei misteri della mente umana e, soprattutto, dell’importanza dei ricordi.

Ciao, Anna Maria. Che importanza hanno i ricordi nella nostra crescita cognitiva?

I ricordi hanno un’importanza rilevante nella nostra crescita cognitiva. La funzione del ricordare, alquanto complessa per i diversi sistemi da cui è costituita, da sempre studiata e analizzata da neuroscienziati ma, ancora oggi, con aspetti non del tutto  chiari, ci consente di conservare informazioni ed esperienze di vita e di recuperarle per ogni nuovo processo di apprendimento. Pertanto, ogni ricordo è una risorsa per crescere sia sul piano cognitivo che emotivo. È dai ricordi, positivi e negativi, che impariamo a fortificarci, a comprendere ciò che siamo stati, come abbiamo affrontato le nostre esperienze di vita, a tenere vive nella nostra mente le persone che perdiamo. È dai ricordi che traiamo una nuova narrazione, come diceva il famoso poeta fiorentino, Mario Luzi: “Noi siamo quello che ricordiamo. Il racconto è ricordo e il ricordo è vivere”.

Perché Lara, la protagonista del romanzo, sente l’esigenza di trasferirsi a Dallas per affermarsi professionalmente?

Lara è molto attratta dalla ricerca scientifica. Sin da piccola manifesta una spiccata tendenza a cercare risposte che, crescendo, la predispone sempre più ad accogliere sfide nei riguardi dell’inconoscibile. Decide di diventare medico. E proprio attraverso i suoi studi, ma anche attraverso la malattia che colpisce la nonna, si rende conto di quanto la medicina abbia bisogno di nuove conoscenze e così s’incammina verso la ricerca. Per realizzare questo suo percorso, tuttavia, ha bisogno di opportunità che purtroppo il suo territorio non le può offrire. Ecco perché tenta di ottenere una borsa di ricerca presso il Research Departement dell’UTS di Dallas, uno dei maggiori centri accademici del mondo. La sua è molto più di una affermazione professionale, è passione, vocazione per un modus vivendi, tendenza allo scandaglio di ciò che è sconosciuto e spesso incomprensibile, come nel campo della medicina, dove le scoperte sono indispensabili per combattere ed affrontare le numerose patologie che non hanno ancora delle soluzioni terapeutiche efficaci come quelle neurologiche.

Nel rapporto fra Lara e sua nonna Adelina c’è la volontà di tramandare e conservare la memoria delle nostre radici?

Il legame tra Lara ed Adelina è molto intenso, basato su una grande complicità favorita non solo dall’affetto familiare ma anche da una costante vicinanza. Lara non ha una madre molto presente e vede nella nonna il suo punto di riferimento. La sua crescita emotiva e relazionale viene favorita proprio dal suo rapporto frequente con lei. Adelina, spontaneamente, tende a tramandare la memoria delle proprie radici. Lo fa col suo modo di essere, con l’attenzione con cui si prende cura di lei, con i suoi insegnamenti, i suoi manufatti, le tradizioni culinarie, ma soprattutto attraverso le storie che ama raccontarle, compresa quella della sua vita che lascerà scritta in un diario e da cui Lara apprenderà l’universo valoriale dei tempi in cui è vissuta.

A chi dedichi “Il Fragore del ricordo”?

Ho dedicato questo nuovo romanzo ai miei nipotini Marta e Riccardo con l’augurio che possano vivere il presente con la giusta consapevolezza per orientarsi nel miglior modo possibile verso il loro futuro. Un augurio accompagnato da una espressione molto significativa di A. de Saint-Exupéry tratta dal Piccolo Principe: “Le stelle sono illuminate perché ognuno un giorno possa trovare la sua.”

Ma Il fragore del ricordo è dedicato anche a tutti quei lettori che leggeranno il mio libro, non solo come puro intrattenimento, ma con l’intento di fare di questa lettura anche un’esperienza di vita riuscendo ad accedere alla sfera dei sentimenti e delle emozioni dei protagonisti e degli altri personaggi, e ad afferrare segni, cifre, simboli capaci di mostrare orizzonti di senso e di significato.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.