Quello che sta attualmente accadendo ad una delle squadre di calcio più importanti della penisola, il Parma, ha del paradossale. È per questo motivo che in molte trasmissioni, sia sportive che non, se ne discute molto.
La recente storia del Parma parla chiaro: dopo numerosi trofei nazionali ed internazionali vinti, a seguito dell’improvviso crac Parmalat, per il quale venne arrestato l’ex patron Tanzi, per evitare la ripartenza dal calcio dilettantistico, nasce il Parma FC. Dopo alcuni anni di amministrazione straordinaria, il 25 gennaio 2007 la società viene rilevata dall’industriale bresciano Tommaso Ghirardi che resta in carica sino al 30 maggio 2014. Nella scorsa stagione il Parma conquista la qualificazione all’Europa League 2014/15 che però sfuma: il club per circa 300.000 euro non era in regola con il pagamento Irpef sugli incentivi all’esodo di giocatori ceduti e la licenza Uefa viene, per questo, negata. In seguito a questa decisione il presidente Ghirardi, nel maggio scorso, annuncia le proprie dimissioni da presidente del Parma FC e mette in vendita la società. Da questo momento inizia un vero e proprio calvario per i gialloblu, sia dal punto di vista sportivo che, soprattutto, societario.
Pseudo-proprietari e presidenti che promettono e non mantengono (Taci prima, Manenti poi), dirigenti che si dimettono, giocatori acquistati a gennaio (con quali soldi?) ma ignari di ciò che sarebbe successo, il tutto a discapito di coloro i quali, calciatori e non, lavorano senza prendere uno stipendio ormai da mesi.
Per non farsi mancare nulla, la società emiliana ha anche attualmente sotto contratto oltre 250 giocatori professionisti mandati a giocare in campionati minori come la serie B e la Lega Pro, il cui cartellino resta però della stessa, aggravandone la situazione economica. Ad oggi, infatti, la situazione debitoria lorda dei gialloblu è assolutamente negativa, si parla di circa 200 milioni di euro di debiti con l’ormai ex patron Ghirardi indagato per bancarotta fraudolenta.
Ma ciò che ci si chiede è: con un debito così alto come può il Parma essersi iscritto all’attuale campionato? Le società di calcio, per chi non lo sapesse, sono soggette ad un organo di controllo esterno, la Co.Vi.Soc. (Commissione di vigilanza delle società di calcio), che invia propri esperti nella sede delle stesse società per controllare la situazione economico-finanziaria. Questi esperti, nel caso in cui riscontrassero delle anomalie, avrebbero l’obbligo ed il dovere di informare gli organi competenti che, nel giro di poco tempo, dovrebbero deferire le società trovate con i conti non a posto.
Nel caso del Parma, come è possibile che un debito così elevato non sia stato riscontrato per tempo? Di chi è la colpa? Chi non ha svolto per bene il proprio lavoro? Sono tutte domande a cui si spera di avere risposta il prima possibile.
Intanto, i tifosi che, forse troppo spesso, vengono additati come la parte negativa del calcio, soffrono e si disperano per ciò che sta accadendo, insieme a tutte le persone che lavorano per il Parma le quali restano senza stipendio e, soprattutto, senza conoscere il proprio futuro. Gli emiliani, di fatto, non dispongono dei soldi necessari neanche per effettuare le trasferte di campionato, situazione che sta portando al rinvio di tutte le gare ufficiali del Parma.
La situazione dei gialloblu è, purtroppo, lo specchio di un calcio italiano senza soldi e alla deriva. La risonanza mediatica che sta avendo la situazione critica della società emiliana e che ha portato a tante iniziative “pro Parma” da parte dei presidenti delle altre società, della Lega Serie A stessa, dell’associazione italiana calciatori, ecc., ha fatto “storcere il naso” ai tanti tesserati e stipendiati delle serie minori (Lega Pro soprattutto) che hanno vissuto o stanno vivendo una situazione uguale, se non peggiore, a quella della compagine emiliana.
Da anni, infatti, decine e decine di società di Lega Pro versano in una condizione economica difficoltosa non retribuendo i propri dipendenti per mesi ma, non trattandosi di società di serie A, nelle trasmissioni e nei tg nazionali non se ne è mai parlato. Senza andare molto lontano, un esempio simile a quello del Parma, con i dovuti distinguo, l’abbiamo vissuto nella nostra città qualche anno fa, con l’A.S. Andria Bat che, al termine della stagione 2012-2013, non è riuscita ad iscriversi al campionato successivo. A favore di queste società di serie minori, i calciatori della serie A non hanno mai deciso di scioperare o ritardare l’inizio delle partite o, meglio ancora, esprimere la loro vicinanza agli stessi tramite la proposta di soluzioni alternative, forse perché credevano che a loro e alle loro società blasonate ciò non sarebbe mai successo. Adesso, invece, dopo il clamoroso caso Parma, sono tante le testimonianze di vicinanza da parte di calciatori di serie A nei confronti dei propri colleghi che, nelle serie minori, lottano con tali problematiche ormai da anni, per di più abbandonati da tutti.
Con un po’ più di attenzione negli anni da parte di tutti, questa situazione di debacle si sarebbe potuta evitare; invece, siamo qui ancora oggi a contare dozzine di società professionistiche (dalla serie A alla Lega Pro, passando per la serie B) che stentano ad andare avanti e rischiano di essere cancellate da un giorno all’altro.