The way back – dodicesima puntata
Se il nostos è un viaggio nel tempo oltre che nello spazio, non sembrerà strano se interrompo il flusso della mia Australia 2023 per viaggiare nel tempo. È pur sempre intercultura. Sulla Prealpina on line del 20 gennaio 2024 una notizia ha riportato i fatti. Mio suocero, lombardo di origini piemontesi, residente da trent’anni al confine dell’Italia vicino Luino sul Lago Maggiore, ha compiuto 100 anni. In Lombardia i centenari superano i 2.800. Tuttavia i record italiani spettano al Molise per numero e al Cilento in Campania per incidenza proporzionale. In Cilento incide molto, oltre alla dieta mediterranea, il movimento e la socialità.
Quando ci sposammo a Napoli su cento invitati solo dieci vennero dal nord ed avevano in media dieci anni in più. Oggi, trentasette anni dopo, gli anziani napoletani di quella festa sono morti tutti ad un’età media molto più giovane.
Il maestro del corso di scrittura creativa che frequento sottolinea che la scrittura autobiografica non è un diario. Scegliamo noi cosa raccontare e come e non siamo tenuti ad essere esaustivi.
In pensione stiamo cercando di ricostruire le storie delle nostre famiglie. Abbiamo in comune continui salti fra il nord e il sud dall’Ottocento in poi. L’intercultura è nel nostro DNA visto che l’Italia unitaria non è ancora sistemica a livello socio-economico e, presumibilmente, mai lo sarà con l’erigenda autonomia differenziata che in alcuni campi, come nella sanità e nell’istruzione professionale, è già una realtà de facto, ulteriormente potenziata dalla Riforma del Titolo V.
Ma noi siamo narrativi nelle nostre indagini genealogiche e per tutto il resto occorrerebbe ripartire da un attento studio di Salvemini e Gramsci. Entrambi vengono regolarmente studiati all’estero, meno nelle scuole italiane.
Nel 1901, dopo anni di insegnamento nelle scuole secondarie, Salvemini divenne Professore di Storia Moderna e Medievale all’Università di Messina. Nel terremoto del 1908 morirono la moglie e i suoi cinque figli e sua sorella, davanti ai suoi occhi. Insegnò poi alle Università di Pisa e di Firenze e nelle sue ricerche sviluppò con Luigi Einaudi il “concretismo”, una combinazione di Illuminismo, Liberalismo e Socialismo in contrasto con il liberale Benedetto Croce e il marxista Antonio Gramsci.
La storia investe come uno tsunami le nostre vite e la geografia con un terremoto può distruggere in due minuti tutto.
A Perth una delle tre comunità italiane più popolose è quella di Capo di Orlando, emigrata in massa dopo il terremoto di Messina.
Mio suocero e il suo amico per la vita scelsero di arruolarsi volontari in Marina. Nato nel 1924, secondogenito di Giuseppina Borra e di Pio, giornalista e storico. Il padre reduce dalla Grande Guerra aveva contratto la tubercolosi in Albania ed era un Grande Invalido. Si trasferirono, in cerca di aria pulita, a Tradate nella Villa del Medico Francesco Inzoli che fu fra i primi ad applicare la terapia del pneumatorace di Carlo Forlanini. La famiglia dopo la guarigione dalla tubercolosi si spostò a Busto Arsizio per poi rientrare definitivamente a Milano nel 1937. Dopo essere stato sfollato a Faggeto Lario sul Lago di Como, durante la Seconda Guerra Mondiale, Mario Bondioli si arruolò a 19 anni come Allievo Ufficiale di Complemento presso l’Accademia Navale di Brioni Maggiore.
L’Armistizio dell’8 settembre 1943 lo sorprese proprio sull’isola istriana e, raggiunta Trieste con i compagni di Accademia, venne deportato in Germania dalla Wermacht come prigioniero di guerra italiano. Tornò dalla prigionia a Milano nel 1945. Diventò poi ingegnere.
La scrittura autobiografica è una litote. Si sceglie cosa omettere. A volte si omette per significare.
Mio suocero è in ottima salute ma è sordo. Gli ho chiesto una sola cosa dei suoi cent’anni, bella. Mi ha risposto: “La morte”. Ho insistito perché ne scegliesse un’altra. Ha aperto uno scrigno e ha consegnato a me e alla Sindaca il certificato rilasciato dal Ministero della Difesa nel 1990 che ad esito di inchiesta attesta che il comportamento all’atto e dopo la proclamazione dell’Armistizio, è risultato conforme alle leggi dell’onore militare ed ai doveri derivanti dalla situazione contingente.
Cento anni sono lunghi. Lui ha voluto lasciare ai posteri la prova che all’atto della scelta non fu un collaborazionista della Repubblica di Salò.
Della prigionia ha sempre detto pochissimo. Le ragazze tedesche li baciavano col rossetto attraverso la rete per curargli le labbra screpolate e l’anima. Il cibo più frequente erano le barbabietole rosse che dopo la prigionia non volle mai più vedere a tavola. Lui si fece tatuare un’ancora sulla spalla. Il suo amico del cuore, più grande, si arrabbiò oltremodo. Era orfano di padre, cresciuto nella sua famiglia ed aveva promesso che avrebbe badato a lui. Tornarono vivi. I genitori non avrebbero potuto desiderare di più e rimasero uniti per la vita. Quel tatuaggio che oggi è moda allora fu ardito. Il fatto è che loro due non avevano mai realizzato il loro sogno di navigare. La loro avventura avvenne in porto.
Il tatuaggio di un’ancora e un certificato sono ciò che resta di una litote estrema che ha scelto di non condividere tutto il resto dei cent’anni. La vita è intima e mio suocero è una persona perbene riservata.
La storia ci investe come uno tsunami e il pomeriggio sono venuti in visita i Borra, un ramo che io in 37 anni non avevo mai conosciuto. La Guerra aveva scavato solchi profondi nelle famiglie. Artemisia Bondioli, una stretta parente, ebbe molti figli di cui due appena ventenni si unirono ai partigiani e furono fucilati all’alba dopo una soffiata in paese. Alcuni fratelli emigrarono in Liberia e poi in Florida, donde una discendenza di colore in famiglia e un disamore per le origini.
La Seconda Guerra Mondiale è in Italia anche la storia di una Guerra Civile. Il paese non ha fatto i conti con questo. Non tutti emigrarono per necessità. Dal 2016 in Australia ho frequentato la seconda ondata di immigrati Italiani, quasi tutti partiti per scelta e non per necessità.
Il colonialismo interno del Nord Italia sul Sud è stato una guerra commerciale di sfruttamento. Donde il massiccio spopolamento del Sud previsto in crescita esponenziale dai dati statistici recenti.
Il paese non è unificato né pacificato del tutto. Dal Nord si parte oggi per l’estero per lo più per perdita di fiducia. Dal Sud si tenta ancora l’emigrazione a Nord, ma i più arditi oltrepassano direttamente il confine.
Mio suocero ci ha dato una grande lezione tirando fuori quel certificato durante le celebrazioni del suo centenario.
Io ho preso servizio nei ruoli dello Stato come docente delle Scuole Medie Statali il 1 settembre 1986 a Lazzate, provincia di Milano.
Mio suocero mi ha voluto accompagnare. Avevo attraversato l’Europa in autostop nel 1979 e non volevo certo condividerlo con mio suocero, ma non vedevo la necessità di farmi accompagnare. Ero anche un po’ seccata nel mio femminismo, ma per educazione accettai.
Contestualmente alla presa di servizio mi congedai per il Dottorato di Ricerca II ciclo che avevo vinto all’Orientale di Napoli. Il Preside non conosceva quell’istituto giuridico nuovo in Italia e tergiversava. Io avevo fretta come tutti i venticinquenni intemperanti vincitori di concorso che non erano mai stati precari neanche per un giorno. Conoscevo il mio diritto. La presenza di mio suocero ingegnere milanese fu confortante per me.
Da gentiluomo d’altri tempi aveva prenotato il pranzo nel miglior ristorante di Saronno.
Io ho preso servizio nello Stato con mio suocero. Pranzammo con prelibatezze nordiche per me ancora desuete a lume di candela a pranzo. Nel locale prevaleva il colore rosa salmone. Indimenticabile.
La scrittura autobiografica è una litote diversamente da quella biografica ed io ho preso nella mia storia quello che di mio suocero, uomo di mondo e grande viaggiatore, ho capito.