Miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista a Troy Kotsur. Questi i riconoscimenti agli Oscar 2022 per “CODA – I segni del cuore”, remake del film francese “La famiglia Belier”.

La pellicola, diretta dalla regista Sian Heder, è stata accolta dal tripudio del Dolby Theatre di Los Angeles e, al momento della premiazione, i produttori hanno detto “grazie all’Academy per aver permesso di fare la storia. Congratulazione anche agli altri candidati. Al nostro cast, avete creato una bellissima famiglia piena d’amore, dentro e fuori“.

E di amore CODA ne ha davvero tanto, un amore non dichiarato ma raccontato attraverso il linguaggio dei segni, un inno alla comunità sordomuta che ha visto in Troy Kotsur un meraviglioso esponente, l’eccellente interprete di un mondo senza sonoro, il primo attore non udente della kermesse ad essere insignito dell’ambita statuetta, dopo il trionfo della collega e moglie sullo schermo Marlee Matlin nel 1986 per “Figli di un dio minore”:

È bellissimo essere qui – ha confessato un commosso Kotsur- far parte di questo viaggio fantastico e che il nostro film abbia raggiunto tutto il mondo, ci hanno persino invitato alla Casa Bianca a fare un giro e ho provato a insegnar loro qualche parolaccia, ma mi hanno detto di contenermi” .

La tenacia di Ruby Rossi (Emilia Jones), unico componente udente della famiglia, si riversa nella passione per il canto, mezzo di evasione da una realtà difficile, dall’alta marea di una pesca che rappresenta l’unico sostentamento per ritorni economici ed introiti sociali, il senso del dovere che si scontra col desiderio di andare per la propria strada, senza rimpianti, consapevole di aver fatto tutto il possibile per i propri cari, la gratitudine accertata dalla costante assistenza verbale.

“CODA – I segni del cuore” è il manifesto delle buone intenzioni e dei sani valori, lo scoglio della disabilità a cui aggrapparsi, la favola che tutti dovrebbero concedersi per distrarsi dalle brutture del nostro tempo.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.