I peggiori momenti dell’uomo, sono quelli dell’abbandono e della perdita di fiducia nelle proprie risorse

La fiducia ha in sé la sfiducia?

Quando la fiducia fa affidamento sull’immagine e non lascia fare, alla ragione, gli approfondimenti necessari, al solo scopo di svolgere la mansione a cui essa è preposta, vuol dire che nemmeno essa si approccia a considerare un eventuale, possibile incontro, con la sfiducia.

Non solo d’immagini si vive, come non solo di certezze, visto i vuoti dati dalla speranza a cui ci si affida, quando pure i gradini evolutivi, per “salire in alto”, sono talmente spessi che nemmeno con la fantasia uno riuscirebbe a scalarli.

Bisogna che uno viva coi piedi per terra, ben saldi, affrancati e senza aver la testa nella bruma dell’incoerenza…

L’uomo si “mette” spesso con le “spalle al muro”, da solo: è il sistema da lui trovato per proteggersi dalle amnesie e dalle “incursioni esterne”. È un modo pavido, passivo di affrontare la realtà. Lo struzzo nasconde la testa. L’uomo, in questi casi, la perde. Le “incursioni estranee”, nel suo ambito, e a cui egli è costantemente e inconsapevolmente sottoposto, la fanno da padrone. Il padrone, si sa, non fa che gestire la propria “attività” e, nei casi di dipendenti accomodanti, si può permettere di non di pagargli gli straordinari… a queste persone pavide e accomodanti non è che si può dar loro fiducia o aspettarsela.

I peggiori momenti dell’uomo, sono quelli dell’abbandono e della perdita di fiducia nelle proprie risorse. Qui entrano facilmente in gioco, poiché non trovano barriere difensive, i “fiduciosi felloni”, raccattati durante il percorso e riempiti, esaltati direi, dalla nostra fiducia. Sono questi che usano dare il colpo di grazia per farti passare da uno stato di abbandono ad uno confusionale, comatoso. Se la fiducia si estende più del dovuto potrà succedere che, nel compiere il suo giro evolutivo, s’incontri con la sfiducia e con essa si fonda in un martoriato abbraccio: forma astratta e perniciosa di diffidenza cronica.

Fiducia-sfiducia sono due sentimenti contrastanti ma simili e radicati nell’uomo. Sì, l’uomo. Sia esso ascetico o dissoluto, colto o illetterato, gioioso o sofferente, ricco o povero in canna, è sempre stato soggetto a vivere una situazione di fiducia o sfiducia a secondo la propria storia, il suo vissuto. È questa la situazione che gli avrà fornito l’arma di difesa, uno scudo protettivo, l’esperienza. Ma solo se, chi l’ha acquisita, ne abbia fatto buon uso, altrimenti è avere le posate e continuare a mangiar con le mani o riscaldare le vivande mettendole nel congelatore. A volte potrà essersi verificata una scarsa o una mancata esperienza; che uno sia rimasto annichilito a causa di un suo lungo adattamento alla soggezione, dove la cieca ubbidienza, ad una dottrina oppure ad uno specifico, imperioso, tracotante autoritario, gli abbia offuscato la concezione del proprio essere. In questo caso, se avrà ben ripartito il concetto di anliasi, inviando gli attenti “segugi” sui sentieri del suo trascorso, in qualche modo potrà complimentarsi o mortificarsi per la sfiducia o la fiducia, nutrite nell’ambito della sua esistenza.

La fiducia riposta nel prossimo deve far leva sull’etica personale e va nutrita con costanti abbeverate di saggezze e precauzioni. Precauzione e cautela sempre deste e mai assopite. Qualora subentrasse, senza bussare alla porta, la “sfiducia”, uno se la troverebbe lì a procurargli quella maledetta allergia, nota sotto il nome di: scalogna nera.

È di questi giorni la notizia apparsa sui giornali: Papa Bergoglio ha rifiutato di dare udienza al Ministro degli Interni, Matteo Salvini, affermando che non vuol stringergli la mano. Bergoglio ha sempre sostenuto che, come uomo, è soggetto a pregi e difetti.

Per la carica che investe, invece, siede sulla Cattedra di Pietro, il suo gesto ha travalicato ogni forma di rispetto per ciò che il cattolicesimo predica da più di duemila anni: “Siamo tutti peccatori e figli di Dio”. Ad avviso di chi scrive, era un’occasione propizia, per Bergoglio, affrontare il politico e, con buoni argomenti, metterlo sulla buona strada, ma non l’ha fatto. È prevalso il sentimento dell’uomo su quello spirituale? La religione predica la pace e, in questo caso, io mi chiedo: “Anche i suoi contrari?”.

 


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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.

3 COMMENTI

  1. Si dice che la Chiesa predica bene ma razzola male. Non è solo un detto astratto, ma basato su tante evidenze (dai tempi dei Borgia, fino “all’attico degli apostoli” da 300mq del card. Bertone, alle varie ricchezze di immobili sparsi nel mondo, mentre si predica la povertà e accoglienza).
    Tuttavia, relativamente alla negazione di Bergoglio alla visita di Salvini, la domanda sostanziale è: perché Salvini, che predica male e razzola peggio, voleva incontrare il Papa? Perché il Papa dovrebbe prestarsi al gioco becero del selfie di un politico che agisce in modo completamente opposto a quanto predica Papa Francesco? Perché un capo politico e religioso dovrebbe dare credito ad un sovranista, tutto chiacchiere e Santini, per dare una spinta elettorale? Pensa davvero che Salvini, incontrando Bergoglio a quattr’occhi, sarebbe stato “fulminato” sulla via di “Damasco”???? Suvvia!

    • Carissimo lettore, il solo fatto che lei ha scritto un commento al mio articolo mi lascia soddisfatto e piena di fiducia nel prossimo, dove ci metto quei Salvini, tanti, sparsi per la Terra. Il fatto che uno si pronunci contrario a certe idee, non va preso per la gola per assimilargli il suo modo di pensare anzi, si può aprire un dialogo da persone educate e chiarirne il tema. E’ apparso proprio oggi, sul “Il Fatto Quotidiano” una breve notizia che il Segretario di Papa Bergoglio asserisce né più né meno, ciò che aveva auspicato il sottoscritto; che il Papa avesse ricevuto Salvini per aprire un dialogo e chiarire le cose. Non v’è alcun bisogno di dubitare, sempre e comunque, che ogni nostro desiderio sia sottoposto a severe ordalie tralasciando, ignorando direi, le leggi sacre e scritti del Vangelo. Lei si ricorda quanti “tagliagole” sono stati ricevuti dai diversi papi nell’arco dei tempi? Quanti commenti, pro e contro, sono apparsi sui media e quanti se ne faranno ancora su questi argomenti? Ho abbastanza anni per non auspicarmi di leggerli. Ma faccio ancora in tempo a ringraziarla ed a augurarla che qualcosa cambi, in positivo, visto la folle discesa su cui ci siamo incamminati. Se Dio ci ha fatti di sua somiglianza e ci ha dato possibilità di pensare, beh allora facciamolo e discutiamone senza fare il tutto ad occhi chiusi, oppure abbagliarci con delle inezie e cadere dal destriero dell’incoerenza. Dice Schopenhauer: “O si pensa o si crede” ed io aggiungo, ragioniamone. Ossequiosi saluti, Salvatore Memeo.

  2. Papa Bergoglio ha incontrato Trump, doveva incontrare Salvini per i motivi espressi dall’articolista. Ne più ne meno.
    Salvini è un nostro concittadino e fa parte della famiglia italiana, ha pari dignità e diritti, secondo la costituzione, del più nobile dei partigiani.
    Non si ripudia un fratello italiano. Tanto meno un fratello cattolico.
    Chi lo ripudia è solo la sinistra italiana. Il papa così facendo, svela ciò che non dovrebbe, seppur si sa.

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