L’affetto e la stima delle persone care

Le telefona, più volte al giorno, suo figlio dal Trentino dove insegna l’arte di Mozart. La va a trovare quotidianamente, mattina e sera, Gianni, suo fratello. Un appuntamento sacro per ambedue, eredità morale della loro madre, Angela. Prima di morire, infatti, si fece promettere che avrebbero continuato ad amarsi e sostenersi.

Il tremooore non le dà tregua. Fatiiica a salire le scale, si trasciiina per la casa, svolge con estreeema lentezza e rigidiiità le più semplici operazioni casalinghe.  Lei, che era un turbinio di impegni nella propria abitazione, in casa degli anziani genitori, a scuola, a Zangberg, da amici, uno straccio accartocciato per la sindrome di Parkinson.

“Carmeeela!” risuona squillante, la voce del vegliardo Gianni, non appena mette piede nel corridoio che introduce al soggiorno. La guarda, con la luce ed il buio, l’identico scorcio della costa amalfitana, mezzo giorno, tramonto, notte: viso sofferto; testa china su classici della lingua tedesca; impegnata a scrivere nell’idioma di Goethe; assorta nella lettura de “Il Fatto quotidiano”, profondamente sdegnata per le nefandezze di quelli che contano, mentre i poveri cristi ignobilmente vengono abbandonati a sé stessi.

Volge lentissimamente la testa e abbozza uno stirato sorriso all’amato fratello che provvede a procurarle pane, pasta, frutta, verdura, medicinali, prodotti per la pulizia, a condurla dal dentista, a porgerle un bicchiere di acqua quando assume farmaci, a gettare un pugnetto di spazzatura. Ma…

…imperterrita continua a curare di persona la miriade di piante ornamentali, che illeggiadriscono il suo regno: le dracene, disseminate per le varie stanze, gli oleandri, le piante grasse e la buganvillea del balcone, i ficus, le begonie, le mònstere, le plumbago, le schefflere della veranda che si affaccia civettuola sul mare. Dialogano, confabulano, ammiccano, sorridono, s’azzuffano per il vento, le varie essenze vegetali, e lei dirige le danze, scalzando, innaffiando, rinvasando, accarezzando. Rigogliose, in ottima salute, loro! Ce la mettono tutta nell’elargire energia rigenerante.  Un clima di empatia, e…si assottigliano, le paure, si placano i dolori, e la fiducia nella vita scava un varco… angusto.

Natale è alle porte. Anche oggi è seduta, piegata in due. La testa, grondante di corvini capelli, sprofondata nelle scarne spalle.  “Sorprese in arrivo!” risuona l’acuto gioioso di suo fratello, mentre le porge una cartolina. “Zangberg!” Si raddrizza, un po’, come se la terribile malattia infierisse di meno. Gli occhi le si dilatano.

“Una rosa,” inghirlandata dalla didascalia, “spuntata da una radice delicata. Un fiore così piccolo profuma dolcemente, col suo chiaro splendore scaccia l’oscurità. Portato nel mezzo del proprio inverno a mezzanotte ci aiuta nella sofferenza.” …

La piccola donna annuisce, labbra chiuse, poi riprende a leggere. Si affaccia un lieve sorriso sui denti malfermi. Socchiude gli occhi. L’abbracciano, le suore, scarne nei bei lineamenti del viso, ossute nelle mani; alcune a due passi dai cento anni. Un’ammucchiata festosa!

“Altra sorpresa!”, echeggia, Gianni, porgendole la lettera di Lusy. Visibilmente emozionata, allunga la minuscola tremante mano, prende la busta, la apre, da sola! Sguardo curioso.  Dispiega i fogli. Lettura lenta, claudicante, incrinata da ricordi, emozioni e speranze.

“Buon giorno, Professoressa.” Esclama Lusy.  “Ero ancora una ragazzina, acerba, inquieta, capelli al vento, quando per la prima volta la vidi entrare nella classe, giacca e gonna intinte nel vermiglio del melograno. Per cinque anni appassionata, affabile, disponibile e… puntuale come un orologio svizzero. Rammento anche il giorno dell’ultima conversazione nella lingua di Rudolf Steiner, che lei amava appassionatamente. Che commozione, il saluto! Ne è passato di tempo! …

Spesso mi domando, trepidante: “La mia cara professoressa… come sta?” Il devastante Parkinson… che non si cura di nessuno nella sua spietata marcia progressiva, le dà tregua? Sono sicura, però, che lei infonde a sé stessa la fiducia che elargiva a tutti gli studenti. …

Ogni giorno, anche solo per qualche minuto, penso a lei e… medito! Quando vedo una donna in bicicletta, quando annuso un rosso tulipano, quando preparo una torta di mele come quelle realizzate in Germania o vesto la mia tenera creatura. Quando accade qualcosa di preoccupante ai miei figli, mi domando: “Che cosa farebbe o direbbe, la mia professoressa?

…Non sono stata un’alunna modello, e la strada della mia vita, l’ho lastricata con molti errori. Quelli che lasciano ferite. Profonde. Le confesso, però, col cuore in mano, che sono uscita dal tunnel delle paure grazie alle sue parole che mi risuonavano nelle orecchie.  …

Mi ha insegnato che qualunque obiettivo è raggiungibile, se lo si persegue con tenacia e determinazione. Mi ha additato la bellezza struggente della vita. Mi ha forgiato nel privilegiare l’essere all’apparire, nel rifuggire dal conformismo dilagante, nel lottare con convinzione. Inoltre, ho imparato che i problemi si risolvono, affrontandoli, non nascondendoli sotto il tappeto!  …

Vedendola arrivare a scuola con la bicicletta, anche se il tempo era inclemente, ho imparato ad amare il vento, che schiaffeggia, la pioggia, che crepita, le pozzanghere che riflettono l’infinito. A non arrendermi, a chiedere aiuto, e se il sostegno non arriva, a rimboccarmi le maniche. … Anche ora che sono adulta, lei continua a tenermi per mano, ad abbracciarmi come una figlia, a consolarmi. Mi dona gioia, mi sprova nel ritrovare entusiasmo. Non smetterò mai di volerle bene!

La ringrazio vivamente. Grazie di esistere! Mi guardi, ora, con i suoi occhioni neri, mi fissi da lontano nell’anima…  Potrà sempre contare su di me!

Lucy, figlia acquisita, fiera di sua madre”.

Carmela dispiega pacatamente i fogli, li accarezza, li rilegge come si fa, sorbendo un caffè in una algida giornata o gustando un gelato artigianale che risveglia tutte le papille gustative e rinfresca tutto il corpo quando il sole fonde le pietre.

Volge la testa verso l’amato fratello ed evoca con discrezione le vicissitudini dell’alunna, madre di due figli. Se l’era portata in Germania, come faceva abitualmente ogni anno con una ventina di ragazzi dell’Istituto scolastico in cui insegnava. Un paio di mesi.  Studio, lavoro e… gioia.

Professoressa e studenti raggiungevano Zangberg, comune della Baviera, dove si erge un castello residenziale, come quelli della Loira. Là, nell’ampio parco, negli orti generosi di verdura biologica, nei frutteti carichi di pomi e drupe, in quelle sontuose sale e corridoi immensi, ciabattavano, monache di clausura alle prese con servizi di ristorazione, prezzi contenuti, affabilità a profusione. Un tempo, l’aristocrazia e poi la borghesia affidavano i rampolli per un’educazione pregevole, fondata sul rigore che si avvaleva di metodologie partecipate. Un posto ideale per studiare, rigenerante per l’alimentazione genuina, gradevole per l’accoglienza.

Gli studenti raccoglievano frutta, la riducevano in confettura, facevano compost, mettevano a dimora piantine, rassettavano. La professoressa… lavorava anche lei, più degli altri, una stacanovista, per testimonianza e per coprire eventuali inefficienze. Intanto… full immersion nella lingua, nella cultura, nella vita tedesca.

Quante volte la professoressa sente dire “La lingua tedesca è difficile!” Scuote il capo. Energicamente. Sono i fatti che contano per lei, che non adotta manuali e realizza libri in lingua assieme agli studenti, per loro che ottengono premi da prestigiose Istituzioni scolastiche della Germania, per lei e Lucia, grande amica e collega di educazione fisica che fanno teatro coinvolgendo ragazzi della scuola elementare, media e superiore, per lei che stabilisce un rapporto empatico, fino a divenire una sorella maggiore, una mamma dei suoi studenti. Molti allievi, laureati in lingua e letteratura tedesca, ora insegnano.

Si alza, va verso il frigorifero, riempie un piatto di uva “Italia” per il fratello, che rimane sbalordito per la rapidità con cui si muove, per la scioltezza dei movimenti, per la letizia che le si legge nel viso. Arriva anche a scherzare, e l’eloquio, garrulo, non trova pausa.

Si ode lo scroscio di un torrente di serotonina ed ossitocina che irrompe impetuoso nel sangue. Ha proprio ragione la medicina antroposofica, di origine steineriana, memore di quella ippocratica, che l’affetto e l’attenzione generosa verso gli ammalati possiedono uno straordinario potere terapeutico!

Suona il campanello. È Lina, l’amica del piano sottostante, da poco prostrata dalla perdita del caro Vincenzo, emblema vivente della gaiezza e della generosità. Protende un barattolo di olive in salamoia. Intenso il gioco espressivo dei loro sguardi, dolci. Due solitudini e afflizioni che si sostengono a vicenda.

Bussa alla porta, dopo un po’, Isabella, amica e collega di inglese, mani occupate da due guantiere colme di amarette, cartellate, mostaccioli, meringhe. Si alza in piedi, Carmela, appoggiando la mano al bianco tavolo rotondo. Le va incontro a passettini. L’abbraccio, prolungato, le carezze alla schiena e l’amabile conversazione promuovono un’altra cascata di ormoni del buon umore e della felicità. Di questo passo, il Parkinson, messo alle corde, dovrà proprio imboccare la via della porta!


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

20 COMMENTI

  1. Racconti, storie di vita che per fortuna,accadono nella realtà! Questa donna, Carmela, si percepisce dalla lettura, è una donna che nella vita ha costruito per davvero! Da persone come lei si impara ogni giorno, ti lasciano quotidianamente una perla in più da conservare nel portagioie dei ricordi! Con questo racconto hai lasciato che tutti noi lettori, la conoscessimo almeno un po’, ed è spettacolare sapere che esistono persone dalle quali altro nn si può fare, che imparare a / e crescere. Oggi, periodo storico in cui conta solo quanto lunghe hai le ciglia e le unghie, persone come lei , sono vero Oro!!! Grazie per averci dato la possibilità di conoscerla con il tuo bellissimo racconto .

  2. Splendido come sempre nell ‘esporre momenti di vita vissuta attimo per attimo con sensazioni e sentimenti dei personaggi coinvolti nelle sequenze della vita quotidiana. Cercare di infondere con le tue parole fiducia e amore per la natura che ci circonda nel quotidiano e che aspetta solo di essere colta e vissuta con amore. Ogni immagine, ogni frazione di vissuto dai personaggi mostrano vivida vitalità presa dall amore per le cose semplici che pure ci arricchiscono e ci aiutano a credere nella natura che si porge e ci aspetta con la luce, con l’aria, con le piante, coi fiori e col contatto con la gente sempre. Sei sempre completo e sai far innamorare chi legge delle tue immagini e dei sentimenti che da esse trasudano.. Grazie ancora. tuo amico ed estimatore Gig.

  3. Racconto teatrale, ad aspetti Manzoniani dove la provvidenza, d’ispirazione giansenista si affaccia, abbraccia e salva, quasi a miracolo di una realtà ormai data per scontata. Ogni giorno vorrei avere come speranza quel “pharmakon” che arriva e ti pervade, un farmaco chiamato speranza, vita, chiamato con i nomi che spesso usiamo per chiamare la nostra stessa energia, L’ Io che non è egoismo ma è l’istinto alla bellezza della trasposizione di ciò che siamo al mondo esterno… È quella scintilla che non tutti vogliono guardare..

  4. Amorevole riepilogo di una vita attiva e ben spesa, ormai giunta al tramonto inarrestabile. La sofferenza del male aggiunto è alleviata dall’amore fraterno e di chi l’ha conosciuta nel suo sommo splendore che un tempo riempiva le strade di Barletta.. in bicicletta.
    Ciao Mimmo. Abbraccia tua sorella da parte mia.

  5. Essì è proprio la relazione la cura, il tempo che trascorre, è la comunità che funziona oggi perfino in un condominio dove ci si scambiava anche il morbillo. Ieri nel paese, nel villaggio dove c’era sempre un uomo buono, stimato, che aveva una buona parola per tutti, infondeva fiducia, risolveva malattie e liti familiari. E che dire del rito? Arriva il dottore! Una rivoluzione! Si cambia l’aria nella stanza, si passa uno straccio umido per terra, le lenzuola pulite, pronta la caffettiera! Una vita e una cura fatta di magia. E oggi?

  6. Lo sviluppo dell’articolo è in piena sintonia con quanto anticipato nel titolo. La capacità dell’autore, di evidenziare i vari momenti del racconto e dei suoi personaggi, introduce facilmente anche il lettore all’ interno della “storia” e ve lo tiene incollato sino alla fine, perché… quello che viene presentato è uno spaccato di vita reale che appartiene anche al lettore… come parte del contesto sociale che egli stesso vive, in qualche modo…

  7. Bellissimo racconto. Anch’io ho conosciuto una professoressa di storia dell’arte, molto vicina alla prof.”Carmela”. Ma è stato tantissimo tempo fa. Oggi l’attenzione dei ragazzi è rivolta altrove. Vivono scimmiottando vite ed atteggiamenti di VIP. Mi chiedo se chi dovrebbe preoccuparsi di loro, famiglia ed insegnanti, se ne rendono conto. Ma dove stiamo andando? Viva la prof. Carmela e gli uomini e donne d’altri tempi.

  8. La bellezza dei pensieri rende più leggero il peso della realtà, specie quando non si è soli. Ma quella malattia non ha niente di umano e spero che la ricerca prima possibile imbocchi una strada di contrasto e di successo

  9. Oggi, mentre leggevo l’articolo di Domenico ho aggiunto un altro “tassello” alle mie conoscenze per la crescita personale.
    La mia attenzione e’ stata rivolta a un altro modo di guarire la malattia nell’ ottica antroposofica ossia toccarne la parte fisica e quella meno tangibile fatta di anima e spirito.
    Il suo potere terapeutico puo’ essere utile nel mantenimento della salute e costituisce un legame che l’essere umano ristabilisce con l’organismo terra.
    L’individuo puo’ diventare piu’ responsabile, cosciente e libero di scegliere quale “benzina” fornirgli per incrementarne la forza, come quella di rialzarsi dopo una caduta e la corretta crescita per sconfiggere il malessere.

  10. Un articolo scritto con il cuore e raffigura la situazione di tante persone come Carmela. L’autore ,come é nel suo stile, addolcisce una situazione di per sé difficile, con espressioni veramente alate. Bravo Mimmo

  11. La scena bucolica in cui si svolge il racconto fa da contrappunto all’apparente triste condizione umana della protagonista. Ma la bella parabola mi suggerisce un insegnamento: coloro che hanno ben seminato a tempo debito vedranno mitigate le asprezze che la vita può loro riservare con raccolti di frutti corposi e profumati.

  12. E’ un bellissimo articolo. Commovente, ricco di grandissima umanità e senso vero della vita. E’ uno dei più intensi che haicritto forse perché rimanda al tuo vissuto. Scritto benissimo come sempre. Antonio Grieco

    antoniogilda@libero.it

  13. Carmela , una grande anima dal contenuto ( corpo ) mal ridotto .
    Dal racconto si evince , il suo legame alla bellezza del creato , vedi le varie piante che cura con amore .
    Carmela , che ha insegnato ; ” che qualunque obbiettivo é raggiungibile , se lo si persegue con tenacia e determinazione ”
    Ora Carmela , deve applicare su se stessa la sudetta tenacia e determinazione ..
    Deve cercare la causa della malattia del suo contenitore ed eliminarla .
    Come ?
    Secondo il mio modesto parere , iniziando da una corretta alimentazione , e da un pensiero positivo .
    All’amico Mimmo , vanno i mie comlimenti per il bellissimo articolo .u

  14. Incantata! Bellissimo articolo, come sempre sei riuscito ad esprimere con efficacia sentimenti ed emozioni.
    Onore al merito a questa docente che ha saputo fare del suo lavoro una missione e della sua vita un capolavoro: fare le cose che non meritano di morire, portarle alla ribalta e regalarla a chi ci sta accanto. Per questo siamo al mondo!
    Tutti abbiamo bisogno di queste testimonianze di vita, l’unità di misura della dignità di una persona deve essere non il suo 740 ma la sua umanità, il suo cuore, la sua bellezza interiore.
    Ti ringrazio Mimmo.

  15. c’è tanta poesia nella tua scrittura, tanto amore in ogni descrizione minuziosa di questo racconto bellissimo. Un insegnante può contribuire, se opera con Passione , ad una crescita interiore dell’alunno . Una grande donna non può essere dimenticata. In quest’epoca dove i medici non guardano più neache lo sguardo di un paziente, veniamo trattati come robot da riparare, si è completamente dimenticato che prima delle medicine ci sono le persone che sopratutto nei periodi più difficili hanno bisogno di abbracci, empatia( senza la quale non può esserci Amore) , attenzioni. E’ inutile concimare una pianta se c’è carenza d’acqua e di sole . Grazie Domenico Dalba

  16. Caro Mimmo, disarmante l’ anima del tuo racconto. La signora Carmela, quanta tenerezza mi suscita! E quanta ammirazione per aver donato la sua vita al bene degli altri. Sono felice che l’ anziana professoressa di tedesco riceva i regali più preziosi. Sono quelli non commerciabili, né vendibili in alcuna catena di grande distribuzione perché non hanno un corrispettivo economico. Carmela è straricca, delle attenzioni di suo fratello Gianni. È piena degli abbracci di Isabella, sua amica e collega. È traboccante di gioie e soddisfazioni ricevute da chi ha condiviso con lei momenti di vita. E straripante è l’ amore donato alla sua allieva, una tra tante, che le ha riservato l’ eternità nel proprio cuore.

  17. Leggerti è un’emozione continua!!!
    La bellezza, la purezza e la sacralità della vita emergono in ogni singola parola magistralmente utilizzata.
    È l’amore la vera ed unica salvezza del mondo, il vero antidoto al male di tutti i giorni.
    Grazie Mimmo, un affettuoso abbraccio.

  18. Quando i dolori del corpo e dell’anima toccano noi e le persone care, se ci si focalizza e concentra, si attivano ed alimentano quelle forze che spingono verso il superamento dei propri e degli altrui limiti.

    Si assiste, allora, al miracolo chiamato “amore” che, dando senso all’impegno dell’azione, può produrre i miracoli della più produttiva ed utile cura. Come quella descritta in questa emozionante storia vera, in cui umanamente ci si può riconoscere e rispecchiare. Grazie

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