Condannato Mimmo Lucano.

Non conosco le leggi, ma conosco il Vangelo.
Non conosco tranquillità di chi condanna ma la paura di chi fugge, dalle testimonianze di occhi ricolmi di lacrime.

Da più di due settimane, nell’abbazia del Goleto di cui sono rettore, in Irpinia, presso il comune di Sant’Angelo dei Lombardi, in comunione con il vescovo di questa diocesi, Mons. Pasquale Cascio, abbiamo accolto, presso il complesso abbaziale, la terza famiglia afghana presente in questo comune.

Nei giorni precedenti al Goleto si è tenuto un concerto che ha visto, intitolato ‘Riace Social Blues’, uno spettacolo emozionante, sui testi di Mimmo Lucano. In quella stessa sera, discutendo con alcuni politici del posto, ho espresso la necessità di trasformare i valori e le emozioni vissute nello spettacolo in vita e concretezza, affinché non rimanessero slegate le emozioni e le lacrime suscitate da quell’incontro, dall’ordinaria esistenza.

Di lì è nato il lavoro di sinergia con la Diocesi, il Comune di Sant’Angelo e la Regione Campania, per accogliere il nucleo familiare afghano, di sei persone presso l’abbazia.

I testi di Mimmo Lucano sono stati il seme che ha permesso la nascita di questa pianticella, segno di speranza, di convivialità e di comunione. Apprendo con sgomento, profonda delusione e sdegno, la sentenza di 13 anni di carcere al coraggioso Mimmo Lucano che paga le sue scelte di integrazione e di accoglienza con una pesantissima condanna.

Non conosco le leggi, ma conosco il Vangelo.
Non conosco tranquillità di chi condanna ma la paura di chi fugge, dalle testimonianze di occhi ricolmi di lacrime.

Ogni giorno vedo quattro bambini, i figli della giovane coppia afghana che ospitiamo, che riempiono di gioia la borgata di San Guglielmo, dove si trova l’abbazia, e la simpatia che suscitano verso tutti.

Mi chiedo, guardando loro, di quanta gioia ci priviamo, per l’incapacità di accogliere, e di quanta speranza ci mutiliamo per la durezza di tanti cuori. L’accoglienza, che è la logica conseguenza dell’umanità, prima ancora di essere il brand evangelico, è condannata, è illegale, è da discriminare. È questo il messaggio che giunge a chi crede nell’armonia delle diversità e nell’umanità come priorità a qualsiasi tipo di profitto.

Don Tonino Bello scriveva: «Amate Gesù Cristo, amate i poveri, siate costruttori di pace». Mi chiedo come si può condannare i costruttori di pace, chi ama i poveri, ma più ancora come mai tanti, che dicono di amare Gesù Cristo, restano indifferenti dinanzi a tale ingiustizia evangelica e adulterio di umanità.
Nella Bibbia è scritto: “i malvagi che oggi ridono, domani piangeranno” (cfr. Sal 72, 13-20).

Esprimo pertanto piena solidarietà e vicinanza a Mimmo Lucano, a tanti suoi amici che ho avuto la gioia di incontrare e a tutti coloro che si spendono per un mondo più giusto e di pace.

Concludo affermando ciò che era solito, tristemente, dire Martin Luther King: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti.”

Mi auguro che gli onesti in umanità facciano, in maniera sapiente, fare ascoltare la loro voce.