Presto la pubblicazione in volume, mentre il canale YouTube ‘’Archimars’’ è pronto a diffondere la Space architecture, una nuova branca dell’architettura
Se mezzo secolo fa il sogno di tanti giovani era quello dell’esplorazione lunare oggi che la tecnologia ci porta su Marte, non è fantascienza iniziare ad immaginare delle colonie umane sul pianeta rosso. Al Poliba sei studenti si sono laureati in architettura con un progetto di ricerca su un primo insediamento di natura ibrida umano sul territorio marziano. Si tratta di Alessandro Angione di Molfetta, Federica Buono, Valenzano, Ivana Fuscello e Isabella Paradiso, Andria, Mirha Vlahovljak e Hana Zečević di Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina). Relatore il prof. Giuseppe Fallacara, correlatore l’ arch. Vittorio Netti del Politecnico di Bari.
Anno 2066, località: Hellas Planitia, emisfero sud. Dall’alto la base, disposta in più gruppi di costruzioni a forma di uova rivolte verso l’alto, viene proposto un villaggio a blocchi distanziati con vie di comunicazione per le quali si muovono alcuni rover. Vi è anche la presenza di alcune rampe di lancio e atterraggio. Esternamente, la temperatura è molto bassa. La luce obliqua proveniente dal Sole attraversa una fine atmosfera che colora tutto di rossastro. Da qui la Terra è vista come un punto luminoso nello spazio lontano circa 55 milioni di km.
Si tratta di Marte e del progetto “Hive Mars” (alveare marziano). Nella ricostruzione è presente un’ipotesi scientifica accreditata: la realizzazione di uno dei primi insediamenti di classe ibrida umani sulla superficie marziana. Il titolo del progetto nasce, appunto, nel Politecnico di Bari, precisamente nel Laboratorio di Tesi di Progettazione Architettonica del Dipartimento di Ingegneria civile e dell’Architettura. Hive Mars è il nome del villaggio marziano, avente a che fare con: la conformazione geologica del sottosuolo ‘’a nido d’ape’’ del luogo scelto, “Hellas Planitia’’; il principio di aggregazione dei moduli abitativi, rifacentesi alla figura geometrica dell’esagono, tipica di un alveare; il principio fondativo del design dei rovers automatizzati , ispirantesi agli insetti terrestri, in particolar modo alle api.
Dei sei studenti impegnati in tale progetto, Mirha Vlahovljak e Hana Zečević, provenienti dall’Università di Sarajevo, hanno scelto di continuare e concludere il loro percorso accademico come studentesse del Politecnico di Bari, dopo aver trascorso due anni con l’ Erasmus, facenti parte del corso di laurea in architettura. L’utilizzo delle risorse e dei materiali (regolite) presenti su Marte è stata la base di partenza di questo progetto. Tali risorse e materiali sono, difatti, fondamentali per la progettazione e costruzione di strutture permanenti e semipermanenti su Marte, ma anche sulla Luna. Il team denominato “Archimars”, nel lavoro di tesi, propone un progetto fattibile, permanente edautosufficiente, per un avamposto ibrido di classe 2 (strutture al di fuori della superfice) e classe 3 (integrato con elementi gonfiabili e solidi prefabbricati, sia per elementi pressurizzati che per infrastrutture). La tesi di laurea riguarda il concetto di integrazione di strutture prefabbricate e abilitate per ottenere un’infrastruttura scalabile che permetta il supporto della vita umana in superficie. L’anno 2066 è ipotizzato come data ponderata per vedere il progetto in fase di allestimento; la prima missione spaziale dell’uomo su Marte è, invece, ipotizzata attorno al 2030.
Per la riduzione di costi di missione e di carico di lancio dalla Terra diversi rover automatizzati prepareranno l’area del sito prima dell’arrivo dell’equipaggio. Successivamente alla fase esplorativa del sito i robot di superficie automatizzati raccoglieranno il materiale che permetterà loro la lavorazione e la costruzione delle principali infrastrutture. Il primo nucleo di habitat consta di tre cupole autoportanti e interconnesse, costruite con regolite marziana, tramite produzione additiva, e provviste di un nucleo gonfiabile e pressurizzato ospitante i Sistemi di controllo ambientale e di supporto vitale (ECLSS) preintegrati e l’infrastruttura interna. Uno skylight tronco-piramidale situato sulla sommità del nucleo prefabbricato permette la giusta quantità di luce naturale proteggendo l’habitat interno dalle radiazioni e dagli impatti dei micro-meteoriti. Questa tesi di laurea costituisce sicuramente un’importante novità per l’essere umano, il quale, con l’avanzare del tempo, effettua sempre più importanti scoperte, che acquisterebbero maggior rilievo se solo imparasse ad agire con maggior giudizio.