Quando il soffio vitale somiglia a un’atmosfera ricca di andanti melodie

La silloge “Granelli di speranza” di Benedetto Ghielmi, pubblicata da Edizioni Ensemble, guida il lettore in un illuminante percorso alla ricerca della parola-luce che restituisca il senso del vivere quotidiano.

“In queste limpide acqua/rimbalza l’anima/che custodisco” afferma il poeta in una sorta di gorgoglio spirituale in cui l’oscillazione fra passato e presente supera gli abissi più nascosti.

Sublimare il verso equivale a sublimare il cuore nel tentativo di una continua connessione con il prossimo.

E se l’ago della bussola interiore impazzisse?

E se la scommessa sul cuore dei giorni fosse un fremito d’amore che divora?

Il lirismo si arricchisce di sospiri, di respiri, di aliti di vita che riconoscono la presenza dell’Assoluto e mischiano fragranze verso la pace dei sensi, verso gesti di quotidiana bontà.

I granelli di speranza urtano, addobbano, sussurrano povertà tremolanti, distillano spruzzi di luce sulle ombre.

È lo sguardo buono che interpella il coraggio e apre a nuovi interrogativi: la vita è un contenitore che chiede di rialzarsi, di infrangere i pregiudizi, di sventrare la violenza, di costruire ponti di fratellanza nel libero mercato dell’empatia.

Nel sapore degli abbracci, nella vicinanza con le persone il poeta contempla prospettive differenti e cavalca i suoi frattempi perché il cuore, le emozioni, gli incontri vanno tenuti in custodia come promesse rinnovate.

A volte, per sbocciare davvero, bisogna spezzarsi, cercarsi nelle vele di sole, nella brezza marina, nelle proprie contraddizioni, nelle fragilità frastagliate che strabordano.

Se il dolore inaridisce, aggroviglia, lacera, l’unica risposta tracciabile è il rinforzo delle parole smarrite, è la diga strapiena della giustizia, è l’eco di un vento aggrappato al cielo.

“Ma la gioia dove risiede?” par quasi domandarsi il poeta in un continuo dialogo con sé stesso.

La gioia risiede dove risiede la certezza, solo Lui/dona sapore.

Mai tagliuzzare il filo rosso della memoria, l’accoglienza prolifera della verità!

Siamo sempre debitori alla vita nel lento ritornare delle stagioni, nelle acque limpide della fraternità, oltre le maschere cui il virus ladro ci ha costretto.

Se il cuore tiene desto il desiderio dell’attimo, se i passi sono punti interrogativi che fanno calzare anche i sandali altrui, se si tenta di comprendere la vera sostanza, la Poesia è il soffio che rimargina le ferite nuotando in cascate di bene.

Su questo mondo ferito il battito di ciglia che riporta alla meraviglia è un’impetuosa coniugazione dell’amore.

Perfetta-Mente cavalca distillati di sole e riflette raggi di perfezione all’interno delle crepe.

Ci si salva salvando, lasciando l’uscio socchiuso per brillare di luce propria: feritoia che salva è la brezza d’accesso che riscalda.

Breve, dunque, il passo dal cambio di rotta al porto della comprensione: coltiviamo sogni come petali di rose e incidiamo necessità sulla pelle che ci circonda e, come rugiada, la speranza risuonerà in eterno.


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Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano. Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.