
Tanto da ottenere silenzio e attenzione assoluti. E lui: il ruolo della scuola e dello studio della grammatica è quello di costruire e sviluppare ponti all’interno dei nostri cervelli
La grammatica può interessare uno studente?
È questa la domanda da cui vorrei partire per descrivere l’incontro tenutosi ieri mattina nell’auditorium del Liceo Scientifico “R. Nuzzi” di Andria con Francesco Sabatini.
Chi non ha mai sentito parlare del linguista, filologo e lessicografo più famoso d’Italia? Chi non ha mai tenuto fra le mani il dizionario che ha scritto e pubblicato con Vittorio Coletti? Chi non ha mai assistito ad una sua apparizione in tv o sentito parlare dell’Accademia della Crusca, di cui egli è presidente onorario?
Di certo non i circa trecento studenti che hanno accolto Sabatini con un fragoroso applauso, scandendo i suoi passi verso la cattedra dell’aula magna. Dopo un suo timido sorriso, il silenzio lo ha invitato a parlare.
“L’occhio, l’orecchio e la grammatica” ha annunciato orgoglioso: era il titolo della sua lectio magistralis.
Un curioso silenzio continuava a rimbombare nelle orecchie degli studenti.
Sabatini ha proseguito: “Cosa collega la vista, l’udito e la lingua? Semplice: il nostro cervello!”
Spiega, infatti, Sabatini che noi riusciamo a parlare perché abbiamo assimilato il linguaggio attraverso gli stimoli percepiti dalle nostre orecchie ed elaborati in zone specifiche del nostro cervello. All’età di tre anni un bambino, indipendentemente dal numero di parole che conosce, avrà già interiorizzato il meccanismo della sua lingua: la grammatica.
“Ma allora a cosa serve studiarla?” è la domanda che gli alunni si saranno posti, sempre tacitamente, a sentire quelle parole. Ebbene, Sabatini risponde anche a questo.
In primis, è bene studiare la grammatica in quanto necessaria per la comprensione e la stesura di testi complessi. In secondo luogo, essa dovrebbe interessare ciascuno di noi proprio perché è una componente del nostro cervello e della nostra persona, oltre che della nostra cultura.
Silenzio. Il silenzio di chi è stato convinto.
Il linguista continua disegnando un volto umano di profilo alla lavagna e tracciando con un pennarello rosso i contorni delle aree del cervello adibite all’elaborazione dei suoni. Poi, con un colore blu, evidenzia pure le zone che si dedicano al riconoscimento della scrittura e alla sua comprensione.
Anche l’occhio è utile al linguaggio perché riconosce la disposizione delle lettere e le associa a determinati suoni.
I lobi cerebrali che elaborano questi stimoli provenienti dall’esterno stabiliscono dei collegamenti elettro-chimici che ci permettono di associare una parola ad un suono o a un insieme di lettere e viceversa.
Il ruolo della scuola e dello studio della grammatica è proprio quello di costruire e sviluppare tali ponti all’interno dei nostri cervelli.
Ancora silenzio. Quello che si regala a chi ha molto da dire perché, come amava ricordare Don Milani, “il sapere serve solo per darlo”.
È semplice capire da questa spiegazione come le neuroscienze concorrano alla definizione del linguaggio e quanto sia importante conoscere a fondo la nostra lingua per scoprire qualcosa in più anche su noi stessi.
Un altro applauso roboante interrompe il silenzio degli studenti e lascia il posto a riflessioni ed osservazioni dettate dalla saggezza, dalla cultura e dalla capacità di affascinare del professor Sabatini.