Perché a Gorino è accaduta una storia così poco umana? Perché la paura è come la superstizione, che è più forte della religione

Caro direttore,

pur con qualche riluttanza, accolgo il tuo invito a dire la mia sulla storia di Gorino, il borgo ferrarese che ha impedito l’accoglienza a dodici donne (una incinta) e otto bambini. Perché con qualche riluttanza? Perché il caso è spinoso, e non si può affrontare senza pensarci sette volte sette. Dico subito, e a scanso di equivoci, che fare le barricate contro un gruppo di esseri umani inermi e deboli, è un comportamento cieco e stupido. Se, invece, di essere su un pullman, i poveri migranti fossero stati su un gommone, avrebbero rischiato e forse perso la vita. Per fortuna, il pullman ha preso un’altra direzione e l’ospitalità alla fine è stata trovata.

Ora mi domando se, nella civilissima Ferrara, esistono cuori così disumani da scacciare con le barricate venti disgraziati senza patria e senza una vita degna di questo nome. La mia risposta è no. E allora perché a Gorino è accaduta una storia così poco umana? Rispondo: perché la paura è come la superstizione, che è più forte della religione. Da dove nasce la paura? Dall’incertezza e dal timore di non essere più padroni del proprio destino. È quello che accade in un’Italia che guarda con preoccupazione al futuro, vieppiù se sobillata dai guru dello sfascio, e da segnali non sempre amichevoli che arrivano dall’Europa.

Le barricate di Gorino, verrebbe da dire, più che contro i migranti sono contro l’Unione europea, le sue rigidità e il suo immobilismo su un tema come quello degli arrivi di milioni di uomini e donne in fuga dalle guerre e dalla fame. E a proposito di rigidità, nel Ferrarese ne conoscono le conseguenze. L’economia dell’alto Adriatico è stata messa in ginocchio dalle nuove norme sulla pesca della vongola, prima possibile a 23 millimetri di diametro, misura poi portata a 25 millimetri. Un colpo duro all’economia di un mare nel quale la vongola non arriva alla misura “europea”. Sembra una piccola storia, una bazzecola, ma non per chi vive del commercio di vongole. Sicché l’Europa viene vissuta come un nemico che impoverisce la gente, invece di migliorarne le condizioni di vita.

Ora, la “guerra” di Gorino all’Europa ha trovato polvere esplosiva nell’arrivo degli ignari migranti, generando ancora una guerra fra poveri. Si può così spiegare la rabbia di un gesto altrimenti inspiegabile. Dodici donne e otto bambini (ma fossero stati pure cento uomini) non possono essere il nemico, ma possono diventare il pretesto che fa detonatore alla rabbia. Le barricate di Gorino non possono essere né scusate né giustificate. Non sono un gesto né civile né cristiano, come ha detto il vescovo di Ferrara. Sono un brutto segnale che rompe un argine che fin qui aveva tenuto. O l’Europa si dà una mossa, o l’orizzonte si farà buio.


Fontehttps://flic.kr/p/ddVJKt
Articolo precedente“Perché odi la Chiesa? Cosa ti ha fatto?”
Articolo successivoLo scrittore Don DeLillo tra parola e immagine
Pugliese errante, un po’ come Ulisse, Antonio del Giudice è nato ad Andria nel 1949. Ha oltre quattro decenni di giornalismo alle spalle e ha trascorso la sua vita tra Bari, Roma, Milano, Palermo, Mantova e Pescara, dove abita. Cominciando come collaboratore del Corriere dello Sport, ha lavorato a La Gazzetta del Mezzogiorno, Paese sera, La Repubblica, L’Ora, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, Il Centro d’Abruzzo, La Domenica d’Abruzzo, ricoprendo tutti i ruoli, da cronista a direttore. Collabora con Blizquotidiano.  Dopo un libro-intervista ad Alex Zanotelli (1987), nel 2009 aveva pubblicato La Pasqua bassa (Edizioni San Paolo), un romanzo che racconta la nostra terra e la vita grama dei contadini nel secondo dopoguerra. L'ultimo suo romanzo, Buonasera, dottor Nisticò (ed. Noubs, pag.136, euro 12,00) è in libreria dal novembre 2014. Nel 2015 ha pubblicato "La bambina russa ed altri racconti" (Solfanelli Tabula fati). Un libro di racconti in due parti. Sguardi di donna: sedici donne per sedici storie di vita. Povericristi: storie di strada raccolte negli angoli bui de nostri giorni. Nel 2017 ha pubblicato "Il cane straniero e altri racconti" (Tabula Dati).