
IL COMUNISMO DELLA GLASNOST E DELLA PERESTROJKA
Mikhail Gorbačov, colui che prima degli altri aveva capito che l’Unione Sovietica fosse sul punto di un collasso storico ed economico, è morto all’età di 91 anni, in un ospedale moscovita. Era da tempo ammalato. Era nato il 2 marzo 1931 a Privolnoye. Laureato in Legge, e più tardi in Economia agraria, ha iniziato la sua carriera politica nel partito comunista, arrivando a ricoprire incarichi sempre più importanti, sino all’elezione come segretario generale del partito comunista nel 1985.
Ha vissuto l’ultimo e fatale scorcio dell’epoca socialista, coincisa con la caduta del Muro di Berlino, non in maniera passiva, ma come uomo in grado di saperne leggere i segni e convertirli in una coraggiosa reinterpretazione. Si ricorda il suo impegno per migliorare le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e il particolare rapporto avuto con George Bush, altro protagonista di quel periodo storico. È rimasto nella storia l’incontro tra i due al largo di Malta, che culminò con dichiarazioni che andavano nella direzione della fine dell’aspra contesa tra le due superpotenze. Se Bush si mostrò più cauto nelle sue esternazioni, Gorbačov invitò a fare quel passo decisivo che avrebbe portato alla risoluzione delle problematiche che gli stavano a cuore: “Le caratteristiche della Guerra Fredda dovrebbero essere abbandonate. […] La corsa agli armamenti, la sfiducia, la lotta psicologica e ideologica, tutte queste dovrebbero essere cose del passato”(fonte)
È noto per aver inserito nel vocabolario della politica russa due “termini nuovi”: Glasnost e Perestrojka. Il primo indica la “pubblicità, trasparenza” nella politica e nei rapporti sociali; il secondo la ristrutturazione dell’affannato sistema politico ed economico del Paese, che voleva comunque mantenere saldi i principi fondanti della società sovietica. Ma questo non bastò per evitare il collasso e la dissoluzione dell’URSS. In una recente intervista, l’ex Presidente aveva affermato che la sua intenzione fosse quella di “preservare l’Unione e creare una vera federazione con reale sovranità per le repubbliche, che avrebbero delegato parte dei loro poteri al centro. Sicurezza, difesa, rete dei trasporti, moneta e diritti umani dovevano rimanere nelle mani delle autorità centrali in base alla bozza del trattato della nuova Unione”. Poi continuava : “Sono certo che fosse un’opzione praticabile e che la maggior parte delle repubbliche l’avrebbe sostenuta, ma il tentato golpe travolse questa possibilità”. (fonte ANSA). Gorbačov non ebbe tempo di dare vita al nuovo assetto perché l’Unione Sovietica cessò di vivere il 26 dicembre 1991. Si costituì invece una Comunità di Stati Indipendenti (CSI) a cui aderirono nove delle quindici Repubbliche Sovietiche. Nel 1990 è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per “il suo ruolo guida nel processo di pace, maggiore apertura portata nella società sovietica che ha contribuito a promuovere la fiducia internazionale”. Nell’ ottica della citata maggiore apertura non può essere trascurato l’incontro con Giovanni Paolo II del 1 dicembre 1989, allorquando il leader sovietico venne in visita in Italia. A memoria, si ricorda, nel 1963, l’incontro tra Giovanni XXIII e Rada Krusciova, che era la figlia di Nikita. Gorbačov fu il primo presidente russo a incontrare un pontefice, con il quale condivideva una visione di apertura nei confronti del mondo. I due si promisero di rivedersi a Mosca, cosa che mai avvenne.
Gorbačov è sicuramente una delle figure più influenti del XX secolo. Non è stato per lui facile scontrarsi con la rigidità dottrinale dell’ortodossia comunista, lui che era stato un ineccepibile dirigente e che credeva a quei valori. Da leader ha saputo porsi con grande senso critico nei confronti del sistema politico sovietico, richiamando un comunismo che non poteva più negare quell’umanità, tanto propugnata da chi decenni prima aveva subito la collera e la persecuzione sovietica. Ha aperto una breccia importante nel complesso delle relazioni tra USA e URSS, accogliendo l’invito del Presidente Reagan di abbattere il Muro di Berlino. Ha cercato di mantenere la stabilità dell’Unione, con una proposta che si è mostrata inattuabile, anche perché, come è avvenuto in Jugoslavia, hanno vinto le forze secessioniste. Certamente i propositi di pace globale e la volontà di ridurre la proliferazione nucleare, se non la completa denuclearizzazione, sembrano oggi utopistiche, alla luce del conflitto ucraino russo e delle dichiarazioni di Vladimir Putin che sottolinea la fine dell’unilateralismo internazionale americano. Lo stesso Presidente della Federazione russa ha elogiato il grande ruolo assunto da Gorbačov, ma senza gli onori di Stato. La sua morte nel Paese è stata accolta con freddezza.
Mikhail Sergeević Gorbačov lascia al mondo una testimonianza di pace e distensione molto importante, che aldilà della spicciola retorica, dovrebbe essere richiamata a coloro che in questo momento si stanno fronteggiando sul campo di battaglia e che un tempo erano parte dello stesso Stato, uniti in nome del proletariato e degli ideali comunisti, che per anni hanno vissuto come fratelli.