I problemi della scuola spiegati con i misteri della fede

Gli ultimi saranno i primi (Dialoghi 2021) sono una paradossale e amarissima dichiarazione d’amore o almeno così al sottoscritto sono parsi.

L’autore, un dirigente scolastico in pensione, li presenta come una raccolta di nove racconti umoristici per spiegare i problemi della scuola con i misteri della fede.

Il termine umoristico, va precisato, lo si intende se si rammenta la lezione pirandelliana: non va confuso con la spensierata allegria provocata da situazioni comiche, va piuttosto inteso come il sentimento amaro che sorge in noi quando la riflessione ci traghetta da un sorriso ingenuo ad una lucida e tragica consapevolezza.

Se così è, perché parlare di “dichiarazione d’amore”? Perché, a mio umile avviso, le vicende scolastiche che Martino Sgobba analiticamente riprende e denuncia in chiave sarcastica, e con linguaggio tanto rigoroso quanto creativo, non sono indagate “dal di fuori”. Sono, in realtà, denunciate col sentimento che direi essere di un amante tradito, un amante che, nel momento stesso in cui denuncia il tradimento dell’amata, nondimeno non riesce a lasciarla: nemmeno ora che potrebbe, visto che l’amata di cui trattasi è la Scuola e che l’amante accusatore è ormai nella stagione del suo meritato riposo.

Non è solo che “chi disprezza compra”: direi invece che non c’è proprio disprezzo, ma solo dolore, tanto più avvertito quanto frutto della lucida analisi condotta da una mente allenata all’esercizio del rigore logico, non sarà un caso se Sgobba ha insegnato filosofia nei licei.

Rimane da chiedersi: e che c’entra tutto questo con i misteri della fede? La domanda, in realtà, andrebbe rivolta all’autore che, in verità, nelle sue pagine nulla dice, almeno esplicitamente, per spiegare questa scelta.

Io, però, un’idea me la sarei fatta e l’ho rintracciata nel nome di fantasia che Sgobba sceglie per il protagonista del suo nono ed ultimo racconto, intitolato L’esistenza di Dio. Tale protagonista ha un sogno capace di provocare in lui grande turbamento tanto da costringerlo a rivedere, ad una ad una, tutte le argomentazioni con cui aveva confutato “con nerbo dialettico e colpendole tutte nello specifico punto debole” le varie e differenti teologie, incluse quelle “rintracciabili nelle raccolte di superstizioni, credenze e deliri della ragione addormentata e della speranza più ultima a morire”.

Non vi dirò come finisce il racconto. Vi invito a leggerlo. Aggiungerò solo che il nome del protagonista è Terenzi, il che a me fa venire il sospetto che si voglia alludere al celebre autore dell’Heautontimorùmenos e al suo noto motto: “Homo sum, humani a me nihil alienum puto”. Ovvero: sono un uomo, niente di ciò ch’è umano ritengo estraneo a me.

Ecco, pur nella sua amarezza, pur nel suo prendere distanza da qualsiasi vana speranza sul futuro della scuola, Sgobba sembra dirci: finché c’è umanità, c’è speranza. E direi anche: finché c’è Scuola, c’è speranza. Che sia questo il senso di quel SOS che leggiamo in copertina?

Ovviamente, è molto probabile che la mia lettura sia completamente fuori traccia e tuttavia mi torna in mente una lezione che tenevo ai miei alunni liceali.

Ebbene, prima di Martino Sgobba, c’è stato un celebre filosofo e poeta che ci ha voluto mettere in guardia dalle false speranze. Più precisamente, nella lirica intitolata A se stesso, egli cerca in tutti i modi di convincersi dell’utilità di smettere di amare. Un tentativo condotto con tale insistenza e pervicacia da far nascere il sospetto che il primo a non credere ai suoi versi sia stato proprio lui.

Il suo nome è Giacomo Leopardi. Ai miei alunni lo presentavo come un ottimista e aggiungevo che finché c’è scrittura, c’è speranza.

Auguro al collega Martino di continuare a deliziarci con le sue pagine.

***

Martino Sgobba è nato a Monopoli (Bari) nel 1957 e vive nel capoluogo pugliese. Laureato in filosofia, dopo una prima e fondamentale esperienza giovanile nelle scuole di Belluno, è tornato in Puglia e ha insegnato nei licei prima di divenire Dirigente Scolastico. Fino al 1989 è stato attivo nella saggistica filosofica. Successivamente si è dedicato alla scrittura letteraria, pubblicando due raccolte di racconti per Giovane Holden Edizioni: Le parole restano (2010) e Il mare è soltanto acqua (2011). Per Robin Edizioni ha pubblicato il romanzo Un liceo da suicidio (2013) e la raccolta di racconti Destini (2015). Con i suoi libri ha vinto vari premi letterari.


Articolo precedenteIL NIDO NEL POZZO
Articolo successivoSe-ma-fori
La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...