In dialogo col politico giurista Alain Terrenoire
Razzismi ed antisemitismi, terrorismo islamico, odio verso le laiche libertà dell’Occidente, alterazione cavillare ma insidiosa degli equilibri pluralistici della democrazia, depotenziamento del parlamentarismo rappresentativo, attacco alla separazione netta dei poteri degli Stati, strumentalizzazione politica dell’attività giudiziaria: questi fenomeni irrazionali rappresentano i tumori che opprimono la salute della nostra civiltà liberale.
Ne parliamo con il giurista e uomo politico francese Alain Terrenoire, Presidente dell’Unione Paneuropea Internazionale – International Pan-European Union, organizzazione fondata negli anni Venti del ‘900 dal filantropo liberal-progressista Richard Coudenhove-Kalergi.
Alain è figlio dello storico ministro del generale de Gaulle, Louis Terrenoire; è nipote del giornalista ed ex Vicepresidente del Consiglio Francisque Gay. Sin da giovanissimo Alain si è dimostrato brillante e intraprendente. All’età di venti anni ha fondato l’Unione dei Giovani Democratici Europei, ha ricoperto incarichi notevoli nel Parlamento europeo, a venticinque anni è stato il membro più giovane dell’Assemblea Nazionale in Francia. È stato membro di varie Commissioni tra cui quella degli Esteri, è stato membro del gabinetto del ministro della Difesa negli anni Settanta, membro della delegazione francese presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si è occupato di politica internazionale, è stato consigliere regionale e tanto altro ancora.
Si dialogherà direttamente con il Presidente Alain Terrenoire, per acquisire ulteriori chiavi di lettura della complessa realtà politica nella quale siamo immersi, e nella quale secondo la mia visione determinativa liberale possiamo scegliere chi essere e come agire da cittadini attivi. L’intervista – con le domande e le risposte – l’ho condotta interamente in francese, ma nel presente articolo l’ho tradotta fedelmente nella lingua italiana.
Nel 1972 lei è stato autore e relatore della proposta di legge contro il razzismo e l’antisemitismo, adottata all’unanimità dai deputati in Francia. Attualmente qual è l’importanza della lotta contro il razzismo e l’antisemitismo anti-occidentalisti, nella nostra Europa attraversata dal terrorismo che in un mio vecchio scritto ho definito “nazismo islamico”?
TERRENOIRE: “Nel 1972, nel contesto francese dell’epoca, con le conseguenze post-coloniali e più di un quarto di secolo dopo la fine del genocidio degli ebrei, diversi comportamenti, atti e parole sollevavano di nuovo razzismo e antisemitismo. La legislazione francese non ha risposto a sufficienza, i procedimenti e le sanzioni penali erano rari. Se le vittime potevano tentare di avviare il procedimento individualmente, esse non potevano essere accompagnate e sostenute da associazioni antirazziste all’interno di procedure giudiziarie costose e complicate. Per questo motivo ho preso l’iniziativa di una proposta di legge che ho redatto e relazionato all’Assemblea Nazionale per rimediare a questo deficit legislativo, e per consentire alle associazioni di costituirsi parte civile e di intervenire al fianco delle vittime. La mia proposta è stata adottata all’unanimità da entrambe le camere del parlamento. Da allora, essendo la legge del 1° luglio 1972 la base giuridica dell’antirazzismo, nuove leggi l’hanno integrata”.
È stato Presidente dell’Unione Paneuropea di Francia dal 2003 al 2013, e nel 2004 è stato eletto Presidente dell’Unione Paneuropea Internazionale, fondata dal grande filosofo e uomo politico Coudenhove-Kalergi. Quale modello d’Europa è il più efficiente per contrastare e prevenire il terrorismo islamico?
TERRENOIRE: “Dal 1957 ad oggi l’Unione Europea, pur espandendosi alla maggioranza degli Stati europei, ha privilegiato l’organizzazione della sua vita economica e dei suoi scambi commerciali, trascurando tutte le altre questioni che normalmente rilevano nell’ambito di una unione di Stati e popoli. Non dobbiamo più attendere per costruire una Europa potente, che si presenti con una geopolitica comune di fronte alle altre potenze. Urge affermare l’indipendenza di un’Europa sovrana in grado di garantirne la sua sicurezza interna ed esterna, la protezione dei suoi legittimi interessi e la sua propria Difesa. È anche indispensabile che l’Europa accentui la solidarietà tra tutti gli europei. Dobbiamo raggiungere più coesione nelle politiche economiche, finanziarie, di bilancio, fiscali e sociali. L’Europa allo stesso modo deve dotarsi degli strumenti tecnologici che le consentano di garantire la propria indipendenza anche in questi settori. Infine, per combattere le sanguinose devastazioni del radicalismo islamico, l’Unione Europea deve smetterla di essere di una tolleranza codarda e ingenua, come troppo spesso è stata. Essa deve riconsiderare completamente Schengen e la sua politica di immigrazione”.
Quale ruolo strategico può giocare la politica transatlantica d’amicizia militare con gli Stati Uniti d’America nella lotta contro il terrorismo? Quale ruolo strategico può giocare la politica transatlantica, per la costruzione di un esercito federale europeo impegnato nella prevenzione del terrorismo?
TERRENOIRE: “Ormai da molto tempo c’è una doppia evoluzione nella politica estera americana, da cui gli europei non hanno ancora tratto le conseguenze. Il primo cambiamento è un significativo ritorno degli Stati Uniti verso una forma di unilateralismo che si è riflesso nei loro disimpegni militari esteri, nel loro rapporto con i loro alleati e nella sua politica commerciale, in particolare con gli europei. Il secondo cambiamento può essere visto nella priorità che la politica americana ora attribuisce alla sua strategia in Asia e nelle sue relazioni con i Paesi che si affacciano sul Pacifico. Spetta alla stessa Unione Europea organizzare e guidare la lotta contro il terrorismo. Certamente, essa deve essere associata agli Stati Uniti in questa battaglia. Questo è il motivo per cui le diverse minacce che gravano sull’Unione Europea richiedono che essa abbia necessariamente una propria capacità di Difesa”.
Su un’eventuale strada di coordinate riformiste da sviluppare, circa la tematica sempre attuale dei reati ministeriali, al termine del mio discorso – poi divenuto saggio edito – intitolato “Prospettive storiche sulla ‘giustizia politica’: la responsabilità penale dei ministri in Italia”, ho sostenuto quanto segue: ‹‹La delicata particolarità della tematica dei reati ministeriali necessita di misure procedurali altrettanto speciali, e già sul piano legislativo della loro ideazione. (…) La attuale tendenza maggioritaria in materia di ricorsi concernenti l’accertamento e la persecuzione dei reati ministeriali consiste nel trovare delle risposte precise, capaci di staccarsi dalla logica autoreferenziale della specialità assoluta. Attualmente, per i reati posti in essere dai ministri, occorre una soluzione di specialità minima necessaria, idonea a coniugare il rispetto della separazione dei poteri dello Stato con il cardine giuridico dell’uguaglianza dei cittadini nel processo penale›› (n.d.a.: il mio saggio è stato pubblicato in francese da Roma Tre Press, ma qui sia il titolo che il passo sono tradotti in italiano per maggiore comodità di tutti i lettori di Odysseo).
Si ringrazia vivamente il Presidente dell’Unione Paneuropea Internazionale, Alain Terrenoire, per questo dialogo edificante. Stimolato dalla dialettica d’interscambio opinionistico con una personalità istituzionale di respiro transnazionale, non posso che aggiungere ulteriori mie considerazioni. I lettori avranno pazienza nel leggerle, si spera, per meglio entrare nel vivo del messaggio euro-federale a vocazione demolibertaria e sociolibertaria che modestamente vorrei si aggiungesse a quanto sopra detto: per concepire il futuro dell’europeismo federale in senso più progressista e non più soltanto in un senso affezionato al liberismo ed ai suoi surrogati di pensiero applicativo. Vorrei si aggiungesse un quid pluris di sociale e di sociabile, rispetto all’identità più tradizionalista-soft che oggi sembrano sposare per lo più i paneuropeisti.
In ogni stagione istituzionale che verrà ciascuno Stato europeo dovrà avvertire l’esigenza di verificare l’adeguatezza dei mezzi civici, politici e giuridici che adotta per contrastare e curare i mali che affliggono la sicurezza delle persone e delle istituzioni rappresentative, che ledono l’ordine pubblico delle democrazie liberali, che soffocano le libertà dei diversi individui in società. Nel 2022 ormai i tempi sono maturi per allenare le capacità istituzionali e le sovranità stesse degli Stati europei a compiere un ulteriore passo.
Oltrepassando il rude ostacolo della inefficienza dei solipsismi statuali, in uno scenario internazionale sempre più pungente e sempre più bisognoso di strutture forti con strategie estese, il passo da compiere è quello di fronteggiare in modo unitario i fenomeni che si agitano nella nostra Europa. Per gestire con una visione politica forte le richieste di ottimizzazione degli investimenti, le crisi occupazionali ed ecologiche, l’immigrazione, la lotta al nazismo islamico e ad ogni altra forma di terrorismo, così come per realizzare un processo di unificazione militare continentale vocata alla pace ed alla cooperazione per gli sviluppo (più) sostenibili, ed altro ancora, il passo da compiere deve sprigionare la sua efficienza sul terreno fertile di un aperto e solidale patriottismo italeuropeo: sempre socio-internazionalista e mai nazionalista o – come suol dirsi distintamente oggi – sovranista.
Dentro alla frammentazione nonché di fronte alla deriva neo-nazionalista dei continenti serve più di una speranza politica, per ricominciare: il nuovo libertarismo sociale, una ri-pangea universale dei diritti fondamentali così tanto messi al bando dal putinismo e, per i più temerari, i futuri Stati Uniti d’Europa dei valori umani; per poi proseguire, tra radici e progresso.
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