eroi

L’abitudine più consueta della politica italiana è defilarsi dalle problematiche sociali per ritirarsi sul monte dell’indifferente omertà.

Non prendere posizione riguardo ad argomenti scottanti può essere un escamotage per convincere la massa ad abbandonare lo spiritico critico e affidarsi totalmente a quello che i media ci dicono, offrendoci un’informazione parziale, notizie filtrate dalle comode poltrone di stanze decisionali. Considerandoci, pertanto, semplici cronisti super partes, proveremo a descrivere l’onda di ribellione che, nel tempo, ha travolto generazioni di sconvolti, vecchi ragazzi con nuovi princìpi, antiche regole da infrangere con chitarre, pistole ed estintori. Già, gli estintori, quelli che spengono sul nascere il maleducato ardore di figli senza genitori, figli cresciuti per strada e che dalla strada hanno preso il peggio. Una selezione naturale dove l’intelligenza si cela dietro l’onore e il rispetto di chi con la violenza ha tutto da spartire.

L’estintore della coscienza no global, un movimento di protesta volto principalmente alle multinazionali, potenze che condizionano le scelte politiche dei singoli governi, in tema di energie ambientali sostenibili, alla mercé di logiche imperialistiche dannose per la condizione dei lavoratori. In fondo, ci hanno sempre insegnato una cosa: si nasce incendiari e si muore pompieri. Peccato, però, che nessuno ci abbia davvero spiegato la differenza tra bene e male, il relativismo legato a gesti anarchici, quelli che si fanno ricordare, quelli che, nostro malgrado, trasformano la normalissima giornata d’estate di un ragazzo nella terribile memoria di un inconsapevole e ambiguo eroe.

Sì perché, il 20 luglio del 2001, l’indifferenza toccò proprio le pendici della collina di Albaro e fuggì sul primo treno della stazione Brignole. Carlo Giuliani aveva solo 23 anni e la spiaggia era praticamente la sua seconda casa. L’autopsia avrebbe successivamente rivelato che quel giorno indossava “pantaloncini sportivi in materiale sintetico di colore rosso sotto pantaloni di una tuta ginnica di colore blu in cotone acetato, insieme a una canottiera bianca di cotone, tagliata sul davanti e ampiamente intrisa di materiale ematico, scarponcini sportivi da trekking e calze di lana”.

Non si conosce esattamente il motivo che ha spinto Carlo a partecipare ai violenti scontri di Via Tolemaide, ma ciò che ha turbato l’opinione pubblica è stata la mancanza di protezione garantita al Quartiere Foce, una zona agitata, fino ad allora, solo dalla riva sinistra del lazzaretto che accolse lo sbarco dei Mille. Qui però non si stava progettando l’unificazione dell’Italia, si decidevano le sorti del Pianeta. Alla tavola rotonda del G8 non sedevano valorosi cavalieri ma disperati capitalisti, business men che arruolavano coraggiosi soldati in cambio di patriottiche promesse.

Un eroe ambiguo, forse, Carlo Giuliani. Un eroe ambiguo, si direbbe, Mario Placanica, carabiniere ausiliario che, dalla Land Rover della compagnia CCIR, sparò un colpo di pistola, uccidendo la spensieratezza di un teorico ribelle. ‘’Legittima difesa’’, questo almeno sentenziò la Corte Europea dei diritti dell’uomo che risarcì la famiglia di Giuliani ed assolse lo Stato Italiano.

Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze’” (Joseph Campbell).