
Suor Grazia Papola, Docente di Sacra Scrittura presso la Facoltà Teologica di Milano, interviene nella terza serata della Settimana Biblica della Diocesi di Andria, con una relazione sul tema: “Giuseppe: signore dei sogni”.
Suor Grazia, abbiamo incontrato diversi giovani nella Bibbia. Lei ci fa conoscere Giuseppe, un diciassettenne sognatore. Cosa sogna Giuseppe?
Giuseppe fa due sogni molto evocativi: in uno sogna dei covoni e in un altro il sole con la luna e undici stelle che sembrano prostrarsi a lui. Questi sogni sembrano essere legati ad un desiderio di primeggiare e di dominare sugli altri e così lo interpretano il padre e i suoi fratelli. Forse questo è il sogno iniziale di Giuseppe diciassettenne molto amato dal padre ma che non riesce a vivere con libertà l’amore paterno. Lungo tutto il percorso che il narratore ci racconta, però, Giuseppe impara ad interpretare il suo sogno e a comprendere che non è tanto nel dominio che eserciterà il suo ruolo centrale della famiglia, quanto nel mettersi a servizio della vita dei suoi fratelli e di suo padre. Quindi è un sogno che passa dal desiderio di primeggiare al desiderio di primeggiare nell’amore.
I sogni aiutano a gettare lo sguardo più in là, a vedere e desiderare oltre, allargano il cuore. Ma, come ha detto il Papa mettendo in guardia i giovani, ci sono anche i sogni della tranquillità, che addormentano e “fanno di un giovane coraggioso un giovane da divano”! Come distinguere i sogni che vale la pena sognare?
I sogni che vale la pena sognare sono quelli che mettono in movimento. Sono quei sogni che, anche partendo da un desiderio che sembra essere autoreferenziale, di fatto spingono a mettersi in cammino e sono guidati verso la verità del senso della propria vita, senza la paura di incontrare anche il fallimento, lo scacco o la delusione. Però sono anche sogni che vanno anche accompagnati perché il movimento possa essere veramente di ricerca di autenticità e fatto nella libertà. L’accompagnamento in questo senso è decisivo, senza essere sostituzione, ma capacità di porsi a fianco e suggerire la meta, lasciarla presagire senza indicarla del tutto, in modo tale che non si sottragga, a chi lo desidera, lo spazio della ricerca.
Adulti e giovani possono sognare insieme?
Sì, devono! E penso che l’essere insieme non sia semplicemente nel compiere la stessa azione del sognare, ma nel riappropriarsi da parte degli adulti dell’utopia legata al sogno e da parte dei giovani nell’accogliere dall’esperienza degli adulti la possibilità di lasciar crescere il desiderio. In questo dovere credo ci sia un reciproco accompagnamento perché il sogno di entrambi possa realizzarsi.
Come possono incontrarsi il desiderio di felicità di Dio per gli uomini e i sogni di un giovane credente?
Il Siracide dice che i sogni vanno interpretati come visioni dell’Altissimo. Credo che il desiderio da parte di Dio sia sempre un desiderio di felicità e nell’ascolto paziente della Parola da parte dei giovani credenti ci possa essere la possibilità di interpretare i loro desideri come desideri che Dio stesso pone nel loro cuore. Mi sembra di poter dire che i desideri sono il linguaggio di Dio per la vita degli uomini. I desideri grandi sono il linguaggio con cui Dio comunica il suo desiderio di felicità e quindi nel desiderare in grande c’è l’incontro tra il desiderio nostro e il desiderio di Dio e l’ascolto paziente della Parola è una strada per poter decodificare nella nostra vita questa presenza di Dio che accompagna.