Paronetto: la casta clericale vuole catturare un papa noto per averci donato la Pacem in terris e imbrigliare il magistero di pace di papa Francesco, troppo scomodo per alcune pratiche e silenzi dei vescovi italiani.

È di martedì 12 settembre l’inquietante notizia riportata dai quotidiani “L’Avvenire” e “L’Osservatore Romano”: S.E. Mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, si presenta al comandante di stato maggiore, gen. Danilo Errico, presso il Palazzo dell’Esercito, in via XX Settembre, per consegnargli, alla presenza della ministra della difesa Roberta Pinotti, la notifica del decreto, datato 17 giugno 2017, con cui la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti dichiara San Giovanni XXIII “patrono presso Dio dell’esercito italiano”.

La ricerca di un patrono per i soldati italiani inizia nel lontano novembre 1996, quando, in occasione della consegna della bandiera di guerra dell’Esercito italiano, l’ordinario dell’epoca, l’arcivescovo Giuseppe Mani, e molti cappellani militari si interrogano se si possa individuare una figura significativa per ricoprire il ruolo di patrono dell’esercito. Il percorso, tra fasi alterne di rallentamenti ed accelerazioni, dura 21 anni fino al decreto del 17 giugno ed alla notifica del 12 settembre 2017.

«La venerazione di san Giovanni XXIII – sostiene il generale Errico – rappresenta un’aspirazione devozionale, fortemente condivisa da tutto il personale dell’Esercito, che vede, in questo celestiale punto di riferimento, una costante fonte di ispirazione nel quotidiano cammino di servizio». «È un dono speciale – aggiunge l’ordinario militare, l’arcivescovo Marcianò –, che si fa dovere e sfida».

Mentre il presidente della CEI, cardinale Gualtiero Bassetti, precisa di aver appreso la notizia nel corso della mattinata del 12 settembre, chiosando di non voler esprimersi, se non dopo essersi documentato, una parte consistente del mondo cattolico insorge manifestando disagio, sgomento, sconcerto e legittima indignazione.

Proclamare papa Roncalli patrono dell’esercito per i suoi trascorsi di cappellano militare durante la prima guerra mondiale significa cristallizzarlo ed imbalsamarlo in una situazione sconvolgente e traumatica, quale quella bellica, che egli si lascia alle spalle e supera, attraverso un processo catartico, compiendo gesti, oltre che promuovendo iniziative ed interventi emblematici nella direzione della pace, del dialogo, del ripudio delle armi e della risoluzione dei conflitti tra nazioni con la diplomazia: l’apertura del Concilio Vaticano II, l’intermediazione tra l’URSS di Kruscev e gli USA di Kennedy, quando missili nucleari sovietici vengono piazzati in territorio cubano e l’umanità tutta rischia una deflagrazione atomica, soprattutto la Pacem in terris, in cui condanna ogni guerra totale.

Pacata, ma ferma, è la presa di posizione di don Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura, Gravina, Acquaviva delle Fonti, nonché presidente di Pax Christi Italia, movimento che, con la campagna “Disarmare i cappellani militari”, da vari anni si batte per la smilitarizzazione dei cappellani militari, auspicando che essi siano senza divisa, senza stellette, senza gradi e senza un lauto stipendio.

Pensare a Giovanni XXIII come patrono dell’Esercito – egli osserva – lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in terriscon i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione-alienum a ratione”.

Speriamo ardentemente che sia scongiurabile e/o scongiurato il pericolo paventato da Sergio Paronetto, presidente del Centro studi di Pax Christi Italia, il quale intravede dietro il decreto del 17 giugno due tristi operazioni: “la cattura burocratico-castale di un papa noto al mondo per la sua azione di pace e per averci donato la Pacem in terris e il tentativo di imbrigliare e ostacolare il magistero di pace di papa Francesco, ritenuto troppo audace e scomodo, spesso in contrasto con alcune pratiche o silenzi dei vescovi italiani”.


Fontehttps://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/d/d1/Pope_Saint_John_Paul_XXIII.jpg
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Sono Rosa Del Giudice, già docente di italiano e latino presso il Liceo Scientifico "R. Nuzzi" di Andria dal 1969/70 al 1998/99 e, ancor prima, docente di italiano e storia presso l'ITIS "Sen. Jannuzzi" di Andria. Attualmente sono la rappresentante legale del Centro di Orientamento "don Bosco", che dal 1994 è un'Agenzia Educativa molto presente sul territorio andriese in quanto si occupa di temi pedagogici ad ampio spettro, promuovendo ed organizzando, prioritariamente, attività in due ambiti: l'orientamento scolastico nelle ultime classi delle secondarie di 1° grado, finalizzato a ridurre il fenomeno della dispersione; la formazione dei docenti, che la L.107 su "La Buona Scuola" opportunamente considera come obbligatoria, permanente e strutturale. Non lesino il mio contributo all'interno di Associazioni che si battono per il perseguimento del bene comune ed il riconoscimento dei diritti a quanti vivono nelle periferie esistenziali del mondo.

2 COMMENTI

  1. Io direi semplicemente : San Giovanni xxiii intercedi per scongiurare ogni guerra , tu che sei il patrono dell’esercito italiano.

  2. Lo si può invocare affinché scongiuri ogni guerra come ispirato autore della Pacem in terris piuttosto che come patrono dell’esercito italiano.

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