Fino a qualche tempo fa, il gioco d’azzardo era quello che ci immaginavamo praticato con le carte in fumosi e loschi retrobottega, al riparo da occhi indiscreti e soprattutto da quelli dello Stato. Oggi, il gioco d’azzardo lo incontriamo messo in bella mostra, sponsorizzato dallo Stato, quasi in ogni bar o tabaccheria in cui andiamo. Gratta e vinci, lotterie, slot machine, hanno in breve tempo fatto sì che il problema degenerasse, aiutati dall’assenza di una ferrea regolamentazione.
Su questo giornale ci siamo occupati a più riprese di gioco d’azzardo. Se vi interessa quanto il problema sia degenerato leggete la storia, vera, verissima, di Mary . Se vi interessano le questioni legate alle normative, leggete Non giochiamoci la vita! Il gioco d’azzardo e l’ipocrisia delle Istituzioni. Qui parleremo, invece, delle proporzioni raggiunte dal fenomeno e di quel che si può fare.
Ciò che ha cambiato radicalmente negli ultimi 20 anni l’attitudine degli italiani nei confronti del gioco, è stato proprio l’aver moltiplicato i luoghi in cui poter giocare, attraverso licenze concesse senza criterio e un’assidua promozione, almeno secondo il rapporto “Il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla società italiana”. La scelta è stata espressamente politica, orientata, ovviamente, a fare cassa: nel 1992 arrivano le estrazioni del Lotto infrasettimanali, nel 1999 vengono autorizzate le sale bingo, nel 2002 le slot machine, nel 2004 vengono liberalizzate le scommesse sportive, nel 2009 i casinò on line. Il risultato è che il mercato del gioco d’azzardo italiano diventa il più grande mercato europeo, passando da un fatturato di 14 miliardi, nel 2000, a uno di 90 miliardi nel 2012, corrispondente al 4% del Pil. 15 milioni di italiani coinvolti (di cui 3 milioni a rischio patologico) in un gioco in cui non c’è niente da ridere, e in cui non ci si diverte. Più che un gioco, un giogo, il giogo d’azzardo bisognerebbe chiamarlo, altro che gioco.
Anche la nostra città ha seguito il trend. Ad Andria, oggi ci sono 2 librerie, 26 chiese, 38 sale gioco (con “sale gioco” intendiamo d’ora in poi sia quelle propriamente dette, sia i circoli privati, sia le attività commerciali autorizzate all’istallazione di apparecchi per giocare). Più sale gioco che librerie, sinceramente, ce lo aspettavamo, invece la comparazione con il numero di chiese fa riflettere. Sembra che i timorati di Dio e risparmiatori che eravamo, non siamo più. Al posto che andare in chiesa a pregare la Madonna, sembra che molti andriesi si siano decisi per nuovi templi, le sale gioco, dove votarsi alla dea Fortuna, offrendole i propri sacrifici. Va notato che delle 38 sale scommessa di cui abbiamo accennato, 19 sono state aperte dal 2012. In altre parole, in 2 anni, il numero delle sale gioco ad Andria è raddoppiato, ripeto “raddoppiato”. Il fenomeno è in piena escalation, far finta che non esista non lo fermerà, è più che mai urgente allora fare qualcosa. Ma cosa si può fare?
In realtà molto poco, ma qualcosa sì. “Molto poco” perché i tribunali impediscono di bloccare le sale gioco, “qualcosa sì” perché le giunte comunali hanno l’autonomia sufficiente per provare ad arginare il fenomeno, ovviamente ove ce ne fosse l’intenzione.
Ha avuto l’intenzione Maria Ferrucci, sindaco di Corsico, città di 35 mila abitanti, vicino Milano, funestata dai centri scommesse. Assieme ad altri, la sindaca ha scritto il “Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”, con l’intenzione di chiedere una legge nazionale volta a contrastare le sale gioco, ma anche per divulgare le buone pratiche che i Comuni possono mettere in campo per contrastare l’epidemia. Queste possono essere (1) limitare l’apertura dei centri scommesse vicino a luoghi sensibili (scuole, oratori); (2) limitarne gli orari di apertura e di chiusura; (3) sensibilizzare la cittadinanza sui rischi di questi giochi con manifesti, volantini, o dibattiti pubblici che alzino il livello di attenzione; (4) premiare gli esercizi virtuosi (ad esempio i bar) che non ammettono video poker e slot machine.
Questo è quello che ha fatto il Comune di Corsico: tassa rifiuti ridotta del 50% per i locali pubblici che non favoriscono il gioco d’azzardo e l’uso delle slot machine. I Comuni che hanno firmato il manifesto sono ad oggi più di 40, fra questi anche grossi comuni come quello di Milano.
A noi piacerebbe che fra quei comuni ci fosse anche quello di Andria e, viste le dimensioni che il fenomeno ha assunto nella nostra città, soprattutto negli ultimi 2 anni, siamo certi che la Giunta non resterà indifferente e firmerà. Scommettiamo?
Andrea Colasuonno
[ Foto dal web ]