«Incompetenza: ci sono parecchie scuole ormai per raggiungere lobiettivo»

(Fabrizio Caramagna)

Ho il fiato corto, annaspo, faccio molta fatica a restare a galla… e faccio fatica perché in questo mondo di alligatori sono costretta a sapere tutto e molto di più di ciò che sarebbe di mia spettanza.

E questo vale per tutti coloro che vogliono vedere rispettati i propri diritti, poiché dietro ogni angolo respirano incompetenti pronti a mangiarti con le loro fandonie.

Ciò che è peggio, però, è il pensiero del “bene comune”. Per ragioni che non è necessario stare a sciorinare, spesso sono nella condizione di sapermi informare, saper cercare, saper leggere anche linguaggi tecnici che non appartengono strettamente al mio sapere ufficiale. Questo richiede intanto malafede iniziale, perché mio malgrado ho imparato che, ovunque metta piede, devo farlo il più preparata possibile, contro il millantatore titolato di turno; dopodiché, comporta impiego di tempo, necessita di una buona dose di fortuna (perché bisogna trovare le strade chiare e non è detto accada) ed implica la trasfigurazione canonica.

Quale trasfigurazione?

Quella che ti trasforma, all’improvviso, da persona che chiede di veder rispettati i suoi diritti con una banale domanda che va compilata entro i termini richiesti e portata avanti da chi deve fare il lavoro per cui viene pagato, a tremenda rompiscatole costretta a pretendere, dopo aver dovuto leggere un elenco di normative e numeri che no, non avrebbe dovuto nemmeno conoscere per obbligo.

E questa sono io, tendenzialmente “la brutta”: ma quanti come me fanno egregiamente il loro lavoro, chiedono il rispetto di certi diritti e non hanno accesso a tutte le informazioni del mondo? Quanti non sanno farlo? Quanti non possono?

Quanti vengono infinocchiati?

Quanti si fidano degli uffici preposti a tutelarli e aspettano anni, a seguito di incuria altrui, per vedere portato a termine quanto avrebbe dovuto essere matematico?

Stamattina, qualcuno che proprio non sapeva dove fosse di casa il suo dovere ed evidentemente ignorava anche quanto io potessi arrivare ad essere pronta a parare i colpi inferti dalle fesserie che cercava di imbonirmi, ha osato chiedermi (con sincero stupore) dove fossero ubicati gli uffici che, in passato, hanno fatto tutto quanto dovevano fare, perché io ottenessi ciò che mi spettava, nel breve termine.

Ed io non credo si debba essere sottoposti a tali domande; penso nessuno abbia il diritto di stupirsi se da qualche parte esiste gente competente; sono convinta che troppe persone, altresì, competenti non siano e questo crei immensi squilibri, sprechi di tempo prezioso, dispendio di danaro pubblico e privato, cumuli di veleno nelle viscere.

Mi spiace dirlo, fossi meno arrabbiata forse non lo farei: ma tanta gente deve mettersi a lavorare, deve prepararsi per lavorare, deve conoscere il suo lavoro e deve smetterla di riscaldare la sedia!

In alternativa, quella stessa gente, andrebbe cacciata.

Anche questo, per il bene comune.

E per l’onestà assoluta.


FonteFoto di Christa Dodoo su Unsplash
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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.