
Storico direttore di produzione del Festival Castel dei Mondi, Francesco Fisfola traccia un bilancio dei venticinque anni di cultura che l’evento ha regalato alla Città, iter duro e frastagliato, un percorso ad ostacoli che sublima la locuzione per aspera ad astra
Ciao Francesco. Venticinque anni di emozioni e successi. Cos’è oggi il Festival Castel dei Mondi?
È ancora il Festival di teatro più importante di Puglia ed uno dei più importanti del Sud Italia. Un festival che rivolge la sua attenzione, attraverso lo studio e la ricerca dei nuovi fermenti culturali e linguaggi artistici sia sulla scena nazionale che internazionale, il suo sguardo e l’obiettivo finale sempre e solo verso il pubblico. In questo il Festival Castel dei Mondi è probabilmente un unicum in Italia, nonostante i budget non sempre adeguati, sicuramente uno dei pochi festival non autoreferenziali nel panorama teatrale italiano.
Qual è la maggior difficoltà nell’organizzazione di un evento internazionale di questa portata?
La burocrazia. È un Festival che è di proprietà di un ente locale, e in questi tempi non è una gran fortuna, poiché le risorse pubbliche periferiche sono sempre più esigue ovunque e quindi diventa sempre più difficile programmare per tempo e con certezza. Averlo portato alla XXV edizione è stato un lavoro faticoso e complicato di cui la Città deve essere davvero fiera. Rimane un biglietto da visita ineguagliabile di cui bisognerebbe essere più consapevoli.
Oltre ad assistere numerosa agli spettacoli in programma, in che modo la cittadinanza può sostenere la sopravvivenza della kermesse?
Acquisendo quella consapevolezza che restituisce quel sano orgoglio che solo il riconoscimento identitario sa trasmettere. Il Festival è un pezzo di città, uno dei più belli, uno dei migliori.
Cosa riguarderà l’upgrade del Festival nei prossimi venticinque anni?
La certezza, innanzitutto, prima ancora che i fondi. Debbo ripetermi, avere il tempo necessario per programmare un percorso che delinei delle direttrici di sviluppo al passo con quelle Internazionali, sottrarlo alla fragilità dei bilanci pubblici, attraverso una fondazione per la cultura, ad esempio, in cui la città di Andria mantenga certamente la titolarità del brand e la sua presenza, potrà garantirgli lunga e prosperosa vita, indipendentemente da chi avrà la fortuna e la responsabilità di condurlo, per consentirgli di continuare ancora a volgere il suo sguardo alla ricerca di quel che sta per accadere.