
L’architetta libera e geniale italiana più conosciuta nel mondo.
La domanda è se sia corretto distinguere l’attività di architetto da quella di artisti, letterati, intellettuali e scienziati. Una linea sottilissima unisce tutte le arti e i saperi perché insieme rappresentano l’intreccio perfetto che porta a risultati capaci di durare in eterno. Ce lo insegna il passato dei grandi nomi come Bernini, Borromini, Michelangelo, Leonardo. Negli anni 50 del ‘900 questo è stato il caso di Gaetana Emilia Aulenti.Esempio di grande talento, impegno e libertà intellettuale Gae, come amava farsi chiamare a causa del nome ereditato dalla nonna Gaetana, troppo duro per una ragazzina, ha saputo farsi strada in un mondo sino ad allora prettamente maschile grazie alla sua competenza sul campo, alla costante ricerca intellettuale in ogni ambito del sapere e soprattutto grazie alla sua forte personalità. Gae, nata in provincia di Udine nel Dicembre del 1927, ci ha lasciati nell’Ottobre del 2012 dopo una lunga malattia che non le ha impedito di lavorare sino all’ultimo. Era nipote di un magistrato tranese con origini calabro-pugliesi e ha trascorso una parte della sua infanzia nella soleggiata Puglia. Trasferitasi con la famiglia all’età di 10 anni a Biella, ha poi conseguito la laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano e ha sin da subito collaborato con grandi nomi nel panorama italiano e internazionale. Un grande maestro nella sua vita è stato Ernesto Nathan Rogers, e un importantissimo committente nella sua carriera è stato il grande Adriano Olivetti che con il suo genio visionario farà entrare l’arte, l’architettura e il design a pieno titolo nel mondo della produzione industriale. Proprio riguardo alla sua versatilità e alle numerose committenze in giro per il mondo in una intervista per la Rai Gae Auelnti dirà: “questo essere così nomadi tra un lavoro e un altro può sembrare artificiale, ma io non voglio essere specialista di qualche cosa per questo mi occupo di architettura, di design, di teatro. e questo penso anche sia una condizione femminile, questa scelta che ti fa preferire le cose più nel profondo che in superficie, che ti fa preferire il sapere piuttosto che il potere. In questo rifiuto credo ci sia una armonia e non il contrario”
Gae Aulenti si è distinta per la profonda attenzione al contesto urbano e paesaggistico che amava studiare e sviscerare per rispettare l’identità dei luoghi ove operava. Cercava di integrare le sue opere architettoniche o di reastauro tra la gente affichè diventassero uno strumento da vivere nel quotidiano e non solo qualcosa da ammirare esteticamente. Nei suoi celebri restauri, forse la parte più conosciuta del suo lavoro di designer, si è sempre presentata in punta di piedi, ha sempre messo in connessione il nuovo con l’antico in una mescolanza che integrava decoro e struttura, passato e futuro. “L’architetto” ha dichiarato in un’intervista “deve saper leggere il contesto perché molto spesso le radici sono nascoste e sotterranee. Il saperle riconoscere e metterle in evidenza è il grande lavoro di rilettura storica di un luogo”. Artefice della progettazione e dell’allestimento di numerosi musei tra cui la ristrutturazione di palazzo Grassi a Venezia nel 1985 e del Museo Nazionale d’Arte Moderna al Centro Pompidou di Parigi (1982-85) si intende qui ricordare l’intervento più celebre che riguarda il Musèe d’Orsay a Parigi.
“Orgoglio italiano”
Varcando la soglia di uno dei musei più belli al mondo, il Museè d’Orsay a Parigi, è subito balenato alla vista il suo nome inscritto sulla parete destra all’ ingresso illuminato dall’enorme soffitto di vetro “Gae Aulenti 1980-1986”. Conoscendo per passione personale la sua storia di donna e di architetto di fama internazionale ho ripensato con orgoglio alle sue origini pugliesi che la legavano a Trani dove ha trascorso parte della sua infanzia.
L’architettura come l’arte, è eterna. Il Museè d’Orsay
Nel 1973, la Direzione dei musei di Francia progettava già di allestire all’interno della stazione d’Orsay un museo in cui tutte le arti della seconda metà del XIX secolo fossero rappresentate. Inaugurata nel 1900 dall’architetto Victor Laloux, negli anni ’40 la stazione, infatti, non poteva più esercitare la propria funzione a causa delle banchine troppo strette per i treni moderni, e si tramutò in centro di accoglienza dei deportati durante la Seconda Guerra Mondiale. Nei decenni a seguire divenne anche una suggestiva location cinematografica per grandi registi, da Orson Wells a Bernardo Bertolucci. A un passo dall’essere demolita e sostituita da un grande e moderno albergo, la stazione beneficiò del rinnovato interesse per il XIX secolo e fu inserita, in data 8 maggio 1973, nell’elenco straordinario dei Monumenti Storici. La decisione ufficiale relativa alla costruzione del museo d’Orsay fu presa dal il 20 ottobre 1977, su iniziativa dell’allora Presedente della Repubblica francese Valéry Giscard d’Estaing. Nel 1978, l’edificio fu classificato come monumento storico e per il coordinamento dei lavori di costruzione e di messa in opera del museo d’Orsay, fu istituita un’apposita fondazione pubblica. Gae Aulenti vinse un concorso e in sei anni riuscì a progettare il riallestimento di questo museo a Parigi il quale custodiva una collezione straordinaria. Per il Musée d’Orsay Gae Aulenti decide di conservare l’aspetto della stazione ferroviaria e studia come illuminare oltre 4000 opere: “la luce naturale e quella artificiale dovevano venire dalla stessa direzione, in quanto il Museo d’Orsay è un edificio a copertura vetrata, che permette di usare la luce zenitale“. Il primo dicembre 1986, François Mitterrand, all’epoca Presidente in carica, inaugurò il nuovo museo che aprì le proprie porte al pubblico il 9 dicembre dello stesso anno.
Il Museé d’Orsay è senza dubbio la creazione più celebre di Gae Aulenti, ma non l’unica nell’ambito museale: risalgono alla stessa epoca l’allestimento del Musée National d’Art Moderne al Centre Pompidou di Parigi la ristrutturazione di Palazzo Grassi a Venezia e il progetto per il Museo Nacional d’Art de Catalunya di Barcellona.
Gae Aulenti era orgogliosa della popolarità di cui godeva in Francia e il Musée d’Orsay le valse nel 1987 la Legione d’Onore, solo uno dei numerosi premi ricevuti: tra questi il Premio Imperiale per l’Architettura conferitole dalla Japan Art Association di Tokyo nel 1991 e da ultimo la Medaglia d’Oro alla carriera, che tenne a ritirare personalmente in Triennale a Milano nell’ottobre 2012, poco prima della sua scomparsa avvenuta il 31 ottobre.
Una grande lezione
Gae Aulenti è stata un grande architetto, eccelsa designer ma soprattutto un’intellettuale e ci lascia una grande lezione. L’importanza del rispetto per la storia dell’edificio, del quartiere e della città. Solo mescolando vari saperi, indagando tutti i campi del vivere umano si possono realizzare progetti lungimiranti o per dirla alla Gae “profetici” che perdurino nel futuro. Ciò che viene costruito è, prima di tutto, di chi lo usa. Non di chi lo commissiona né tantomeno di chi lo concepisce, ma di chi ogni giorno lo vive facendolo entrare nella sua intimità, nella sua vita quotidiana.
Gae Aulenti sembra quasi voler uscire dai suoi progetti. Non è mai lei la protagonista. Chiunque salga le rampe delle Scuderie del Quirinale e si affacci a godere del panorama della città eterna dalla splendida vetrata può facilmente rendersene conto. L’architetto non c’è. È rimasta solo l’architettura che in quanto arte, è eterna!
Oggi proprio nella sua Milano, Gae Aulenti viene ricordata e vive ogni giorno nella meravigliosa piazza a lei dedicata, realizzata dall’architetto Cesar Pelli, luogo di incontro tra il centro storico e la zona più finanziaria di Milano. Piazza Gae Aulenti dipinge una Milano del futuro, realizzata con un design completamente innovativo rispetto a quello che si era abituati a vedere fino a quel momento. La meraviglia di questo luogo continua anche al buio, quando le fontane iniziano i loro giochi d’acqua illuminati da luci di diversi colori. Qui è possibile ammirare il famoso Bosco Verticale l’Unicredit Tower, che conta 31 piani per un totale di 231 metri di altezza e risulta essere il più alto d’Italia, visibile fino a 10 km di distanza.
Curiosità* Royal Institute of British Architects ha riclassificato l’architettura come scienza solo nel 1958, prima dei questa data l’architettura veniva insegnata e studiata in prevalenza all’interno delle scuole d’arte.
*Victor Laloux (1850-1937), l’architetto della stazione d’Orsay
Foto credits Rosa Anna Delvecchio
Immagine Gae Aulenti Web
Molto interessante!! Grazie!!
La stazione della metropolitana di Napoli di Piazza Dante reca la sua firma: mi ha sempre colpito la sua intuizione ….. come ha fatto a capire che le scarpe solitarie e consumate sono l’anima più profonda di una città che cammina sempre???????
Descrizione chiara ed essenziale come Gae! Complimenti Anna Delvecchio.