Un viaggio nel tempo, piccoli uomini che crescono fra gioie e dolori, paure e insicurezze. “Gli anni più belli” racconta la storia di quattro ragazzi, Giulio, Gemma, Paolo e Riccardo (detto Sopravvissuto), quattro esistenze tormentate, quattro diversi modi di superare gli ostacoli quotidiani.

Girata fra Roma e Napoli, la pellicola è diretta magistralmente dal regista Gabriele Muccino che importa dallo showbiz hollywoodiano un plot introspettivo e, a tratti, toccante. “Gli anni più belli” è un film che viaggia sul filo sottile della malinconia, è la memoria che perdona ogni colpa, il ricordo che azzera tutti i tradimenti.

Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart attribuiscono alla narrazione un carattere cinematografico tipicamente italiano, con dialoghi serrati e crisi d’identità che definiscono il quadro familiare nostrano, attraversando epoche e decenni con la stessa facilità con cui si cambia stazione radio. A tal proposito, le note di Nicola Piovani e il soundtrack di Claudio Baglioni, che dà il titolo al film, accompagnano lo spettatore in un’emotiva reminiscenza a cui sente di appartenere.

Prodotto da Rai Cinema, distribuito da 01 Distribution e sceneggiato da Paolo Costella con lo stesso Muccino, “Gli anni più belli” non solo vede la riconferma della musa mucciniana Nicoletta Romanoff, ma segna anche l’esordio alla recitazione di una sorprendente Emma Marrone, calata perfettamente in un ruolo che sembra scritto a posta per lei.

Il montaggio di Claudio Di Mauro non è affatto semplice, stabilisce la connessione fra eventi e aneddoti che si rincorrono sulle lancette di un orologio inarrestabile. A collegare i protagonisti è un Amore puro e profondo, il desiderio di ritrovare l’autenticità delle relazioni, rapporti lontani dalle logiche di potere e del vile denaro, quelli che non ci costringono a scendere a compromessi, quelli che ci fanno stare bene, che ci completano, che ci fanno brindare alla vita con un velo sul cuore e il paradossale ottimismo leopardiano, scalzando la finta e pessimistica convinzione che per essere felici bisogna, a tutti costi, cercare la continua approvazione degli altri.

Perché, in fondo, più invecchiamo e più abbiamo bisogno delle persone che conoscevamo da giovani…


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.