Due ore e mezza di adrenalina pura

Furiosa: a Mad Max Saga è la prosecuzione del lavoro di George Miller cominciato nel 1979 con un giovanissimo Mel Gibson. La pellicola, però, riscosse molto successo solo dopo, con l’uscita di Fury Road, vincitore di ben sei Premi Oscar. Prosecuzione, dicevamo, ma a mo’ di prequel, in un’Australia distopica, per raccontare l’epopea di Furiosa, appunto, la vera protagonista della serie.

Un progetto durato nove anni, diverso da quello del 2015, due ore e mezza di adrenalina pura, la catartica crescita di Furiosa, prima bambina innocente, e poi spietata vendicatrice alleata di Immortan Joe, a capo della cosiddetta “Cittadella”.

A contrastare Furiosa, però, sarà Dementus (Chris Hemsworth), centauro assetato di potere che metterà i bastoni (chiodati) fra le ruote ai buoni della storia, creando, così, tutti i presupposti per il plot di Fury Road, in una sorta di fil rouge, una mappa che Furiosa si tatua sul braccio per mantenere la promessa fatta a sua madre, trucidata davanti ai suoi occhi, occhi di Anna Taylor-Joy, l’attrice che la interpreta, occhi imbronciati ma molto eloquenti. L’ex Regina degli Scacchi, infatti, appare schiva e taciturna ma con una capacità empatica incredibile.

Le ambientazioni scelte da Miller sono in sintonia con la tecnica del “world building”, una commistione di eventi storici (la guerra dei 40 giorni) ed aneddoti mitologici, effetti speciali, inseguimenti al cardiopalma con mezzi in stile Miyazaki, alla stregua di Ben Hur dei tempi moderni, sangue e strada si fondono, da Gastown a Bullet Farm in un destino già segnato e profondamente viscerale.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.