
Rimbombi di motori,
moti di cuore in burrasca.
al viscido sentiero di fuga,
scivoloso ti ingurgita
tra braccia uncinate
pronte ad accecare,
a potenziare
il lume d’odio,
olio bruciante di
turpe infamia.
Mani svolazzanti,
imploranti,
frotte di uomini e donne,
rivolta dei giusti
verso un riprovevole oblio.
Aeroporto di Kabul. Scene dall’apocalisse. Spari, calca, lacrimogeni e una folla di diecimila persone che preme per entrare nella speranza di trovare posto sugli aerei in partenza.