Venti secondi. Tanto è durato il discorso di Francois Hollande alla nazione. Un discorso profondo, commosso, rassegnato, una prova di forza travestita da umili panni della sconfitta o, almeno, dell’accettazione di essa.

Hollande ha capito, ha preso coscienza del cambiamento, ha realizzato quanto sia importante lasciare con decoro e stile. La Grandeur transalpina, d’altronde, glielo imponeva ma nessuno poteva costringerlo ad abbandonare un sogno, il secondo mandato presidenziale era lì, a portata di mano, ma se l’è fatto sfuggire coscienziosamente, si è fatto da parte prima che il popolo decidesse al posto suo.

Qui, le brioches di Maria Antonietta c’entrano poco, anzi, il boccone amaro Hollande l’aveva già annusato davanti ai primi dati di un sondaggio che lo davano ormai sfavorito. Con una diretta televisiva di quasi dieci minuti, Francois Hollande, dal Salone dell’Eliseo, ha ingoiato un rospo che neppure la peggior (o migliore, a seconda dei gusti) cucina di Parigi avrebbe saputo cucinare. A ribollire, invece, è stato l’orgoglio del Capo di Stato, il primo nella storia della V Repubblica, ossia dal 1958, a decidere di non correre per un secondo lustro. Già, perchè a differenza di Georges Pompidou, venuto a mancare durante il mandato del 1974, la scelta di Hollande trova la sua ossimorica logica difficoltà nella constatazione di essere di fronte solo al 13% del consenso popolare, percentuale che rappresenterebbe la minima parte della fiducia necessaria per sfidare un concorrente come Froncois Fillon.

Ma se pensate ad un comportamento di mera arrendevolezza nei confronti di una stantia Destra, vi sbagliate di grosso! Hollande ha mollato per ricompattare un’idea, rinsavire da princìpi capitalistici ed offrire alla sua Sinistra tutti i mezzi necessari per combattere il monopolizzante estremismo di Marine LePen.

Nonostante la politica antiterroristica di Hollande, promessa dopo gli attentati del 13 novembre 2015, sia stata, alla luce degli attacchi che ci sarebbero stati in seguito, inefficiente, va dato merito al Presidente in carica di aver apportato miglioramenti nelle fessure sociali dell’integrazione. Come da egli stesso annunciato nel discorso di insediamento, negli ultimi cinque anni la Francia ha conseguito risultati mirabili nella formulazione di una legge per i matrimoni gay, nella sensibilizzazione verso il riscaldamento climatico, nell’accesso agevolato ad un’ottima assicurazione sanitaria e nell’inflessibile controllo dei conti pubblici.

E’ una scelta, difficile, matura, grave. E’ la scelta di un uomo di Stato”. Con queste parole, il Premier Manuel Valls, ha congedato una figura che nel bene o nel male si è trovata a gestire uno dei periodi più difficili per la Francia dei tempi moderni.