
«Più ci penso, più mi rendo conto che non c’è nulla di più veramente artistico che amare gli altri»
(Vincent van Gogh)
Oggi avrei dovuto incontrare un’amica. La nostra amicizia, come direbbe Alberoni, si intesse di una filigrana di incontri non frequenti, ragion per cui ogni nuovo appuntamento ha il suo valore.
Solo che, all’ultimo momento, e quando io ero già partito per incontrarla, Adele, la mia amica, mi ha scritto che non sarebbe più potuta venire. Un messaggio di quelli strani, apparentemente immotivati. E che si spiegano, quindi, con una motivazione molto seria, magari anche tragica.
La motivazione non si è fatta attendere: «Ho perso il mio compagno, da qualche mese, per un infarto improvviso. Ora vado avanti, ma non so più perché, forse solo per senso del dovere. Noi non convivevamo e lui, separato da anni, non aveva mai divorziato. La moglie ha pensato bene di estromettermi da tutto, mi ha cancellato dai manifesti e ha fatto ridere la gente scrivendoci in testa il proprio nome. Francesco, il mio compagno, era un pittore e io assisto sbigottita allo scempio che lei intende fare delle sue opere. Sono devastata».
Ho letto le parole della mia amica tutto d’un fiato. E la devastazione è partita in me. Ho pensato alla sua tristezza senza consolazione né riconoscimento, quasi si trattasse, e non lo era, di un amore clandestino.
Ho pensato, di default, a tutti gli amori clandestini e alle perdite silenziose che comportano. Amori che non chiedono niente e danno tutto, che tutto ricevono e restituiscono. Ma che troppo spesso sono sotto l’indice accusatore del moralismo bigotto. Di quanti giudicano senza conoscere né comprendere, semplicemente perché non attraversano il cuore altrui e le sue contraddizioni. I misteri dell’essere umano, le sue miserie e fragilità, ma anche le sue grandezze e vette, inesplorabili ai più.
Di Francesco ricordo la tenerezza con cui fasciava Adele.
E così le ho scritto: «Posso provare a immaginare il tuo dolore davanti alla duplice ferita inferta dal vuoto che lui ha lasciato e dalla stupidità della umana crudeltà. Quanto al tuo “andare avanti senza sapere perché”, ci sarebbero mille ragioni da ricordarti, ma non te ne dirò neppure una: le scoprirai da sola e magari lui te le suggerirà».
La risposta, ancora una volta, non si è fatta attendere: «Francesco è sempre in dialogo con me, lo so, gli parlo spesso ad alta voce, ma non riesco a capire cosa mi dice, ancora. Spero anch’io che continui ad abbracciarmi con la dolcezza e al tempo stesso la determinazione che lo contraddistinguevano».
Ecco, non c’è nulla di più artistico dell’amore. E l’eredità di Francesco è al sicuro: nel cuore di Adele.