L’amore riscalda, tradire agghiaccia.
In questi giorni sto leggendo il denso libro di L. Manicardi, “Il vangelo della fiducia”. Scrive l’autore nelle prime pagine: “Noi viviamo di fiducia molto più di quanto ne siamo coscienti. Facciamo fiducia a ciò che il maestro insegna a scuola, crediamo che la forma dell’Australia sia come disegnata negli atlanti geografici, crediamo che il nostro nome sia effettivamente quello con cui siamo stati chiamati anche se non abbiamo fatto verifiche e ricerche all’anagrafe. In tante situazioni la fiducia è spontanea, naturale, ovvia”.
Queste parole, mentre mi inducono a prendere coscienza di quanto sia diventato urgente e necessario ridare fiducia a noi stessi e agli altri, acquistano una sorprendente attualità a causa dei recenti fatti di cronaca. Senza fiducia, infatti, noi rischiamo di fare di tutta l’erba un fascio: il cancro della corruzione dei politici induce a vedere in ognuno di loro un corrotto che pensa solo ai propri affari e al proprio tornaconto; la piaga della pedofilia fa di ogni prete un potenziale pedofilo; l’irresponsabilità di alcuni lavoratori pubblici li rende, automaticamente, tutti “furbetti del cartellino”. Quando, poi, i telegiornali danno notizia di infermieri violenti e maestre che maltrattano i bambini, lo sdegno e la rabbia cresce (come è naturale che sia): chi, infatti, è più indifeso di un disabile fisico o psichico, o di un bambino di pochi anni? Ad un tratto tutti i sanitari e le maestre, nell’esercizio della loro professione, per noi diventano violenti e a dir poco irresponsabili.
Sorge, allora, la domanda: davanti a questi fenomeni, che ne è della nostra fiducia verso le istituzioni, la Chiesa, l’amministrazione pubblica, i sanitari e gli educatori della Scuola? Davvero sono tutti uguali come spesso si sente dire? O non è questa una drastica riduzione di fiducia verso il prossimo?
C’è poi un altro ambito della vita in cui la fiducia è determinante: l’amore. Se è vero, come sostiene ancora Manicardi, che “dall’amare e dall’essere amati nasce la fiducia”, è altrettanto vero che non esiste tradimento peggiore di quello che si verifichi tra due o più persone legate dal sentimento dell’amore. Amare e lasciarsi amare è un atto di fiducia, è consegnarsi all’altro/a nella propria fragilità e vulnerabilità, non nascondendo le proprie segrete debolezze. Ecco perché l’omicidio della povera professoressa Gloria, tolta alla vita e all’affetto dei suoi anziani genitori, ci sconvolge. Presa in giro da un balordo che, inganno su inganno, le ha fatto credere di amarla per poi rubarle i soldi e ammazzarla… Fingere amore, abusando della fiducia che un altro essere umano pone in me, è la forma più alta di tradimento.
«E come a graciar si sta la rana
col muso fuori dell’acqua, quando sogna
di spigolar sovente la villana;
livide, insin là dove appar vergogna
eran l’ombre dolenti nella ghiaccia,
mettendo i denti in nota di cicogna.
Ognuna in giù tenea volta la faccia:
da bocca il freddo, e dalli occhi il cor tristo
tra lor testimonianza si procaccia» (Inf. XXXII, vv. 31-39).
Così descrive Dante i traditori che abitano il cerchio più basso dell’Inferno. Lividi per il freddo, costretti nel ghiaccio che stringe e opprime, con il viso rivolto in giù per vergogna o per non essere riconosciuti, e il cuore triste. Se l’amore riscalda e fa ardere, l’odio e il tradimento della fiducia agghiacciano.