La corsa contro il tempo

“Ferrari”, pellicola del 2023 diretta da Michael Mann, non è solo un biopic, ma la trasposizione cinematografica di un’esistenza che punta all’eccellenza, un percorso creativo, quello di Enzo Ferrari, che di normale ha ben poco, un timido ma eloquente quadro biografico che accenna al lusso di un marchio, offrendo in cambio dissolutezza e materialistica sensibilità.

Enzo Ferrari è Adam Driver, imponente interprete che (per buona pace di Favino e della sua patriottica polemica) traccia del commendatore di Modena un’immagine austera, caustica, al limite di un cinismo esacerbato dalla morte in guerra di suo figlio Dino, dall’amore conflittuale per sua moglie Laura (Penelope Cruz) e per la sua amante Lina Lardi (Shailene Woodley), madre del secondogenito Piero.

Enzo Ferrari combatte battaglie quotidiane dopo aver fatto tappa al cimitero, interiorizza record per motivare i suoi piloti a superarli, non ammette la sconfitta perché col dolore ci convive da sempre, eterno conflitto interiore, tra velocità e lentezza, tra Ford e Agnelli, fra la produzione in serie e le gare in giro per il Mondo.

Una corsa contro il tempo, la sua, il sostegno che si fa ineffabile nuvola, primi piani, quelli di Penelope Cruz, con una carica emotiva altissima, la personificazione recitativa che separa mostri sacri e piccole attrici, modelle che Ferrari non voleva a bordo pista per non oscurare la bellezza delle sue macchine e la grandeur del logo con il cavallino rosso.

Presentato in concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Ferrari” mostra la scelta manicheistica di eros e thanatos, un incidente a Guidizzolo, il fato che ammicca al successo per mettergli il bastone fra le ruote, quei copertoni squarciati dalla fretta di de Portago, suo pilota di riferimento, le vittime innocenti lungo la strada del destino di una casa automobilistica divenuta leggenda!


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.