Fermarsi alle ferite ci paralizza, ma andando oltre si raggiunge l’armonia nella vita e la luce fuori dal tunnel

Le ferite sono un simbolo della vita. La ferita genera sangue, ma come in un parto, da quel dolore può nascere la vita. Il giudizio e la violenza sono ferite che aprono alla libertà della vera magia che si chiama “perdono”. Questo è l’unica medicina capace di cicatrizzare l’onda sanguinea della vendetta.

Una immagine è il giudizio di Tommaso che ha nei confronti dei discepoli, chiusi nel cenacolo della paura, incapaci di uscire come lui, pur restando nel buio del dubbio. Sarà la ferita del Risorto ad aprire gli occhi di Tommaso, riuscendo a far rivedere la sua relazione, allargando i suoi occhi ad uno sguardo che apparentemente finito nel giudizio, rinasce nella misericordia sperimentata in quell’incontro.

È dall’esperienza della ferita del risorto che nasce la fede più alta; è guardando alle proprie ferite che si può comprendere, accettando i propri drammi, che c’è una via di uscita per tutti. Le ferite di coloro che non possono soddisfare il bisogno del cibo sono cura, per chi apre gli occhi, di una consapevole benedizione nella propria esistenza che anela alla responsabilità fraterna.

Esistono le ferite di chi non conosce le carezze della tenerezza, dei poveri di attenzione e oggetti di indifferenza. Si può avere una bella professione, una forte presenza sociale, si possono avere titoli invidiabili, ma contemporaneamente delle ferite nel cuore che trasformano l’esistenza umana in un campo di battaglia dove la guerra non è mai finita.

La sventura è la paura di non poter trasformare le proprie ferite da tragedia momentanea in dolore rigenerante e vitale, come la forza delle donne sa fare quando ad essere generata è la vita. La paura del dolore si rigenera nell’avventura dell’amore, la rabbia della memoria si apre alla sete della speranza e la ferita dell’animo diviene una crepa a cui, come ad una fonte, si attinge il sorriso del rinnovamento. Come in una primavera esistenziale che lascia la luce del sole al posto del grigiore invernale della delusione.

Aprendo il buio della ferita alla luce della fiducia, come in una notte ricca di stelle, si ha l’occasione di ritrovare l’orientamento e il senso del cammino. È la ferita che manda sotto terra quel seme che, nel corpo e nello spirito, offre i pollini di finestre di luce, spinta spirituale ed eredità nel valore dell’esistenza. Solo passando dalle ferite si raggiunge la libertà.

Fermarsi alle ferite ci paralizza, ma andando oltre si raggiunge l’armonia nella vita e la luce fuori dal tunnel. Nonostante i tentativi ed i fallimenti, per chi cerca si incontrano oasi perdute di vera pace.

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