“Mangiarsi un gol” non è solo un modo di dire, per Felice Sgarra, talentuosissimo chef andriese. Cibo e cucina mediterranea sono diventati uno scopo di vita, un marchio da esportare in tutta Italia, con i crismi e i sapori della nostra tradizione.
George Bernard Shaw ha scritto: «Non c’è amore più sincero di quello per il cibo» e il 32enne Felice si è immediatamente innamorato dell’arte culinaria. A Roccaraso, in Abruzzo, ha appreso le discipline fondamentali per una corretta, totale e funzionale gestione della ristorazione. Già, la gestione, una parola essenziale anche nell’ambito sportivo, prerogativa di tutti gli allenatori ad altissimo livello. Come Pep Guardiola che, corso il rischio di infornare una minestra riscaldata, ha infarcito il Bayern Monaco di quella crema catalana a lui tanto cara. Un gusto “aggressive”, insolito per i bavaresi abituati a wurstel e crauti. Lasciare il Barcellona non è stata per Guardiola una scelta facile, ma è tutto questione di treni presi o mancati. Così Felice, ancora studente, ha avuto già la possibilità di lavorare al Reale di Niko Romito, prima, e al Cristallo, noto ristorante di Cortina d’Ampezzo, poi.
Lavoro e senso di sacrificio lo hanno portato al cospetto dei palati più pregiati d’Italia. Le sue esperienze tra le cucine piemontesi gli hanno permesso di accedere alla finale del Bocuse d’Or, seguita dal trionfo al Premio Ferrarelle, per la “miglior ricetta tradizionale”. Sperimentare senza dimenticare le proprie radici. È ciò che si augura il nostro c.t. Cesare Prandelli, uno che ha il difficile compito di apparecchiare una tavola azzurra rispettando il gusto di sessanta milioni di italiani. Un miscuglio di moduli e stili di gioco che ci facciano brindare nella finale del Maracanà.
Dopo aver partecipato alla trasmissione televisiva “La Prova del Cuoco” e aver contribuito in maniera importante alla conquista dell’ambita “Stella Michelin” presso il ristorante andriese dove attualmente lavora, il giornalista enogastronomico Porzioni Cremona ha scritto che «la sua cucina ripone grandeattenzione al lato estetico, e punta su ingredienti collaudatidalla tradizione locale, per dar loro nuova vestecon un linguaggio moderno».
Dopo tanti bocconi amari, finalmente la nostra Città è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante tra i fornelli delle cucine nazionali e Felice Sgarra, nato nel 1982, sa di essere un predestinato. Il trionfo di Bearzot a Madrid ha aperto la strada a quell’orgoglio che, tuttora, esportiamo all’estero. Che si tratti di ostriche o di cime di rapa, Felice dimostra che non ci sia miglior companatico della passione che un artista mette in quello che fa.