«Chi non sta da una parte o dall’altra della barricata, è la barricata»

(Vladimir Lenin)

Era ieri, uno qualunque che di qualunque non aveva niente e stavo parlando amabilmente con la persona consciamente meno amabile io conosca.

Le interazioni con lei sono complicatissime da sempre, eppure ci conosciamo da vent’anni: un legame che è stato, di fatto, una palestra di vita. Oggi è una ricercatrice scientifica, più chiaramente una biologa che ha di buono, e fra le altre cose, la profonda conoscenza prima delle cose in cui non crede e poi di quelle per cui respira. La scienza, quella seria, si mette fisiologicamente nella condizione di poter spiegare serenamente i suoi sì ed i suoi no, questo è.

Il fatto è che le persone che non lasciano niente al caso sono faticosissime, ma ripagano perché sono sorprendenti: dunque parlavo con lei.

Cristo, ammesso sia reale, ha fatto un casino, mandando a quel paese gente e sbattendo cose per aria. Se fosse raccontato come davvero era, senza costruirci sopra cazzate stantie e polverose, sarebbe l’esempio più potente di rabbia purificatrice. E la stessa gente che recita a memoria cazzate e ripete gesti inutili in nome suo, sai quanti calci in culo avrebbe preso da uno così?

Io qui potrei anche fermarmi, perché questo è il momento storico in cui vado di quello che vedo e cerco di perdermi il meno possibile in dimostrazioni astratte: ho la sensazione che, mai come ora, siano necessari i fatti e non sia, per adesso, più il tempo di andare troppo per il sottile.

Ci siamo assopiti; bugia. Profondamente addormentati. E non c’è aulica filosofia che possa fare da agente di contrasto: servono sonori ceffoni nella faccia, esattamente come quanto ha detto la mia complicata amica.

Ieri stesso, qualcun altro aveva sonoramente dichiarato, davanti a un pubblico a metà fra il sorpreso ed il concentrato, di essere incazzato, perché non è più possibile chiedere a qualcuno di ricordare “chi” sia, come a voler imporre un modus. È necessario, piuttosto, che ciascuno trovi “ciò” che è, non c’è nulla da ricordare.

E poiché ci ho letto ragione da vendere, dico sì: occorre dunque un altro sforzo. Per trovare bisogna cercare e anche se il problema è che, come ho già detto in altra occasione, viviamo l’epoca dei cavoli bolliti, ci sono ancora, da qualche parte, le parmigiane di melanzane.

Io, che sono notoriamente una persona fortunata, di persone parmigiana ne ho trovate diverse sul cammino del broccolo lesso, ma non basta: ho anche ricevuto la grazia. Alcune, più rare, di quelle parmigiane, sono proprio parmigiane serie, con le melanzane fritte!

Beh, è per quelle che non mi posso fermare; sta in quelle la speranza, sebbene talvolta tanto provata, di poter vedere anche nel lunghissimo termine, la differenza!

Dunque, direi che posso procedere: gli ingredienti ci sono, il tempo si trova ed io, verità per verità, ho fame.

A voi tutti, buone o cattive forchette, buon appetito.


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Sono una frase, un verso, più raramente una cifra, che letta al contrario mantiene inalterato il suo significato. Un palindromo. Un’acca, quella che fondamentalmente è muta, si fa i fatti suoi, ma ha questa strana caratteristica di cambiare il suono alle parole; il fatto che ci sia o meno, a volte fa la differenza e quindi bisogna imparare ad usarla. Mi presento: Myriam Acca Massarelli, laureata in scienze religiose, insegnante di religione cattolica, pugliese trapiantata da pochissimo nel più profondo nord, quello da cui anche Aosta è distante, ma verso sud. In cammino, alla ricerca, non sempre serenamente, più spesso ardentemente. Assetata, ogni tanto in sosta, osservatrice deformata, incapace di dare nulla per scontato, intollerante alle regole, da sempre esausta delle formule. Non possiedo verità, non dico bugie ed ho un’idea di fondo: nonostante tutto, sempre, può valerne la pena. Ed in quel percorso, in cui il viaggio vale un milione di volte più della meta ed in cui il traguardo non è mai un luogo, talvolta, ho imparato, conviene fidarsi ed affidarsi.