«Chi sa vedere le cose belle è perché ha la bellezza dentro di sé»
(Gustav Klimt)
Ho avuto il piacere di partecipare in settimana ad una arricchente e gioiosa esperienza formativa. Arricchente e gioiosa per me, ma anche per tutti coloro con cui ho avuto il piacere di condividerla.
Tutti tranne uno.
Al momento del checkout dall’hotel che ci ospitava, ho avuto modo di scambiare due parole con uno dei partecipanti, una persona che avevo già notato per la sua nota di originalità e le sue evidenti competenze.
Mi ha raggelato: «Non ho imparato niente. Non so cosa raccontare a casa, una volta rientrato».
Pensiero più che legittimo, ovviamente. Pensiero tanto più attraente per me che da sempre ho un debole per chi diverge. E così mi ci sono arrovellato…
Ora, è un dettaglio, per il nostro caffè, sapere chi e perché e in quale contesto abbia sentenziato un tale verdetto di morte.
Quel che più mi preme è riflettere con te sul perché sia così usuale emettere giudizi inappellabili, troppo spesso negativi, su chi si sforza in ogni modo di accendere una candela: o perlomeno di rifletterne la luce.
Che è sempre meglio, mi pare, che lanciare urla di buio.
Mi son venute in mente le parole di Giuseppe Pontiggia: «Come diceva quella ragazza sgomenta al suo ragazzo: — Perché non sei anticonformista anche tu, come tutti gli altri?».
Ecco, non sarà per caso una sorta di conformismo anche quello di mostrarsi a tutti i costi anticonformisti? Non sarà che l’essere distruttivi, neri e pessimisti, sia niente più che una moda, nel tentativo di apparire più intelligenti?
Che io sappia, essere critici non è sinonimo di critica a prescindere. Essere critici significa soppesare, valutare, discernere. Cogliere e proteggere i semi di futuro, invece che calpestarli.
E significa anche mantenere quella dose di distacco – dalla propria immagine, dalla necessità di portare a casa il risultato, dall’ansia di prestazione – necessaria e sufficiente per avere a cuore anche le piccole cose. Che poi non sono mai così piccole e anzi si rivelano sovente le più importanti.
Ho imparato che si può fare molto con molto poco, e che è decisamente meglio che nascondersi dietro un autoassolutorio: non c’è più niente da fare.
Gaber:
«Io sono un uomo nuovo
Talmente nuovo che si vede a prima vista
Sono il nuovo conformista».
Gustave Thibon: «Essere distaccati da tutto è la prima condizione per non essere indifferenti a niente».
Edith Wharton. «Ci sono due modi di diffondere luce; essere la candela o lo specchio che riflette».