«La santità non ha nulla a che vedere con la perfezione»

(Susanna Sguaitamatti Bassi)

Susanna è credente. Lo è nel senso più semplice, schietto, limpido della parola. È credente nell’Amore.

Leggi il suo Esplodere d’Amore (Grafica & Stampa, Altamura 2022) e pensi che si tratti del racconto autobiografico di una donna che piange il grande amore della sua vita, suo marito, morto troppo presto, a soli 45 anni, più di trent’anni fa.

E, in effetti, di questo si tratta. Ma non solo di questo.

Perché la penna, sciolta e leggera, di Susanna, mentre racconta della sua storia d’Amore, ci fa un affresco dei tempi e dei luoghi che ha attraversato, degli stereotipi che ha affrontato, delle battaglie, non tutte vinte, che ha attraversato.

E ti immerge nella sua vita.

Solo che, qui il punto, la sua, è una vita di credente. E così, quando pensi che stia per dare l’ultimo addio a suo marito, ecco che lei ti confessa: «Quando ero bambina volevo diventare una santa. Il mio interesse per Dio iniziò con le lezioni di catechismo per prepararmi alla Prima Comunione. Avevo circa otto anni […]. Per un bambino la santità è semplice, direi naturale. Poi da adulto le cose si complicano. A nessun adulto, penso, verrebbe in mente di dire: vorrei essere un santo. Perché un santo dovrebbe essere perfetto, eroico. In realtà la santità non ha nulla a che vedere con la perfezione. È innanzitutto un rapporto d’amore con Dio».

E ancora: «Quante volte mi è stato detto: tu hai fortuna, hai la fede, io invece non ce l’ho. Come se la fede fosse un oggetto che si ha o non si ha […], a chi dice di non avere la  fede, io consiglio di provare a dire semplicemente “Dio ti amo”. Di ripeterlo più volte. Siccome Dio è in noi e da sempre ci ama, dopo un po’ non può che rispondere. Perché l’amore chiama amore. Questa è la fede».

Eccola qui, tutta intera, la nostra Susanna. Una donna che, da bambina, ha scoperto un Amore che non ha mai smesso di ricambiare, di cercare, di invocare, di adorare. Si può non capire. Ma resta tutta l’ammirazione per una fede genuina ed esplosiva. Sempre fedele a se stessa. Anche ora che Susanna viaggia verso gli 80 anni, anche se di colpi la vita gliene ha inferti, e di pesanti. Anche se ha perso troppo presto il grande amore della sua vita, ha dovuto tirare su da sola tre figli, ha dovuto affrontare per due volte un cancro al seno. Il tutto, senza mai pensare di aver diritto a lamentarsi, perché, e sono ancora sue parole: «C’è di peggio nella vita!».

E viene il dubbio: ma per Susanna è Amore con la “A” maiuscola sia quello per Dio che quello per Michel Sguaitamatti, suo marito? E anche quello per il prossimo, quale che sia il suo volto?

Domande un po’ sciocche. Risponde la stessa Susanna: «Avrei voluto essere la patrona dell’amore coniugale. L’amore coniugale non è solo l’amore come l’ho conosciuto io. Non esiste solo in un matrimonio consacrato. La prima volta che ti vidi, amore mio, quando attraversavi il cortile dell’università, avevo 19 anni. La vita a volte fa percorsi imprevisti, tortuosi, dolorosi. Per me l’amore coniugale è semplicemente l’amore vissuto davanti a Dio, con Dio […]. Dio come ti amo! Amore mio, ora che la mia vita è giunta al tramonto vedo chiaramente come tutto l’amore da me dato e ricevuto converga in uno solo… È Dio che ho sempre cercato, e tu vedevi Lui in me. È un cerchio che racchiude tutta la felicità. La felicità di due sposi. Di due amanti».

Esplodere d’Amore: caro lettore, adorata lettrice, un libro che ti consiglio di leggere, se hai sete d’Amore come si ha sete di una sorgente fresca e zampillante, come quando si ha bisogno di parole buone, di parole luminose.

Stefania De Toma, nella sua prefazione, così lo definisce: «Esplodere d’amore è un ruscello di montagna, puro e cristallino come quelli che scorrono nella sua Svizzera, una sorgente che affiora piano e poi prende ad attraversare boschi, con la sua voce limpida, a precipitare da piccoli dirupi formando cascate piene di luce e a offrirsi come fresco ristoro dal quale dissetarsi, rigenerarsi».

Esplodere d’Amore è come Susanna: un sorriso contagioso, sempre gratuitamente elargito e sempre grato, nella consapevolezza che anche davanti alle difficoltà più grandi: «C’è di peggio nella vita!».


FonteFoto di copertina: Susanna Sguaitamatti Bassi
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...