Italiani, popolo di evasori. Certo. Forse. Con ogni probabilità, molto meno dopo l’avvento di Equitalia.
Equitalia, come è noto, è una S.p.A. il cui controllo è interamente pubblico. È, infatti, al 51% partecipata dall’Agenzia delle Entrate e al 49% dall’INPS. La storia della riforma della riscossione è lunga e affonda le sue radici nel lontano 1990, ma la nascita di Equitalia è più recente: ha origine con l’entrata in vigore dell’art. 3 del D.L. 30 settembre 2005, n. 203, deliberato dal terzo Governo Berlusconi (ironia della sorte: proprio colui che aveva promesso di ridurre le tasse!) e successivamente convertito con varie modifiche nella legge n.248, del 2 dicembre 2005. Detta legge costituiva la Riscossione S.p.A., la stessa che, a far data dal 2007, avrebbe preso il nome di Equitalia S.p.A.
Equitalia nasce con una mission ben definita: riscuotere i tributi su quasi tutto il territorio nazionale, in particolare nei confronti di quei debitori difficili da perseguire in quanto rappresentati da società fallite, persone nullatenenti o defunte.
E per far questo Equitalia può utilizzare un’arma temibilissima: il pignoramento. Chi non conosce questa parola, vero incubo dei contribuenti? Ora, a pochi giorni dall’ultima ed ennesima tragica notizia del suicidio, in quel di Genova, di un imprenditore raggiunto da una cartella esattoriale di 100.000€, va precisato che non tutti nascono evasori, che ci sono poveri cristi ridotti in condizioni tali da non sapere realmente come pagare le tasse. Va anche detto che, molto spesso, più che di evasione si dovrebbe parlare di errori materiali, di sviste, anche di dimenticanza.
Resta il fatto che Equitalia non concede grazie e che quando la scure del pignoramento si abbatte non ci sono argomenti che tengano. Un quesito che spesso viene rivolto ad avvocati e commercialisti, potrebbe così essere figurato: «Gentile avvocato, ma è vero che Equitalia può pignorare anche i risparmi bancari agendo su conti correnti, libretti di risparmio e persino stipendi?»
Ora, difficile immaginare un legale che risponda in maniera brutale, ma la risposta “nuda e cruda” sarebbe: «Certo! Senza alcun’ombra di dubbio». A fronte di cartelle non pagate e ormai scadute, Equitalia ha il potere di pignorare tanto lo stipendio (nella misura massima di 1/5 per ogni mese), sia i conti correnti e qualsiasi tipo di bene mobile registrato, esattamente come potrebbe fare qualunque altro creditore. La procedura, naturalmente, prevede che venga prima notificata l’intimazione di pagamento e, in un secondo momento, anche quella di pignoramento, ma resta il fatto che tano i beni mobili quanto quelli immobili sono esigibili dal creditore “più amato dagli italiani”.
Una nota a margine. Abbiamo scritto “su quasi tutto il territorio nazionale”: in effetti, non tutti sanno che Equitalia non ha potere di riscossione in Sicilia. Qui opera Riscossione Sicilia, che dal 2012 ha sostituito Serit Sicilia. La S.p.A. Riscossione Sicilia, che opera comunque con regolamenti analoghi a quelli Equitalia, appartiene al 99,885% alla Regione Sicilia e per il rimanente 0,115% a Equitalia. Insomma: cambia il nome, non la sostanza: se non volete che vi vengano a pignorare, che siate in Sicilia o “sul Continente”, vi tocca pagare. Intelligenti pauca.