L’uomo, l’essere più complesso esistente in natura, trasforma in religione tutto ciò che non capisce, in complotto ciò che non gli garba e in verità i propri limiti cognitivi, piegando la realtà dei fatti e i fatti della storia in farneticanti opinioni personali.

Scriveva François Jacob, biologo e premio Nobel per la medicina nel 1965, che “ogni oggetto di cui la biologia si occupa è un sistema di sistemi”; un insieme integrato di elementi che interagiscono tra loro in più modi e con diverse strategie per portare uno o più elementi semplici ad organizzarsi in sistemi sempre più complessi.

E quale esempio migliore di complessità se non l’essere umano.

“L’evoluzione” ontogenetica di un organismo vivente è l’esempio emblematico di come partendo da un elemento “semplice”, la cellula uovo fecondata (zigote), si sviluppi un organismo complesso fatto da oltre 37 trilioni di cellule, le quali si specializzano in circa 220 tipi diversi per portare alla formazione di tutti i tessuti, organi ed apparati che compongono l’essere umano. Il tutto regolato da sofisticati e complessi meccanismi di controllo.

L’origine della complessità origina, pertanto, da una competizione: milioni di spermatozoi (gameti maschili) competono tra loro per fecondare la cellula uovo (gamete femminile). Una competizione selettiva che vede solo uno tra i 300 milioni di spermatozoi, quello più capace, quello che avrà acquisito le competenze necessarie (capacitazione), avere la meglio sugli altri e penetrare nella cellula uovo, fecondandola, per generare un’entità geneticamente unica e complessa, contenente una combinazione nuova e irripetibile di cromosomi.

Se tuttavia l’origine della complessità parte da una competizione, la costruzione di un organismo richiede che la cellula primordiale perda progressivamente potenza per acquisire competenze sempre più complesse.

Nonostante la complessità dei suoi sistemi e reti, tra cui quelle neurali (basti pensare che il cervello umano è composto da circa 100 miliardi di neuroni, oltre che dalle cellule gliali, ognuno dei quali effettua almeno 1.000 connessioni con altri neuroni per un totale di 100 trilioni di connessioni con attività distinte e peculiari), l’uomo ha mostrato spesso una razionalità limitata risultato forse di una illogica traiettoria dei pensieri che portano ad una distorsione della realtà, la quale proprio perché complessa richiede, per essere capita e vissuta in tutte le sue “rugosità”, un costante lavoro di perdita di potenza di mere opinioni per una acquisizione di complesse competenze (cognitive, culturali, politiche, sociali, etiche).

L’uomo, quindi, non è solo corpo; è essere sia fisico che biologico, sia culturale che spirituale, sia di pensiero che di coscienza, sia di arbitrio che di diritto.

Come si conciliano e convivono le diverse complesse variabili (culturale, spirituale, pensiero, coscienza, arbitrio e diritto) in uno stesso soggetto complesso ed in una società complessa?

Esiste una gerarchia della e nella complessità?

Un esempio emblematico di complessità gerarchica è stato, e continua ad essere, la complessa gestione della pandemia in una società complessa, in cui un nuovo virus ha fatto il salto di specie, abitando l’essere più versatile e complesso del pianeta, l’uomo, trovandolo impreparato.

E si sa, l’ignoranza dei problemi, alimentata e sostenuta da una inadeguatezza di molti decisori politici, da una routinaria cantilena di esternazioni bizzarre da parte di sapienti ignoranti, da anatemi scomposti di curiali con bias cognitivi, da ipotesi complottiste di chi è abituato a banalizzare la complessità delle cose, porta poi ad uno stravolgimento dell’equilibrio dinamico necessario per mantenere l’isonomia in una società complessa. Un compito, questo, della politica e dei decisori, i quali devono promuovere politiche atte a garantire sia i diritti inviolabili del singolo cittadino che le necessità collettive.

Sembrerebbe questo un compito assai arduo, ma basta fare riferimento alla carta Costituente per trovare la strada maestra. Ad esempio, nel definire e applicare la gerarchia della complessità giuridica, soprattutto nel primo periodo di gestione della pandemia (quando ancora i vaccini erano un miraggio lontano), alcuni diritti costituzionali individuali, quali libertà di circolare e soggiornare in qualsiasi parte del territorio nazionale (articolo 16), libertà di riunione (articolo 17), libertà di associazione (articolo 18), diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in pubblico (articolo 19), sono stati limitati per garantire la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.

In aiuto alla politica e ai cittadini sono poi arrivati i vaccini e le diverse terapie a supporto, che hanno permesso di far respirare (letteralmente) sia i pazienti, sia gli operatori sanitari, sia i cittadini, la maggior parte dei quali, con grande senso di responsabilità, si sono fidati della scienza e vaccinandosi hanno contribuito a rendere meno impattante e letale il Covid-19. Ha potuto prendere un po’ di respiro nella gestione della pandemia anche la politica che doveva fare tesoro dei propri errori e delle conoscenze che la scienza ha messo a disposizione. E invece? Ha continuato, molto spesso, a mostrare tutta la sua complessa inadeguatezza nel mettere in campo politiche e risorse che potessero sostenere quei comparti, come sanità e ricerca, che si sono rivelati, nonostante le scarse risorse, gli unici capaci a fronteggiare la pandemia e a trovare un rimedio in tempi rapidi. È abbiamo anche scoperto che è vero che di coronavirus si può morire, ma è altrettanto vero che dal coronavirus si guarisce se si interviene per tempo e con efficacia. Due elementi: tempo ed efficacia che sono mancati ad un sistema sanitario messo al collasso non da un virus ma anche dalle scellerate scelte di una politica di tagli alla sanità e alla ricerca scientifica perpetrata di anno in anno negli ultimi 30 anni.

Insieme al vaccino è arrivata, ammesso che se ne fosse mai andata, la disinformazione, la teoria del complotto, i no-vax e alcune scelte politiche spacciate inizialmente come sanitarie, ma che hanno comunque impattato positivamente sul sistema sanitario, sulla base anche del fatto che, per richiamare un pronunciamento del TAR dell’Emilia-Romagna su una precedente questione tra diritti individuali e necessità collettive, “nella comparazione dei contrapposti interessi, risulta manifestamente prevalente la tutela del fondamentale interesse pubblico alla salvaguardia della salute rispetto all’interesse privato fatto valere in giudizio“.

Tuttavia, in questo difficile rapporto tra supremazia collettiva e subordinazione individuale si stanno costruendo/generando conflitti sociali, politici ed economici, anche per una manifesta incapacità della politica di prendere decisioni chiare, nette e soprattutto coerenti con quanto deliberato.

Succede così che il divieto di assembramento viene derogato per permettere ai tifosi del pallone di festeggiare la vittoria dell’Italia ai campionati europei (come se il virus si prendesse una certa pausa infettiva o tregua per accontentare i vari pallonari di ogni ordine e grado), mentre paradossalmente si multava un cittadino “solitario” sdraiato a prendere il sole su una spiaggia deserta.

Questa storia insegna anche che la costruzione delle conoscenze presuppone la perdita di potenza di mere opinioni per acquisire solide e complesse competenze (cognitive, culturali, politiche, sociali, etiche…).

Nel suo essere complesso, l’uomo si colloca, quindi, in un ambiente altrettanto complesso (biodiversità), che ne influenza e ne stravolge la complessità fisiologica e sociale e da esso stesso ne risulta influenzato.

Ed è così che l’uomo, l’essere più complesso esistente in natura, trasforma in religione tutto ciò che non capisce, in complotto ciò che non gli garba e in verità i propri limiti cognitivi, piegando la realtà dei fatti e i fatti della storia in farneticanti opinioni personali.

Il problema odierno della biologia, fa notare il Prof. Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica 2021 proprio per i suoi studi sulla complessità, è passare dalla conoscenza del comportamento dei costituenti di base alla deduzione del comportamento globale del sistema. Sarebbe utile quindi se imparassimo a studiare, i decisori in primis, la teoria degli equilibri multipli formulata da Giorgio Parisi al fine di riuscire a trovare l’ordine in ciò che appare disordinato. Abbiamo ora le basi per capire un grandissimo numero di fenomeni complessi e apparentemente governati dal caos: dagli atomi, ai sistemi biologici, dallo studio delle cellule a quello del cervello, dal volo degli stormi di uccelli alla periodicità delle ere glaciali, dalle fluttuazioni nei sistemi fisici alla complessità delle decisioni politiche.

Come scrive Pierluigi Fagan, scrittore e organizzatore dell’annuale Festival della Complessità, “questi son tutti compiti per il pensiero, compiti che proprio noi potremmo e dovremmo svolgere intrecciando assieme (cum-plexus) cose che a volte si ha interesse a tenere separate, irrelate, caleidoscopiche, riparate dall’atteggiamento critico. È anche questa una delle declinazioni della sfida della complessità, forse quella che oggi ha più di ogni altra una pressante urgenza: tornare a pensare su come pensiamo”.


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Figlio del Salento, abitante del mondo, esploratore della conoscenza. Laurea in Scienze Biologiche, Dottorato di Ricerca in Scienze e Tecnologie Cellulari alla Sapienza Università di Roma e Research Fellow presso la Harvard University di Boston (USA) dal 1996 al 2000. Attualmente è professore ordinario di Istologia, Embriologia e Biotecnologie Cellulari presso l'Università di Roma "La Sapienza". Le sue ricerche hanno portato ad importanti risultati pubblicati su riviste scientifiche internazionali tra cui Nature, Nature Genetics, Nature Medicine, Cell Metabolism, PNAS, JCB. Da diversi anni è impegnato nella divulgazione scientifica; è coordinatore delle attività di divulgazione scientifica dell'Istituto Pasteur-Italia ed è direttore scientifico della manifestazione “Festa della Scienza” che si svolge annualmente in Salento (Andrano-LE). Il suo motto: appassionato alla verità e amante del dubbio.