Che aspettiamo?
La scuola è sempre rappresentata in Italia in termini di emergenza. Non appena si manifesta un problema sociale in forma acuta (abusi sulle donne, femminicidi, babygang, violenza diffusa, pregiudizi, bullismo, delinquenza minorile) immediatamente ci si ricorda della scuola, che dovrebbe intervenire come una sorta di pronto soccorso sociale, disponibile e sollecitamente pronta a qualunque richiesta.
Nel contempo tutti sanno che il personale della scuola (dirigenti, DSGA, personale ATA, docenti) è sottopagato, socialmente svalutato, precario, in forte disagio.
Agli insegnanti sono richieste performance di alta qualità, si incoraggia la (ridicola) competizione fra scuole, si cercano eccellenze da spot pubblicitario e intanto i dati dicono che l’analfabetismo di ritorno è enorme, l’evasione scolastica avanza, non si trova personale specializzato nelle industrie e i titoli di studio certificano competenze che in realtà gli studenti non hanno.
Il Presidente della Repubblica ha più volte rivolto appelli alla Scuola come luogo di salvaguardia della democrazia e dello sviluppo sociale: è ora che tutte le forze politiche convergano su obiettivi di interesse generale e fondamentale. Quali?
È urgente discutere su:
1) Innalzamento dell’obbligo scolastico fino ai 18 anni, con tredici anni di frequenza obbligatoria. Come in altri Paesi europei, questo ampliamento può essere accompagnato anche da una riforma della valutazione scolastica, che da selettiva diventi orientativa.
2) Intensificazione dell’educazione degli adulti, nell’ottica del lifelong learning (apprendimento lungo tutto l’arco della vita). I Comuni hanno precisi obblighi di legge in questo campo, molto spesso disattesi.
A chi continua a voler risparmiare sulla scuola, con accorpamenti fra istituti, diminuzione delle ore di lezione, abolizione del tempo prolungato, classi eccessivamente numerose, bisogna spiegare che la scuola compie un’opera colossale di prevenzione del disastro sociale a cui stiamo assistendo.
In 14 dei 27 Paesi UE l’obbligo scolastico supera i dieci anni, in primis Francia e Germania.
Cosa aspettiamo?
Troppa burocrazia farraginosa toglie del tempo prezioso agli insegnanti e studenti. Sono perfettamente d’accordo con lei, bisognerebbe investire molto di più, nella scuola, per i nostri ragazzi, futuro della società. Tanto rumore ma poca concretezza…
Molto interessante! È utile sapere che si possa discutere di scuola con colleghi e persone competenti, oltre che appassionate verso le questioni educative.
Gentile Rosa Tirico,
parliamone liberamente noi che la scuola l’abbiamo vissuta e la viviamo. Dovremmo smettere di subire dall’esterno e, invece, generare comunicazione dall’interno delle scuole verso l’esterno.
Gentile Grazia Lops,
mi riprometto di intervenire sulla burocrazia della scuola; credo che il punto di vista di un Dirigente scolastico ora in pensione possa essere utile, anche perchè la maggior parte degli insegnanti (e dei dirigenti) è oggi letteralmente ostaggio di una burocrazia idiota e dannosa per chi deve occuparsi di educazione (e sottolineo “educazione” e non “istruzione”)
Ho avuto modo di conoscere il Dirigente Prof. Filannino e Condivido pienamente i concetti da lui illustrati.
Sono pienamente d’accordo con il prof Michelangelo Filannino, che ho anche conosciuto come mio dirigente scolastico. Purtroppo la scuola e tutto il personale scolastico che lavora sempre con entusiasmo e dedizione, nel nostro paese non sono adeguatamente tutelati
Decisamente la categoria dei docenti è sottovalutata; meriterebbe molto di più e non solo in termini economici. La normalità di decine di migliaia di docenti che lavorano assiduamente, garantendo anno dopo anno il servizio, purtroppo, non fa notizia. La domanda è: dove sono le associazioni di categoria?
Condivido quanto ha riportato il Dirigente Filannino, penso che la scuola debba essere luogo di accoglienza e crescita, confronto e impegno, collaborazione e condivisione. La scuola di oggi, a mio modesto parere, ha perso in qualità e prestigio perché è stata svalorizzata e sminuita nel ruolo di comunità educante. Tanto c’è da interrogarsi, bisogna trovare la strada giusta per rivalorizzare e ridare il giusto prestigio alla scuola, luogo di istruzione e crescita.