A tu per tu con Edoardo Gagliardi
Nel mio precedente articolo ho parlato di cinema cinese, ma la mia è la voce di un semplice spettatore come tanti altri, e ho dato la mia modesta opinione su alcuni film che ho visto e apprezzato.
Mi sembrava più giusto però dare voce a un lavoratore del settore, perciò ho dato la parola a Edoardo Gagliardi, che lavora in questo campo da ormai dieci anni.
“Venti, se si aggiungono anche gli anni di studio all’università”, aggiunge lui. “Per quanto riguarda il lavoro che svolgo qui…difficile definirlo, direi che sono un produttore indipendente. Ho lavorato in diversi ambiti e ruoli, ma recentemente ho avviato una mia società con cui ci occupiamo di progetti di diverso tipo, sia di sviluppo indipendente, che per clienti corporate. La passione per il cinema l’ho sempre avuta, ho iniziato a scrivere per riviste cinematografiche sin dal liceo. Poi, quando per una serie di motivi ho iniziato il percorso degli Studi Orientali, è stato quasi naturale unire i due interessi, ma all’epoca non avrei mai immaginato di poter lavorare in questo settore, tantomeno in Cina”.
Edoardo ci ha parlato anche di come vede lui il cinema cinese, dai contenuti alla qualità dei film realizzati, passando per la censura.
“In Cina l’industria cinematografica ha visto a partire dagli ultimi 10-15 anni, una crescita esplosiva. Quindi sono molti i film commerciali di successo, e in quanto tali la qualità artistica sicuramente non è uno dei loro punti di forza. Ma ci sono comunque diversi autori non-commerciali che fanno film di qualità che infatti si vedono spesso in festival stranieri.
La censura è un fattore sicuramente importante che fa parte della specificità della cinematografia cinese, ma del resto in Cina l’aspetto politico è presente in qualsiasi settore. Sicuramente è una limitazione per gli argomenti e gli elementi che si possono mostrare, e soprattutto in questi ultimi anni è sicuramente più pervasiva. Ma non deve essere una scusa per fare film scadenti, anzi alcuni autori riescono a fare ottimi film capendo come agire entro i limiti e dialogare con la censura. Va tenuto poi presente che esiste anche un tipo di censura economica, commerciale, che pone un argine molto più invalicabile di quella politica. Alla fine è il mercato a dettare legge, con progetti che spesso non vengono presi in considerazione dagli investitori se non si pensa che possano avere potenzialità commerciali. Se dovessi suggerire dei titoli, consiglierei sicuramente
“Tough Out” (Bang! Shaonian 棒!少年) , un film-documentario su una squadra giovanile di baseball del regista Xu Huijing, e “Ballon” (Qi Qiu 气球) del regista cinese di etnia tibetana Pema Tesden”.
E per quanto riguarda il cinema italiano in Cina? Le pellicole del Bel Paese sono apprezzate anche nel Paese del Dragone?
“Il cinema italiano è sicuramente conosciuto e ammirato, soprattutto Giuseppe Tornatore e Monica Bellucci sono particolarmente apprezzati. Tra i film più recenti c’è sicuramente “Perfetti Sconosciuti” di Genovese che ha riscosso un certo successo.
Purtroppo la pandemia ha inferto un duro colpo al cinema a livello globale, e sicuramente ci sarà meno spazio per proposte meno commerciali e quindi più rischiose, anche se va detto che il mercato del cinema in Cina ha recuperato prima di ogni altro Paese, e ciò è messo in evidenza dagli incassi record che si sono registrati durante l’ultimo Capodanno Cinese.
Visto anche l’attuale scenario politico, le collaborazioni con l’Iccidente subiranno probabilmente un rallentamento, ma speriamo che la curiosità del pubblico cinese verso cinematografie di altri Paesi, che non siano il loro o gli Stati Uniti, riesca mantenere costante la presenza del cinema italiano”.