…che lo zampino di satana

Quando si parla dello zampino del diavolo nelle “cause comuni”, non si afferma balla o panzana, nei casi di complicazioni: è la pura verità. In quelle “speciali” invece, di diavoli ne entrano assai a far parte tanto che, il più delle volte, le situazioni si trasformano in gironi infernali. Quali sono le situazioni “comuni” e quali le “speciali”? Le prime si presentano a carattere occasionale, che possono dividersi in due categorie: staccata o ripetitiva. La prima delle due fa parte “del caso”: poiché ognuno di noi si muove maggiormente assoggettato a esso; mentre la causa ripetitiva è, di per sé, un’anomalia inconsciamente “ricercata” giacché non subentra né voglia, né interesse di qualsiasi natura, per andarle incontro ma il motivo è nella negligenza o, se vogliamo, nella cronica disattenzione a venir meno di scansare l’ostacolo. Sì perché di ostacolo si tratta, qualora uno continuamente ci cozzi, senza ricercare il mezzo per evitarlo. Prendiamo per esempio una bega tra vicini di casa, dove non si risolve poiché s’innestano sentimenti quali il credersi in ragione o peggio ancora, farsi possedere dal pericoloso impulso dell’orgoglio il quale non transige laddove la ragione pura e schietta, sarebbe il giusto viatico, per appianare il tutto. In questi casi il diavolo di turno gioca un ruolo a dir poco schiumoso, tanto che appare subito l’impossibilità a vederci chiaro poiché sono proprio i sentimenti sopra accennati a vestire i panni di satana.

Nelle cause speciali il sentimento che s’innesta è la furbizia con la quale si vorrebbe raggiungere uno scopo che altrimenti ci vorrebbe ben altro come: la lealtà, l’onesto confronto, l’educazione e il rispetto dell’altro. Usando l’artificio, l’espediente a discapito del prossimo, uno può andare incontro a situazioni imprevedibili, rovinose, malefiche. Un caso particolare potrebbe rivelarsi distruttivo se non letale se dall’altra parte s’incontra un “muro” altrettanto “massiccio”, dove sbattere, significa: farsi assai male. Spesso succede, senza rendersene conto, che si esilia l’angelo custode dando così modo al diavolo di entrare a far parte della situazione, coinvolgendolo a nostro discapito. Una volta presa l’iniziativa, questo “cornuto” prende la guida senza assumersi la responsabilità dell’impresa. Allora sì che, una volta aperto il “girone”, tutta la compagine dannata s’intrufola e alimenta il rogo su cui cuoce castagne e castagnaio.

Il buon senso raccomanda la non esclusione dell’angelo custode dalle proprie iniziative e, per farlo bisogna che uno si adopri a non estromettere la ragione, intesa questa come: tenuta di equilibrio e, quindi, posseditrice di virtù.

Non si deve credere che il diavolo tenti solo gli uomini di genio. Disprezza senza dubbio gli imbecilli, ma non disdegna il loro aiuto

(Charles Baudelaire)


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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.