È la domanda idealmente posta all’inizio del racconto biblico, quando l’interlocutore divino alla ricerca mai arresa di un amico umano urla: «Adam, dove sei?».

Uomo, dove sei? Chi sei? Che cosa cerchi?

È la domanda idealmente posta all’inizio del racconto biblico, quando l’interlocutore divino alla ricerca mai arresa di un amico umano urla: «Adam, dove sei?». Sono le domande dell’uomo, che ci accompagnano tutta la vita; il “grido” del senso che risveglia la coscienza dell’uomo e lo costituisce viandante. Il cammino dell’uomo è un cammino verso la propria umanizzazione; un cammino verso la fede, la speranza e l’amore, che sono il dono di Dio dato a tutti gli uomini.

Tutti i media ogni giorno ci sbattono davanti orrendi e riprovevoli episodi di cronaca. Nera, rosa, gialla, bianca, di qualsiasi colore essa si tinga, oscura e annienta la persona e la sua positività antropologica, la sua dignità di cui è marcato sin dal suo concepimento. Ci sono, purtroppo, migliaia di scelleratezze che girano attorno a noi umani. Episodi assurdi e impossibili che ci sembrano distanti, ma che in realtà sono vicino a noi, sui marciapiedi delle strade delle nostre città, nei condomini in cui abitiamo, negli uffici che frequentiamo, nelle chiese in cui preghiamo e affidiamo l’uomo a Dio.

La domanda di senso che ha spinto l’intera civiltà antica e moderna ad evolversi e a considerarsi superiore al regno animale oggi nel codice genetico umano è stata annientata dal vuoto consumismo sfrenato che la società ha messo in atto, dall’indifferenza emotiva per l’altro, dallo smarrimento dei cardini (valori) che ben tengono la porta della comunità delle persone: benestanti, povere, handicappati, gay, moribondi, ecc.

In questo momento storico si va contro la considerazione della vita umana come dono da proteggere e salvaguardare. La persona, è diventata “un oggetto” di cui ci si può disfare in qualsiasi momento assecondando solo il piacere di averlo o meno. Quel piacere è un male insanabile che porta l’uomo a sopraffare l’altro, pulsione di potere, che fa male e uccide l’altro.

Dove sei uomo? Nella donna che viene denigrata, abusata , violentata e magari gettata come un sacco della spazzatura costretta ad amare il suo carnefice?

Dove sei uomo? Che decidi di interrompere volontariamente la progressiva crescita e nascita di un piccolo essere che ha solo voglia di conoscere coloro i quali l’hanno concepito e che invece viene vissuto come un errore e che per cui non può e non deve esistere ?

Dove sei uomo? Che un giorno ti alzi e ti prepari e spezzare drasticamente la vita di innocenti proclamando il nome di Dio e avvalendoti della forte “fede”e per cui decidi che l’altro non merita di esistere solo perché non condivide lo stesso pensiero religioso?

Dove sei uomo quando irrighi con veleni e acidi la terra causando effetti negativi sulla vita della vegetazione e del popolo che potrebbe consumare, quotidianamente e all’oscuro di tutto, questi prodotti sulla propria tavola?

Dove sei uomo che indossi il “colletto bianco”, che credi di “essere vestito”con autentiche norme etiche e morali e che invece utilizzi “la tua prestigiosa posizione” per arricchirti indebitamente alle spalle di coloro i quali riconoscono e rispettano la tua funzione?

Dove sei uomo quando ti imbatti in una persona in evidente stato di disagio e nell’indifferenza più totale alzi le spalle, ti volti e ti allontani come se ciò che gli occhi avessero scrutato non interessasse al cuore e alla coscienza?

Dinanzi ad ogni avvenimento simile non ci resta che alzare le mani giunte verso l’uomo e imprecare “uomo dove sei ?”.

Il desiderio di un Dio interventista, che eviti il male che l’uomo compie e vuole compiere, è un desiderio che non c’è più, perché è stato “espulso” da tempo.

A volte, penso ad un Dio meno rispettoso della libertà umana, che strappasse dalla morte Abele, invece di dire a Caino: «Il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo».

Ma Dio non l’ho “architettato” io.

Perciò non mi rassegno e mi chiedo di nuovo: “Uomo, dove sei?”

Domandare è guardare meglio.

Forse, in fin dei conti, la paura più grande che ognuno di noi si porta segretamente nel cuore è che questa vita una domanda di senso non ce l’abbia. Ecco, allora, che, nonostante un anelito di infinito e di significato abiti il suo cuore, l’uomo si accontenta di vivere una vita a metà, cercando di evitare le domande importanti e cercando di sopravvivere a giorni sempre uguali a se stessi, dove l’ansia del successo, il desiderio di arricchimento e la ricerca di piaceri a buon mercato si sono travestiti da “senso della vita”.

La nostra vita è segnata dalla complessità e fa sentire forse in modo più acuto il bisogno di ritorno all’essenziale, di riduzione della complessità, di semplificazione della vita stessa: nell’organizzazione della nostra esistenza, nei rapporti interpersonali, nel nostro modo di pensare e considerare di nuovo la realtà, ri-consegnando all’umanità una domanda di senso sempre nuova, sempre costruttiva. Forse.


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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.