Dj Fabo, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, Eluana Englaro, Mario Fanelli e Walter Piludu, sei personaggi in cerca d’amore…

Due lettere, noto acronimo di chi ama diffondere passione ed elargire emozioni. Dj come disc jockey o die just. Già, “solo morire”, questa la richiesta di Fabiano Antoniani, cieco e tetraplegico in seguito ad un incidente d’auto, guerriero 39enne che ha scelto di sottoporsi all’eutanasia attiva.

Dj Fabo è andato via alle 11.40 di ieri, 27 febbraio, mese monco come la vita di un ragazzo a cui è stato tolto del tempo, tempo per vivere o, probabilmente, tempo per morire. Dj Fabo ci scherzava su continuamente, si considerava un emigrato costretto a fuggire all’estero per ricevere un degno finale alla sua incredibile storia. Dj Fabo ci ha lasciato mordendo un pulsante, non masticava ormai da più di tre anni.

Il mio ruolo di cronista mi impone di non prendere posizioni a riguardo. È però noto che Dj Fabo ha trascinato nel suo mondo un intero Paese, ha descritto i suoi bisogni con una naturalezza tale che ciascuno di noi si è sentito in dovere di far valere i propri diritti. Il diritto di un uomo ad autodeterminarsi come essere cosciente, fino all’ultimo anelito, fino all’ultimo contatto rassicurante della propria famiglia.

Ed anche se il mio ruolo di cronista mi imporrebbe di elencarvi le associazioni complici di questo suicidio assistito, non sento l’esigenza di polemizzare su alcuna questione. Ecco il vero biotestamento di Dj Fabo: nessun disegno di legge, nessun colpevole, nessuna scure sulla testa dei Capi di Stato.

Dj Fabo è riuscito laddove i più grandi oratori della storia hanno fallito; ci ha portati, inconsapevolmente, dalla sua parte. Certo, ognuno si sarà fatto un’idea in merito, ma tutti noi l’abbiamo appoggiato, sostenuto, apprezzato. Si possono contestare valori e modalità, ma non si può biasimare lui, un uomo che, comunque la si pensi, non ci ha resi indifferenti davanti al suo coraggio.

Ed anche se il mio ruolo di cronista mi obbligherebbe a contenermi in attesa di sentenze definitive, Dj Fabo è giurisprudenza, è, paradossalmente, simbolo di sopravvivenza, il punto estremo di un filo rosso che unisce i destini di Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, Eluana Englaro, Mario Fanelli e Walter Piludu, sei personaggi in cerca d’amore, sei battaglie combattute ad armi bianche, calcando campi minati, fra burocrazia e aule di tribunali.

Due lettere, “Dj”, spensierato acronimo di chi, pur volendo solo morire, ha ricevuto l’immenso dono di non morire da solo!