Disturbo bipolare

La potremmo definire come il morbo del dottor Jekyll e di mister Hyde: il disturbo bipolare è uno degli stati clinici psichiatrici più gravi di cui un soggetto possa essere affetto.

L’epidemiologia ci dice che ad esserne colpito è circa 1 soggetto su 100. È una malattia che, se non prevenuta nel giusto tempo, se non trattata e curata a dovere, può risultare alquanto invalidante.

Il disturbo bipolare è costituito da morbose trasformazioni dell’umore, di conseguenza va a modificare istantaneamente e senza alcun filo logico il carattere, le emozioni, le idee ed i comportamenti della persona. Accade che il soggetto in questione viaggi senza ragione da uno stato paradisiaco, definito stato maniacale e ipomaniacale, ad una condizione depressiva dell’umore, ed il tutto può verificarsi anche più e più volte nell’arco delle 24 ore.

Lo stato ipomaniacale e maniacale si manifesta nel momento in cui la persona assume comportamenti di eccitamento, di disinibizione eccessiva e atteggiamenti socialmente inappropriati. Alla base di ciò vi è una particolare euforia generalizzata, in cui il paziente si sente onnipotente ed ha la percezione di possedere sconfinate potenzialità personali. Insomma, in questa fase la persona ha la sensazione che tutto le sia possibile e fattibile.

Lo stato depressivo, invece, rappresenta l’esatto opposto dello stato ipomaniacale, e si sussegue a quest’ultimo. L’umore è sotto i tacchi e si manifesta con comportamenti di disinteressamento per la vita, ritenuta incapace di dare gioie e soddisfazioni. Il tutto sfocia in un pessimismo cosmico per l’esistenza umana, la quale appare come fatta di mero e assurdo dolore.

Funzioni vitali come la fame, la sete e il sonno possono subire alterazioni significative, con aumenti o recessi improvvisi e inspiegabili. Vi è la percezione di un mancamento delle forze e delle energie vitali, tanto da sentirsi perennemente fiaccati e deconcentrati. Le fasi depressive possono evidenziarsi con episodi incombenti tanto da indurre al suicidio o ad autolesionismo.

L’eziologia non è e del tutto chiara circa l’origine di tale disturbo. Tuttavia, si crede che fattori di rischio siano riscontrabili nell’alcool e nel fumo.

Uno studio condotto al King’s College di Londra, da un’equipe di ricercatori guidata da Robert Power, e pubblicato sulle pagine di “Nature Neuroscience”, indica che i fattori genetici, accomunati alla creatività del soggetto, costituiscono un’alta probabilità di riscontrare il disturbo bipolare o una forma di schizofrenia, o quantomeno minori disturbi psichiatrici.

Dunque, tutti coloro che mostrano forme di creatività, dagli attori ai ballerini, dagli artisti ai poeti, sarebbero, sempre secondo Power, geneticamente predisposti ad una forma mentis diversa la quale, se associata a fattori biologici o ambientali rischiosi, potrebbe produrre la comparsa di un disturbo psichiatrico.