8 marzo: la dignità delle donne Sioux

In questo giorno voglio pensare alle donne dimenticate dalla storia…

L’arte ci aiuta a risvegliare il nostro sapere, il nostro senso civico, la nostra umanità.

La statua “Dignity” rappresenta la ricca cultura dei nativi americani del South Dakota, la donna nativa Dignity indossa con grazia un abito modellato su un vestito nativo a due pelli degli anni 1850. Porta tesa sulle sue spalle una trapunta con 128 forme blu in acciaio inox progettate per svolazzare al vento. Durante il giorno, la sua trapunta a stella – una rappresentazione di rispetto, onore e ammirazione nella cultura nativa americana – brilla al sole con pezzi che cambiano colore e che si muovono grazie alla brezza. Di notte, le luci a LED fanno brillare le forme colorate nel cielo notturno. La statua celebra la potenza e la dignità delle donne Sioux, per ricordare tutti gli abomini che hanno subìto. Queste donne infatti pagarono il prezzo peggiore quando gli Stati Uniti, la “patria della civiltà”, imposero il loro dominio sotto un enorme spargimento di sangue. Stupri, violenze, villaggi distrutti, sono solo alcuni degli abomini compiuti.

Questa decimazione della popolazione Sioux sembrava “necessaria” perché non volevano vendere la propria terra natia. Il culmine lo si ebbe dopo il 1° febbraio 1876, quando gli Stati Uniti d’America dichiararono guerra ai Sioux che non accettarono di trasferirsi nelle riserve a loro dedicate. Fu l’inizio del massacro culminato con l’eccidio di Wounded Knee: 20 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, circondati da due squadroni di cavalleria e trucidati nella neve e nel ghiaccio.

Ecco l’importanza di Dignity, la Dignità delle donne Sioux nel difendere la propria casa; l’arte a servizio della memoria, ancora una volta per non dimenticare.


FontePhotocredits: greenme.it, travelword.it
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Mi chiamo Monica Fornelli e scrivo sin da piccolina. Sono una docente di francese appassionata di somatopsichica; lo stare bene per me è essenziale per cui da sempre scrivo per “ricrearmi” un mondo ideale in cui tuffarmi e potermi riequilibrare abbracciando me stessa e al contempo abbracciare virtualmente chi vorrà leggermi. Ho partecipato a vari concorsi nazionali e internazionali tra cui “Il Papavero d’Oro“, “Levante” indetto dalla rivista Radar Sei, “On the air”, “Nino Palumbo”, ottenendo vari riconoscimenti e menzioni in giornali locali come “la Gazzetta del Mezzogiorno“ e “Meridiano Sud”. Alcune mie poesie sono presenti in antologie quali “Fiori Amori” e “Le stagioni” ed. Barbieri; “Parole senza peso” ed. Writers, “Nitriti al vento“ ed. La Conca, “Il Federiciano” ed. Aletti. Nel 2011 è uscita la mia prima raccolta dal titolo “I colori della vita” (ed. Albatros) presentata anche alla fiera del libro di Torino.