Considerazioni di un padre di fronte a un figlio che sceglie di impegnarsi in politica.

Per il credente la principale vocazione è la chiamata alla santità. Essa si concretizza con il dono della vita e richiede di essere realizzata durante il corso dell’esistenza mediante l’osservanza di norme e regole che consentono l’assimilazione a Dio e il graduale raggiungimento della perfezione, in misura diversa. Sancita canonicamente dai vertici della Chiesa dopo un processo lungo, articolato e costoso, sovente si corre il rischio di pensare che sia riservata ai modelli indicati ufficialmente come capaci di esprimere attraverso la propria vita le virtù eroiche della fede. Tutte considerazioni che, ai più, fanno dire: “Io non ci arriverò mai”.

Si perde invece di vista quella dimensione più intima e profonda che consiste nell’attività meno evidente, ma non per questo meno sofferta e complessa, di esercitare quotidianamente quell’atteggiamento di santità che parla e incide più di mille parole. È l’esperienza dei cosiddetti “santi anonimi”, per lo più ancora viventi, impegnati naturalmente, non per costrizione, nell’esprimere e condurre una vita autenticamente bella, buona. Le nostre realtà sono ricche di testimoni significativi delle virtù teologali, uomini e donne, laici e religiosi, che sono riusciti in contesti e situazioni sociali e familiari estremamente conflittuali a far maturare quel germe di bontà in un tessuto non sempre fertile e favorevole.

Umiltà e silenzio, non a caso, sono i caratteri più eloquenti dell’autentica santità: lungi dall’ostentare i propri comportamenti, nel nascondimento si cerca di “piacere a Dio”, di “farsi belli per Lui”, di essere insomma realmente “a Sua immagine e somiglianza”. A volte si fa di tutto invece per deturparsi il cuore e l’anima, distruggendo se stessi e quanti stanno attorno.

Vista sul Cielo

“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne da soli è avarizia. Sortirne tutti insieme è politica” scrisse il sempre più accantonato e scomodo Lorenzo Milani, la cui santità continua ad essere sepolta nel piccolo cimitero di Barbiana insieme con lui. Il priore del Mugello, che di esercizio quotidiano di santità – misto a pazienza e sopportazione – se ne intendeva, può a buona ragione essere indicato come il principale ispiratore di molti giovani che, contrariamente alla piega constatabile diffusamente, scelgono di affezionarsi e di affascinarsi alla politica. In diversi sanno riconoscere in essa l’esercizio più alto della carità, secondo gli insegnamenti del Concilio, e sanno assumerne la valenza profetica e profondamente pedagogica. Proprio la vasta disaffezione e il più ampio disgusto intorno alle vicende che caratterizzano la nazione, paradossalmente possono incrementare e intensificare il desiderio e la volontà di “sacrificarsi”, nel vero senso del termine ossia di farsi sacri e di fare sacra l’azione di impegno al servizio della collettività e del territorio.

Appare sempre più urgente e necessario, dunque, promuovere e favorire percorsi di educazione alla politica, attraverso il moltiplicarsi di iniziative che permettano alla gente di scendere per strada, nelle piazze, reimpossessandosi materialmente dei propri spazi, non solo urbanistici, ma dialettici, culturali, ambientali, di tempo libero e di svago. Occorre incoraggiare la relazione e l’incontro, il dialogo e l’interazione, in una prospettiva ampia e libera di inclusione e non di esclusione, di integrazione e non di isolamento. Per questo le imminenti competizioni elettorali che vedranno coinvolti numerosi comuni italiani richiedono l’assunzione di un coraggio e di una speranza nuovi, soprattutto da parte dei giovani, in una crescente acquisizione di coscienza civica e dell’importanza del proprio protagonismo attivo, teso al cambiamento, volto al futuro.

un virgulto germoglier+† dalle sue radici

Quando un figlio allora decide di offrire la propria disponibilità per dare voce e respiro a questo anelito di santità quotidiana, praticabile anche e soprattutto mediante l’impegno in politica, un padre non può che percepire un mite orgoglio. Insieme a una malinconica, ma al tempo stesso confortante consapevolezza che qualcun altro, carne della tua carne e sangue del tuo sangue, sta ripercorrendo i tuoi passi e, di fatto, realizzando quanto hai lasciato di incompiuto. Buona politica, figlio mio. Buon cammino di santità!


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Ignazio Boi (Cagliari, 1961), sposato, tre figli, giornalista pubblicista, esperto di formazione e comunicazione, funzionario della Direzione Politiche Sociali dell’Assessorato della Sanità della Regione Sardegna. Si forma in ambiente cattolico, dalla parrocchia ai movimenti dei Gesuiti. Obiettore di coscienza, nel 1983 diviene Segretario Nazionale della Lega Missionaria Studenti, promuove l’educazione alla pace, alla mondialità e la cooperazione allo sviluppo, cura il mensile “Gentes” e collabora alla rivista delle Comunità di Vita Cristiana. Consigliere e Presidente di Circoscrizione del Centro Storico di Cagliari dal 1985 al 1995, favorisce la nascita in Sardegna dell’Ipsia, ONG delle Acli, del Forum del Terzo Settore e del Forum delle Associazioni Familiari. Dirigente delle Acli e di Gioventù Aclista, fonda il Centro Pace e Sviluppo e con l’ente Enaip Sardegna dal 1986 al 2007 dirige attività e progetti di formazione professionale per “fasce deboli”, coordina programmi formativi internazionali e scambi di allievi tra paesi europei. Dall’Area Formazione della ASL, nel 2009 è chiamato nello staff dell’Assessore del Lavoro, promuove le realtà dei sardi nel mondo, particolarmente in Australia e in Argentina. Nel 2000 è ordinato Diacono permanente, impegnato negli Uffici diocesani di Pastorale Sociale e Lavoro e delle Comunicazioni Sociali, animatore di incontri, catechesi e formazione in diversi ambiti ecclesiali.