“…anche se qualche volta lei si dimentica di noi, noi non dobbiamo mai dimenticarci di lei’’.
Dallo scorso anno, il concetto di felicità è stato paradossalmente accostato alle condizioni di miglioramento o peggioramento di un fenomeno che ha destabilizzato le vite della popolazione mondiale: la pandemia da Covid-19. Seppur spesso sottovalutata, la felicità, è un indicatore fondamentale che caratterizza il globo e chi lo abita. Ogni anno dal 2012, il Network per le soluzioni di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, redige il World Happiness Report, nonché un rapporto della felicità nel mondo che viene pubblicato nella Giornata Internazionale della Felicità, il 20 marzo. Nonostante si sia parlato di un incremento del malessere in relazione alla diffusione del virus e a tutte le conseguenze che esso ha portato, il World Happiness Report non ha riscontrato importanti modifiche a livello della classifica dei paesi più felici, fatta eccezione per un live aumento delle persone che hanno dichiarato di essere più preoccupate del solito. In questo modo, si è notato come gli abitanti della terra abbiano mostrato tenacia nell’affrontare la situazione, in modo da non ledere il proprio stato di felicità. Ciò che emerge è che gran parte dei paesi europei, detengono il più alto tasso di felicità rispetto al resto del globo. I primi dieci posti della lista sono occupati da: Finlandia, Danimarca, Svizzera, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Lussemburgo, Nuova Zelanda e Austria. Il primo posto è stabile da ben 4 anni. Gli Stati Uniti sono passati dal 13° al 14° posto nel giro di 5 anni. L’Italia, invece, negli ultimi 5 anni ha scalato la classifica posizionandosi al 25° posto, lasciando il proprio posto originario che corrispondeva al 50°.
Pare un bel salto di qualità, no? Questo ragionamento puramente statistico, però, presenta delle falle. La natura di queste imprecisioni deriva dal fatto che la felicità è un’emozione variabile, flessibile, che si manifesta in una serie infinita di forme, perciò non è mai uguale a sé stessa, dunque non si può calcolare matematicamente. Se dovessimo chiedere ad un campione di popolazione cos’è per loro la felicità, non otterremmo dei risultati estendibili al resto della nazione, proprio perché i concetti cambierebbero da persona a persona. Oggettivamente potremmo dire che la felicità è uno stato d’animo positivo, ma soggettivamente ci siamo mai chiesti cos’è per noi la felicità? Una promozione al lavoro, l’incontro con un amico, il perseguimento di un obbiettivo, festeggiare un compleanno in compagnia, vedere i propri figli crescere, il benessere fisico e molto altro ancora. Per l’ONU, la ricerca della felicità è un diritto umano e parlarne in un periodo come questo, si rende necessario per il mantenimento di quella forza che sin ora la popolazione globale ha dimostrato di avere.
La fiducia nel proprio paese è fondamentale, soprattutto quando ci si ritrova in una situazione di crisi. Ogni nazione, a suo modo, ha realizzato strategie anti Covid per il miglioramento delle condizioni di vita, basate sulla volontà di reagire, sulla fiducia nelle istituzioni pubbliche, che per la maggior parte hanno portato ai risultati sperati. Ma questo basterà per scansare un crollo emotivo imminente? Non tutti credono ancora nello slogan ‘’ce la faremo’’, eppure non si molla, si trova sempre un nuovo motivo per esser forti, un esempio è dato dal senso di unità nazionale dettato dalle competizioni internazionali di sport, musica, arte ed altro.
Nel 2014, il maestro Roberto Benigni, in uno spettacolo a sua conduzione parlò di quanto sia fondamentale la felicità, della natura e della ricerca di quest’ultima, ancora ignaro di quanto sarebbero rimaste attuali e si sarebbero rese utili le sue parole qualche anno dopo:
“L’hanno data a tutti noi, ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’anno data in regalo, in dote, ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto […] e molti di noi l’hanno nascosta così bene che non si ricordano dove l’hanno messa, ma ce l’abbiamo, ce l’avete. Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima, buttate tutto all’aria, i cassetti, i comodini che avete dentro, vedrete che esce fuori. Provate a voltarvi di scatto, magari la pigliate di sorpresa, ma è lì. Dobbiamo pensarci sempre alla felicità, ed anche se qualche volta lei si dimentica di noi, noi non dobbiamo mai dimenticarci di lei”.