Capire il “caso Napoli” per ritrovare partecipazione, democrazia, autonomia (e magari anche la Sinistra… )
Al di là del giudizio sui 5 anni di amministrazione, o sui toni assunti in campagna elettorale, è innegabile che Luigi De Magistris, 15 giorni fa, abbia fatto un miracolo. Si è presentato da solo contro tutti, governo e Premier compreso. 14 liste civiche a sostenerlo e nessun grande partito, ha preso il 42%. Ha staccato Lettieri, il secondo classificato, quasi di 20 punti, lasciando i 5 Stelle, fortissimi a Roma e a Torino, sotto il 10%.
Chi non vive a Napoli ancora non si spiega come abbia fatto, e forse anche chi ci vive. È un caso spiazzante quello di De Magistris, non solo per la mole di voti portata a casa. “Napoli bisognerà studiarla” afferma egli stesso. Le interviste, i discorsi, le dichiarazioni, sono un continuo saltellare fra piano locale, nazionale, internazionale.
Si capisce che la visione è ampia, il respiro lungo, anche se i connotati per molti restano incerti. I commentatori, nei riguardi di Napoli, hanno ripreso a parlare di “laboratorio”, “esperimento”, “incubatore”, come non si sentiva più dai tempi di Vendola in Puglia. La sua azione politica sembra orientata da 4 parole chiave. Vediamole.
Popolo. Alla base di tutto c’è il suo legame emotivo con le persone. È un rapporto non mediato da niente, quasi corporale. Il sindaco lo ha ricercato, lo difende e lo ostenta appena può. A giudicare dai risultati elettorali si direbbe che questa sia la sua vera forza. “Sono stato in strada, ho preso abbracci e applausi, critiche e contestazioni. A nessuno ho chiesto la tessera. Questo movimento popolare attraversa la città e quindi anche le nostre liste”, dice orgoglioso.
Anche per questo motivo i detrattori hanno gioco facile nell’accusarlo di populismo. Tuttavia se di populismo si vuol parlare, il suo ricorda quello di Laclau, più che quello snaturato delle destre a cui siamo abituati. La sua attitudine popolana, schietta, è tutta volta a supportare istanze progressiste nella lotta per l’egemonia, come del resto insegnava il filosofo argentino.
Autonomia. È il suo chiodo fisso. L’associazione da lui fondata, poi diventata lista civica, si chiama DeMa. Non sono le prime lettere di “De Magistris”, ma stanno per “Democrazia e Autonomia”. Per il Sindaco è una questione di autodeterminazione: Napoli non può essere una colonia del governo centrale. Oltre a Napoli, Milano, Roma e tutte le grandi aree urbane. L’idea è quella di lasciare alle città le entrate derivate da Irpef e tassa sugli immobili, delegando al governo giustizia, sicurezza e servizi legati ai diritti costituzionali.
A dicembre 2015, con l’associazione MO’-Unione Mediterranea, ha presentato l’articolato progetto per l’autonomia della sua città. Nessuna pulsione indipendentista: l’idea e che Napoli debba diventare un “potere forte” così da potersi contrapporre in maniera strenua al sistema. Il Sud è chiamato a cercare la sua via allo sviluppo partendo da spinte endogene. De Magistris ci prova in questo modo, resuscitando in nuove forme la tradizione meridionalista e strizzando l’occhio a temi cari al pensiero meridiano.
Sinistra. “Credo di essere il sindaco più di sinistra d’Italia” spiega in un’intervista, e verrebbe da credergli. Zero servizi privatizzati, rispettato il referendum sull’acqua pubblica, reso pubblico il sistema di nettezza urbana, internalizzato il patrimonio immobiliare, riconosciute le occupazioni abitative, caso Bagnoli chiuso senza nessun licenziamento, sono gli esempi più eclatanti. Senza contare la sensibilità dimostrata per questioni come quella palestinese o curda.
Tuttavia ciò che più di tutto lascia stupiti è il rapporto costruito con i numerosi spazi autogestiti e libertari della città. A rappresentare questa sintonia c’è la “delibera sull’asilo Filangeri”. Con questa l’amministrazione riconosce come interlocutore la comunità, se pur informale, che governa quello spazio. È uno strumento giuridico adattabile a tutte le esperienze di autogoverno in Italia. La direzione è quella di unire associazioni, movimenti e partiti che ci stanno, sulla base di una partecipazione assidua e politiche ben radicate nel territorio.
Mediterraneo. I modelli a cui De Magistris guarda, senza neanche farne mistero, sono Atene e soprattutto Barcellona. Napoli, Atene, Barcellona, le città che Cacciari felicemente definiva “arcipelago”, rappresentano l’essenza stessa del mare fra le terre. L’intenzione è quella di costruire un panorama europeo e mediterraneo di città ribelli.
Ribelli a cosa? In primis all’austerità, poi all’Europa per come è diventata, infine a un liberismo predatorio. “Napoli sarà la capofila delle città ribelli contro un sistema oppressivo soffocante”, spiega il Sindaco. “Qui a Napoli siamo già modello di un movimento di autogoverno, autogestione, autodeterminazione dal basso. Solo che fuori di qui non lo hanno capito”. “Venissero a vedere, venissero a visitare la città, a farsi contaminare da questa rivoluzione”. Sono tutti invitati.