Ma è davvero un esempio?

“Il lavoro rende nobili? Non so, può darsi”, cantava Daniele Silvestri nel 2011. Difficile esserne sicuri in Italia, in cui esigere una retribuzione è considerata una colpa, soprattutto se stiamo parlando di giovani la cui unica colpa è essere stati dotati di intelletto e non di manualità. Difficile affermare che il lavoro renda nobili, in un Paese in cui c’è ancora la tendenza a virare il consenso verso chi fa della gratuità della prestazione la chiave del proprio successo.

Non c’è nessuno scandalo nel fatto che Maria De Filippi presenti Sanremo a titolo gratuito. Si tratta di una manifestazione di grande prestigio nazionalpopolare e il palco dell’Ariston non ha mai avuto effetti negativi sui grandi personaggi che l’hanno calcato. È invece notevole il fatto che la presentatrice e il suo staff abbiano puntato su una scelta intelligente, che al cento per cento avrebbe scatenato l’amore incondizionato dell’opinione pubblica. Si sa, in politica come nello spettacolo, i migliori investimenti sono sul consenso immediato, e quello non si ottiene educando il popolo, bensì semplicemente assecondandolo.

Nel tempo in cui si assiste ad una trasformazione sempre più grande del popolo in giuria online del quotidiano, lo stesso tempo in cui il buon politico è quello che si taglia lo stipendio, ecco l’esplosione della gratitudine infinita nei confronti della nuova signora della tv, che ha a cuore il bene dei fan e non il suo tornaconto.

Ad opporsi a questo immenso flusso di opinioni l’attore Luca Ward su Facebook, che ha scritto: «I giovani non hanno bisogno di prendere come esempio il messaggio “lavorare gratis è bello” per qualcuno che in TV può permetterselo. Sono la generazione del “lavorare e venire pagati sarebbe bello”». Sembra che le stesse persone che faticano ad arrivare a fine mese perché sottopagate o totalmente non pagate, siano consolate dal fatto che politici e personaggi dello spettacolo lavorino gratis, come loro: la frustrazione si riduce se collettiva, meglio se online. Se Maria De Filippi lavora gratis, non sono l’ultimo sfigato a farlo. Peccato ci siano delle lievi differenze tra i due casi. E intanto l’audience del programma cresce, le tradizionali pubblicità stanno lasciando il posto alle pubblicità involontarie sui social network, fatte gratuitamente (ovvio) dagli utenti. E no, questo lavoro non nobilita.

Le maggiori polemiche degli scorsi anni sono state proprio quelle sui compensi stellari a conduttori e ospiti; si pensi ai 550 mila euro percepiti da Carlo Conti per la scorsa edizione, per i quali la rete si scatenò negativamente. Il punto però è sempre lo stesso, non è la rete a doversi occupare dei cachet e dell’organizzazione online del Festival. Stiamo parlando di televisione, che è ben diversa da Facebook. Pasolini sosteneva che in tv si instaurasse un rapporto “da inferiore a superiore, spaventosamente antidemocratico”. Dunque sediamoci sul nostro divano e godiamoci semplicemente lo spettacolo, che domani si torna a lavoro… per chi lo vuole e per chi ce l’ha.