
Breve storia di una rinascita
Non ringhia, non ulula, non abbaia, non guaisce, non grugnisce, non geme, non scodinzola, non manifesta segnali corporei di tensione, non si avvicina per annusarti, leccarti, fare salti di accoglienza. Quando i vostri sguardi si incrociano, abbassa gli occhi, si gira sui suoi lunghi trampoli e zampettando, mestamente si allontana.
Si tiene a debita distanza, al riparo delle gambe del tavolo e delle sedie, poi si nasconde dietro una cassapanca, dove si sente più al sicuro. Sbircia per scrutare i tuoi movimenti. Non si fida. A nulla valgono i tuoi carezzevoli richiami. Non si fa avanti neanche quando le allunghi delle crocchette di cui è ghiotta.
Ha paura. È terrorizzata. Tanto. Il suo precedente padrone, un manesco cacciatore, la teneva chiusa in una stia per polli, per abituarla a correre velocemente, una volta liberata. Per giunta, il bruto la picchiava di santa ragione. Frequentemente. La torturava, se non era all’altezza delle sue aspettative. Quando, poi, era ubriaco, la dose di legnate era ancora più generosa.
Fuggì, un giorno, tanta era la disperazione, dopo aver divelto con i denti la sottile grata di metallo. Girovagò per lungo e largo, di notte e di giorno, senza sosta, tenendosi lontana dagli umani. Si nutriva rovistando tra mucchi di spazzatura, che non mancano mai alle periferie delle città. Nell’attraversare una strada, abbagliata dai fari, fu investita da un veicolo che sopraggiungeva. Nessun soccorso intervenne in suo aiuto.
Fu trovata, dopo alcune ore, agonizzante sul bordo della cunetta da una donna incinta, che la soccorse. Ansimava. Tremava. Spasmodicamente. Languiva. Ematomi tappezzavano il suo corpo. Cicatrici ne disegnavano arabeschi. Un rivoletto di sangue, sgorgante da una zampa disastrata, aveva formato una melmosa pozza, rosseggiante.
Si accartocciò ulteriormente la cagnetta, quando la figura umana le si avvicinò. Temette nuove legnate, ma ben presto dovette ricredersi. Non tutti gli umani sono uguali, intuì. La sua testolina pervenne alla convinzione che esistono anche persone animate da abnegazione per i loro simili, gli animali e le piante.
Allora, lo sgomento e la meraviglia si fecero strada in lei. Wao! Carezze delicate scivolarono sul suo arruffato mantello. A lei non sembrava vero, non aveva mai provato esperienze lusinghiere. Calde, affettuose. Si fidò. Era infestata dalla rogna. Soffriva terribilmente per il prurito. Si contorceva spasmodicamente.
Venne premurosamente raccolta. Di corsa, la pietosa soccorritrice, gestante di un cucciolo umano, la portò dal suo veterinario, Fabio Dall’Osso che ha ridato splendore, come volontario, assieme ai collaboratori, al Parco “Bucci” di Faenza, popolato di piante ed animali, una perla verde, meritevole di visita almeno una volta nella vita. La cura fu lunga e meticolosa. Occorsero anche cicli di terapia antibiotica. Si fece curare. Guarì. Riprese a vivere.
La giovane donna la tenne con sé in famiglia con altre bestie a cui badare. Quando la sua casa venne allietata dai vagiti della figlioletta, dovette privarsene a malincuore. Non abbandonò nella strada la trovatella, ma l’affidò fiduciosamente a Francesco, un suo amico, un giovane avvocato di Riva del Garda, grande ornitologo, che offre gratuitamente le competenze della sua professionalità ad associazioni animaliste.
Il professionista l’accolse amorevolmente e la tenne tra gatti e cani, di cui si prendeva cura, animali segnati dalle più svariate disabilità fisiche: storpi, ciechi sordi, zoppi, deformi. Neanche un barboncino da salotto faceva parte della variegata compagnia, grande attenzione da parte sua per gli ultimi del mondo animale.
Al compleanno di Anna, sua nipotina di dieci anni, figlia di sua sorella che abita a Rovereto, le regalò la cagna, assieme al libro “Come parla il tuo cane e come tu puoi parlare con lui” di Simone Dalla Valle, convinto che bisogna documentarsi per allevare gli animali, come è necessario essere informati, quando si allevano e si educano dei bambini. “Grazie, zio, non potevi farmi un regalo più bello” fu il commento della ragazzina, gettandosi tra le sue braccia.
Ora il segugio possiede una cuccia sul ballatoio della casa, dove trascorre molte ore in attesa che Anna ritorni dalla scuola. Quando fa i compiti, accucciandosi ai suoi piedi, estasiata si gode la sua padroncina. Vive dignitosamente con lei e mamma Angela, che se ne prendono cura amorevolmente. La portano a passeggio, la lasciano scorrazzare nelle ampie distese di erba verdeggiante del Trentino. Giocano a rincorrersi.
Madre e figlia stanno lavorando alacremente per farle capire che non deve fare la cacca e la pipì in casa. Loro sono convinte che alla fine ce la faranno. È intelligente e comprensiva, la nuova arrivata. Capirà che altre sono le regole ed i costumi degli uomini. E per convivere, bisogna venirsi incontro, senza che nessuno rinunci alla propria specificità.
Col tempo, poi, guariranno le ferite interiori, e Bella, così è stata battezzata, ritornerà a vivere, rendendosi che nel mondo ci sono tantissime meravigliose persone che si prendono cura degli animali, di quelli che hanno bisogno di assistenza. Insieme ad altre che li ospitano come soprammobili o per diradare la solitudine che spadroneggia sovrana nel mondo d’oggi.