di Valentina Mira, candidato al Premio Strega 2024

Leggere un libro su cui una parte della Politica italiana ha gettato fango, che è costato alla sua autrice delle minacce, è un dovere civico oltre che letterario.

Sento a priori la necessità di gettare nel vuoto, è un vuoto, della cultura nostrana un appello: leggete, fatevi un regalo e semmai ne avete ancora motivo criticate.

Non esiste orrore più grande dell’ignoranza, di chi ignora le ragioni e le prove che conducono alla verità; non esistono mostri più pericolosi di coloro che, non confutando gli indizi e le supposizioni, confermano le maldicenze e il sentito dire,senza avere pietà del male che un essere umano può fare a un altro essere umano.

Non proveremo a dimostrare l’esistenza di un dio, ma di una coscienza comune sì. E falliremo perché la sopravvivenza ha sostituito la coscienza. Mentire, occultare, premeditare, ferire, uccidere. Una storia italiana e di ogni civiltà. Persino i civili greci processarono e condannarono a morte Socrate.

Non abbiamo altri strumenti che la convivenza e l’esperienza per comprendere che ogni uomo è malato, incurabile e solo nella tempesta delle proprie fragilità: lo è ritenersi fascisti come comunisti visto che entrambe le ideologie, dittature, hanno seminato morte ovunque, milione di persone meno o più.

E nessuno, felice nella solita monotonia di una vita uguale ogni giorno, sfida il destino prendendo la barchetta che è per raggiungere un altro simile, sperduto nell’isola di sé.

Henri-Frédéric Amiel ha scritto delle bellissime parole che non possono pretendere di cambiare la natura del primo vero animale pericoloso al mondo che siamo tutti quanti noi, ma ci ricordano la meraviglia che più ci appartiene: 22 aprile 1885. … Ho percorso l’universo dal più profondo dell’empireo fino ai moti peristaltici degli atomi nella cellula elementare, mi sono dilatato nell’infinito, affrancato in spirito dal tempo e dallo spazio, riconducendo la creazione senza limiti al punto senza dimensione e vedendo nel punto la moltitudine di soli, Via Lattea, stelle e nebulose. … E da tutte le parti misteri, meraviglie, prodigi si estendevano senza limite, senza numero e senza fondo. Ho sentito vivere in me quel pensiero insondabile, ho toccato, ho provato, assaporato, abbracciato il mio nulla e la mia immensità […].

È una storia, quella di Mario Scrocca e di sua moglie Rossella, che non lascia umanamente indifferenti, sembra di averla già letta nella sua tragicità perché ogni Democrazia purtroppo ha la sua parte di ombra che affligge la luce. È incastrata tra la voglia di cambiamento sociale e le prime stragi rosse e nere, dolose di immaturità ideologica e politica, avvenute tra il 1970 e il 1980. E le morti in carcere, senza tempo, senza spiegazioni, di persone colpevoli di essere scambiate per altri da testimoni improbabili o di essersi trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato. Si cita tra le vittime ammazzate dalle forze dell’ordine, i cosiddetti omicidi di Stato, l’anarchico Giuseppe Pinelli: dimenticando un’altra vittima innocente del terrorismo rosso che è il Commissario di Polizia Luigi Calabresi accusato ingiustamente da facinorosi e da certa opinione pubblica di essere tra gli esecutori materiali (Pinelli nella versione ufficiale cadde, si mormorava tuttavia che fu spinto, dalla finestra di una stanza durante un interrogatorio di Polizia). Calabresi non era presente nella stanza al momento dei fatti.

È avallata da riprese video la partecipazione di una esponente dell’attuale Governo, ricopre una carica costituzionalmente riconosciuta, a una manifestazione di esponenti nostalgici del fascismo.

Cos’altro occorre a un essere umano intelligente per esercitare il proprio sdegno? Forse è necessario inserire tra i limiti dell’uomo moderno e virtuale non tanto l’assenza di emotività, quanto l’incapacità di gestirla: quest’uomo, una parte di noi, deve scegliere, informaticamente, solo tra zero e uno, tra presenza e assenza. Nulla gli è più chiesto perché ottenga dagli altri una identità.

Ora, sul valore letterario del libro “Dalla stessa parte mi troverai” bastano poche righe. È un libricino che ha il solo valore di un personaggio reale, conosciuto personalmente dall’autrice, che è Rossella moglie del defunto Mario Scrocca. È un libro che sottrae emotivamente quando cerca una redenzione personale da un vissuto amoroso con un così definito “fascista”. È un libro che fa un uso scorretto e immaturo del termine “fascismo” perché lo associa incondizionatamente alla maggior parte dei misfatti criminali di un’epoca italiana quasi recente. È un libro che insinua pericolosamente il dubbio che lo Stato e i suoi rappresentanti puniscano alla cieca i diversamente pensanti e facenti.

È un libro che tinge di “rosa” una storia tragica di cronaca quando la mescola ai dolori privati: gli si deve addebitare l’ingenuità di trasformare un’opera letteraria in una seduta collettiva di psicanalisi per liberarsi dai propri demoni cattivi e pentimenti.

Vi è nell’insieme stile e talento e coraggio, indubbiamente.

È tra i finalisti di un premio che è specchio di un Paese in cui il popolo è il comitato d’affari improvvisato e incosciente della politica.


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